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storiella di una bella donna ma con il torrone nelle mutande

Tanti che quando gli dici di cose della corsa e che bisogna un po’ di fare, di impegnarsi a fare, ebbene, tanti che ti rispondono: ma t’à ghet mia de nà a le olimpiadi, somèa che tà ghe de nà a le olimpiadi. (ma guarda che non devi mica andare alle olimpiadi. Sembra quasi che fai le cose come se tu dovessi andare alle olimpiadi) Prima cosa, e bisogna che ce lo diciamo, certe cose dobbiamo dircele, non ci si può nascondere dietro a un dito. Prima di tutto, per partecipare alle Olimpiadi bisogna essere dei Top Player della specialità, esatto, gli elite e non i tapascioni (le Olimpiadi sono tutto meno che il partecipare. E per far vincere qualcuno squalificano qualcun altro? A volte è capitato. Jim Thorpe, il nome non vi dice niente? ma non è l’unico, e anche di italiani che sono stati fatti fuori così, e anche in altri modi. Non vi dice niente la finale di Basket Monaco’72?) esatto, le Olimpiadi sono lo sport quello più elitario dove si deve cercare di vincere, far di tutto per vincere, costi quel che costi, e magari vincere anche barando. E i dubbi su tanti atleti anche se mai beccati, i dubbi rimangono. L’importante è partecipare? ma quando mai. Lo sport non ha mai avuto una verginità, lo sport non sa dove sta di casa la verginità, lo sport smuove tanti e tanti interessi, e questo basta per farlo anche sporcare. (e a alto livello, più tante palanche circolano più lo sport si sporca) L’importante partecipare? Ma quando mai, è solo che una favola, un falso buonismo per celare ben altro. La competizione, la sana competizione, quella si che è quella che nobilita lo sport, non sta a alto livello. A alto livello, come le Olimpiadi, ci stanno solo che gli interessi e il distribuire contentini di geopolitica per accontentare un po’ questo un po’ quello. A alto livello è lo sport che lo rende grande agli occhi della gente, quello si, perchè la gente non glie ne può fregar di meno se ci sta sporcizia o no. (vedi di come trattano l’ambiente) Allo sport, se vuoi farlo e di rispettarlo, ci si deve avvicinare con atteggiamento, quasi come di pratica religiosa, e questo per rispetto, e se si vuol ottenere un qualche, seppur minimo, risultato. Altro paio di maniche se non ti interessa, però allora non è più e nemmeno fare sport. Se non ci si impegna diventa solo che pratica relegata a passatempo. Esatto, vai alla NYCM e solo per passatempo, ehm, scusa, perché è moda, per dire io ci sono stato, e fai vedere che nella classifica c’è il tuo nome. (come quello che prende in mano la chitarra, non conosce le note, è un tapascione di suonarla, e però? esatto, vuol subito imparare il riff di smoke on the water, esatto, perchè di moda, come stessa cosa del sottoscritto. I musicisti sono altra cosa come altra cosa sono i runners) Tipo, e spero che non me ne voglia, tal tipo di ..lfetta, che ho visto in fotografia in abbigliamento classico del tapascione. Non vi dico chi con la giacca della tutta legata in vita, esatto, il classico modo di partecipare a una scampagnata, ma lì è la bella bionda, non è la gara di oratorio. Lì è la maratona torneo di Wimbledon della maratona. Dove non puoi presentarti in campo vestito come ti pare e piace, li se non indossi il bianco, non ti fanno mettere piede in campo. Altra cosa vedere le qualche migliaia di runners li davanti in canotta e pantaloncini da gara, che anche da lontano riconosci che sono dei runners. La gara è la gara, rispettiamola. Scusate, la NYCM, che è diventata la messa solenne di tutte le gare di maratona e, che sarebbe come il prete che celebra la messa santissima in abbigliamento fantozziano? Il rispetto che merita tal nobile e blasonata gara? esatto, il rispetto dove lo mettiamo? Li a quella gara, hai speso migliaia di euro, di dollari, tra viaggio e iscrizione e non hai speso cento euro in più di andare a comperarti abbigliamento adatto a tal santissima messa, un abbigliamento diverso dal tapascione. Che vai in brache corte alla fantozzi (che fare un tempo alla fantozzi è ancora peggio. Però quello di ..lfetta è andato anche bene, abbondantemente sotto le quattro ore, esatto, un abbigliamento stile fantozziano ma tempo finale da runner) ad un incontro con la bella bionda che ti sta aspettando al di là del oceano atlantico? Carissimi, lo sport è lo sport, e questo in tutti i campi, in tutti i campi meno che nella corsa a piedi? dove campioni e tapascioni si mischiano assieme? Cioè, fammi capire, è una corsa podistica? E quanto è lunga? Si, 42km, e c’è chi la chiude anche in sette/otto/nove ore? Ah, ho capito, hanno pagato anche loro le centinaia di dollari del pettorale, hanno tutti i diritti. Avranno, per gli organizzatori, (visto quello che pagano) tutti i diritti, ma questo non è correre, così, con quei tempi, è camminare. Ma niente questo, è anche creare disagio, tanto disagio e tanto lavoro ai volontari, che li costringi a stare una intera giornata al tuo servizio. (però dici: ho pagato) Visto che ho parlato di camminare, come è una delle regole della marcia? Esatto, che uno dei due piedi deve sempre stare a contatto col terreno, altrimenti vieni squalificato. Scusa, è difficile trasportare anche nel running un minimo di regola basilare che giustifichi una blanda parvenza di sport che ha a che fare con la corsa a piedi? Nel senso che, non è che non ti faccio iscrivere e non gareggiare perché sei un tapascione, ma se mi arrivi al traguardo dopo tempo max. in ordine di arrivo, esatto, non ti metto il tempo finale. Ti metto nella classifica con, esatto, arrivato fuori tempo max. e in ordine alfabetico. Vuoi scommettere che tutti che amano la corsa, a parole, ma regola così, l’anno dopo fai dieci volte meno di numero totale di iscrizioni. Perché? esatto, quasi l’intera totalità dei partecipanti vogliono solo che farsi vedere in classifica, non è la gara che gli piace, (che è la gara che ci sta più disagio di tutte quelle al mondo. Sveglia alle 4 del mattino, stare due ore fermi in piedi in griglia di partenza e con la bottiglietta di palstica in mano dove far fare l’acqua al pesce. Prova solo far aspettare cinque minuti in più alla partenza di una gara paesana, lo sai il malcontento dei runners, esatto, che la maggior parte di loro, ci sono stati dalla bella bionda, è là hanno aspettano due ore in piedi lì alla partenza nei pressi del ponte, con la bottiglietta di plastica vuota, però, guarda te, là dalla loro bocca nemmeno un biff) è il farsi vedere che sono in classifica, che ci sono stati a New York. Esatto, cosa che nient’altro meglio di questa maratona certifica che sei un vero runner. esatto, perché nell’immaginario collettivo di tutti i runners, un vero runner deve averla fatta almeno una volta nella vita. Potenza della pubblicità. Poi, se la vogliamo dirla tutta, in Italia, la miglior pubblicità alla bella bionda sono state le tre vittorie a fila in tre anni dei runners italiani, due di Pizzolato ‘84/’85 e Poli ‘86 (capisco, che bello partecipare, ma, a correre? o iscriversi e solo per avere in mano un attestato di partecipazione? E di italiani ogni anno se ne iscrivono a migliaia e la maggior parte terminano dopo quattro ore. Esatto, ci impiegano il doppio e il triplo di tempo del primo che ha tagliato il traguardo, chi se ne frega, l’importante è l’attestato partecipazione. Alla faccia dello sport. Ma come mai il ciclismo ci sta tempo max? boh) No, non ci siamo, sono stato sorpassato dai tempi, questa non è più la corsa a piedi che ho amato sin da bambino, il Bikila, quello delle figurine Panini del album delle Olimpiadi. Adesso la corsa a piedi è diventata una attraente transessuale, un uomo travestito da bella donna. Non è più la bella donna che mi ostinavo ancora a credere fino a qualche tempo fa. La bella donna della corsa a piedi, causa di sempre più partecipanti in gara, ma che poco e nulla hanno a che fare con lo sport, la corsa a piedi è diventata bella donna ma che però nelle mutande ha qualcosa di grosso e duro. Che poi è anche vero che adesso è moda anche di andare a fare la schiuma da quel tipo di donna, e oramai più nessuno ci fa caso. Ma dimmi, tu come faranno ancora a nascere le leggende della gara campestre tipo la Wimbledon Common? La leggenda della Wimbledon Common è nata in Inghilterra. Se lo sport antico è di matrice della Grecia, lo sport moderno ha matrice de l’Inghilterra. Un ricco proprietario terriero vuole bonificare le sue terre e iniziare a costruire case e fabbricati e capannoni e fabbriche, esatto, industrializzare quella terra. La gente dei comuni dove si trovava la terra in questione, si sono fatti sentire, sono andati in Parlamento e hanno bloccato la cosa. Storiella di centocinquant’anni fa o giù di lì. I comuni sui quali ci stavano le proprietà del tale, hanno fatto colletta e hanno acquistato dal tale l’intera zona, l’intera parte di quel territorio boschivo. Capita che, a quei tempi, della nascita della civiltà industriale, gli inglesi amavano anche svagarsi e giocare. Un bel giorno, il 7 dicembre del 1867, nasceva la prima corsa campestre e organizzata proprio su quei campi. Esatto la Wimbledon Common Cross Country, e campo gara proprio quella terra e volutamente tenuta incolta, allo stato naturale. Esatto, già centocinquant’anni fa una decisa presa ambientalista degli abitanti di quei comuni. (poi dieci anni dopo, 9 luglio 1877 si è svolto su quei campi la prima edizione del torneo di tennis, il più famoso al mondo, la bella bionda del tennis. Esatto, il torneo di tennis su l’erba di Wimbledon) Come è notorio, lo sport principale dei nobili inglesi era la caccia alla volpe. Ecco che, per scimmiottare la caccia alla volpe, era stata organizzata una prima edizione di corsa nei campi, esatto, lo spermatozoo che ha fecondato e poi, da qui, sono nate le gare del cross country. In pratica, in mezzo a quelle collinette, in quei boschi e in quei campi, con tanto di bel ruscello, cosa avevano inventato per giocare? avevano scimmiottato la caccia alla volpe. Due sportivi, partivano prima e ognuno percorso diverso, e con sulle spalle un sacco di carta sminuzzata, e poi, con la carta che lasciavano cadere sul terreno lasciavano i segni del loro scappare. In pratica, i due erano “le volpi”. Gli altri partiti quasi due ore dopo, erano i “cacciatori”, vinceva chi arrivava per primo a acchiappare una delle due volpi. Si conoscevano tutti, sapevano chi era più atleta e chi no, difatti, facevano partire per prima quelli che loro gli dicevano la categoria degli “imbranati” che però, prima ancora partiva la categoria dei “molto imbranati” (non è del sottoscritto è di pag.85) e per ultimi gli sportivi. (esatto, una mesciànzina, qualsiasi poteva partecipare al gioco. Poi, la cosa era talmente diventata pratica bella, che avevano iniziato le sfide e da qui a organizzare il primo Cross Contry è venuta cosa naturale. E man mano diventata cosa sempre più sentita e che al via runners sempre più d’elite, e i tapascioni hanno dovuto lasciare) Vinceva chi per primo riusciva a beccare la volpe. Le volpi avevano libertà di scelta nello scegliere il percorso, e come logico, sceglievano i sentieri più brutti e difficili, e ognuna delle due volpi faceva cosa diversa, e con gli attraversamenti del ruscello, o tra pietre o posti impervi. Ci stavano anche dei mulini lungo il corso del ruscello verso il fiume. La leggenda racconta di partecipanti che arrivavano sanguinanti a causa dei passaggi tra le sterpaglie e i boschetti di rovi. (lo sport non è cosa da donnicciuole? Mai sentito questa frase dai campioni del passato?) Si racconta di gente che arrivava al punto d’arrivo dove ci stava la volpe a notte inoltrata e malconci. Però, anche se gara dura e tremenda, mai nessuno è stato portato a l’ospedale. Qui a questa gara blasonata gara hanno vinto tra i più famosi runners della storia, da Bannister a Chataway, a Zatopek e i runners più famosi che hanno caratterizzato il loro periodo. Chi racconta la storia è un runner americano di buona caratura di categoria, dice: questa gara di cross country in Inghilterra è molto sentita, tanti che vogliono non solo partecipare, ma tutti vogliono ben figurare, è motivo di orgoglio. Dice che, inavvertitamente, verso l’arrivo aveva urtato con le chiodate un altro al suo fianco, poco dopo ci stava l’arrivo e c’aveva dato dentro e a fianco sempre quell’altro, alla fine, a pochi metri da l’arrivo, dice: sono piombato come un falco sul traguardo e l’ho battuto. Mi son girato per dargli la mano e questo mi ha guardato in cagnesco e arrabbiato in tono che non lasciava immaginazione: se non mi facevi lo sgambetto col ..zzo che saresti arrivato prima di me. Chi racconta la storia dice: quindici giorni prima, in america (perché chi racconta la storia è un runner americano) a una gara con dodicimila partecipanti ho fatto il primo di categoria, a questa gara, con poco più di cento in gara (ci stava partenza separata a categorie raggruppate, e chi racconta, a l’epoca, era un M55) ho fatto solo settimo di categoria, questo la dice lunga su come ci tengono gli inglesi a far bene a questa gara, che per loro vale molto. Carissimi, questo si chiama nobilitare il running, altro che i tapascioni. (noi tapascioni portiano allegria, colore e simpatia, e meno male che ci siamo, però, correre a piedi, è ben oltre a questo aspetto solo che ludico che caratterizza noi tapascioni) Certe cose dobbiamo anche dircele, la più brutta cosa al mondo è il falso buonismo e quando invece è fuori posto, è la falsa tolleranza e quando invece è fuori posto. Dice, sempre l’americano a raccontare, dice: correre in quel cross dove grandi campioni hanno dato lustro a questa gara, è stata una delle più belle sensazioni che ho avuto tra tutte le gare disputate in carriera. Avevo in gara, negli occhi, avevo come una visione, in passerella mi passavano davanti agli occhi tutti i campioni che hanno fatto grande il running. Un running di qualità e non di quantità. Quello di ..lfetta, che magari ha fatto, e sicuramente, anche tanto per il running, ma solo che in quantità, e purtroppo, solo che quantità molto scadente è questo è il risultato di quello che è diventato il correre a piedi in Italia. Rispettiamo lo sport della corsa a piedi, ridiamo ancora la dovuta dignità che merita allo sport del correre a piedi. Alla prossima (mauro)

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