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Riuscire a scoprire dentro di noi dove sta nascosta la levetta che aziona il nostro pilota automatico…

vuol dire diventar capaci di innestare il correre col pilota automatico, esatto, un correre più veloci e in leggerezza e che fa risparmiare energia e non fa sentire fatica. Questo si è un bel vantaggio

Detto che, la corsa a piedi è nel dna del homo sapiens e della donna sapiens, come tutte le cose, anche la corsa a piedi ci sta modo di diventare più bravi, e ogni giorno che passa, il giorno dopo si diventa sempre più bravi, (fino a un certo punto) esatto, regalo che ci fa il famoso allenamento quotidiano. Purtroppo fa male leggere in un libro cose che poi vanno a alimentare tal leggenda e senza logica, tipo la storiella della maratona? Che ai tempi non è mai esistito tal nome, erano emerodromi e dopo pedestriam e dopo maratoniani, e da D’Annunzio battezzati maratoneti. In disaccordo con l’autore, per il sottoscritto, la mente che vuol correre non esiste, il correre è solo e unicamente azione forzata della mente e per raggiungere un qualcos’altro, (risparmio la lista e l’elenco delle motivazioni che ci stanno perché una persona si mette a far fatica a correre a piedi. Perché l’organismo è furbo, meno fatica e più è contento, e i segnali a l’organismo chi è che gli li invia? Esatto, glie li invia la testa) fosse anche solo per raggiungere il piacere che genera il correre a piedi, esatto, le famose endorfine che gratificano la mente. Esatto, che sono quasi dello stesso tipo di quelle generate da quella piacevole e goduriosa attività che spesso è praticata sotto le lenzuola e in compagnia di un partner o di una partner, e adesso anche da aggeggi vari e di plastica e silicone e generanti stimolanti vibrazioni goduriose, ma anche grandi belle bambole che hanno il loro buchino da infilarci il biscottino e che ti parlano e ti dicono che sei un bel maschio. Almeno quella che ha a casa il sottoscritto ha queste caratteristiche. esatto, è di marca japan, che sono quelli che lo fanno meno volte, ma sono quelli che hanno più aggeggi erotici di tutti. Esatto, siamo andati avanti, molto avanti, non è più solo alla pecorina come millenni e millenni fa. (sapete che, il sottoscritto, a un certo punto della sua esistenza, ha pensato di essere una lesbica, esatto, al sottoscritto gli piacevano le donne, forse troppo, una malattia? gli piacevano tanto, però, come tal allenatore della specialità della marcia, mai trovava di penetrare. E adesso? beh, adesso è facile di indovinare, esatto, adesso la malattia è diventata il correre, ma nel bosco) Correre, come contrariamente a quello che pensa l’autore, per il sottoscritto non è cosa naturale, diventa magari naturale correre qualche decina di metri, per gioco, correre per più tempo e per più lunga distanza, la nostra mente deve imporcelo, (deve comandarlo a l’organismo e ai muscoli) e riesce a imporcelo solo se ci sta un motivo, un raggiungere un qualcosa, (e anche la fuga da pericolosa situazione) fosse anche il correre dalla paura e per scappare dal pericolo e per raggiungere la salvezza. Carissimi, quasi sempre si corre più forte per la paura che per il piacere. (taluni bastardi ammaestratori di quattrozampe, che non so se per le palanche o per il sadico piacere di vedere il quattrozampe soffrire, usando il metodo della paura, in un paio di giorni fanno imparare ai quattrozampe più tante cose, di altri che ci mettono 1 anno. Esatto, con la paura, con un collare che invia la scossa che fa male al quattrozampe, che ne è terrorizzato, eccome che fa presto il quattrozampe a fare e non fare le cose che poi tal bastardo istruttore gli ordina. Mentre quello che gli da il contentino, la caramellina, per fargli imparare, e imparare meno cose, ci impiega anche più di 1 anno. Siete a conoscenza della storiella de: Il Bambino Maratoneta? Meditate) Poi, ci stanno quelli che, per salvare gli altri, (salvare altri che incoscienti, no incoscienti, solo che stupidi. Ecco il motivo che bisogna introdurre e sempre la responsabilità personale e specie nelle corse a piedi sia agonistiche che non competitive. Un organizzatore non può stare nella testa di uno che va a cercarsi di proposito il guaio e l’infortunio e per intascare un po’ di palanche. Anzi, di più, chi incorre in un infortunio grave, dovrebbe essere assicurato, e pagare i danni a l’organizzatore, per via dei danni morali che gli causa, preoccupazioni e incubi che non lo fanno dormire di notte il poveretto organizzatore e senza colpe, e per colpa di un incosciente che si è iscritto alla gara. Che poi fammi capire, il mio quattrozampe, il mio Peter, se causa incidente, il responsabile è il sottoscritto. Stessa cosa e ancor di più deve valere quando sono i figli e le figlie a causare guaio e incidente, esatto, i genitori a pagare. E pagare come? e anche mangiando fuori la casa? Meditate figli e figlie il dolore che date ai vostri genitori se agite da incoscienti e da stupidi o da bulli. In un colpo avete mangiato fuori la casa ai vostri genitori e perso la vostra cospicua eredità. Spero che qualche adolescente legga la sbrodolata) corrono proprio incontro al pericolo, e spesso, riescono anche salvarli gli altri, e loro? esatto, magari non ce l’hanno fatta. (e alla loro famiglia di questi angeli che gli salvano la vita a gli incoscienti e agli stupidi, nessuno ci pensa?) Onore a questo tipo di persone, che non ci pensano un secondo di trovare la forza e il coraggio di soccorrere in aiuto al prossimo, e senza farsi domande di: è giusto o non giusto. Sono convinto che, queste persone sicuro saranno ricompensate, ma non dagli homo e dalle donne sapiens. Onore a chi si butta e non esita un attimo se c’è da aiutare il prossimo, non ai maratoneti, che è solo attività per trovare gratificazione personale, a capirla. Ecco, c’è un qualcosa che comanda la mente? E se c’è, che cosa è? Ecco che allora, visto che la corsa deve essere comandata dalla mente, chi è che comanda la mente? per il sottoscritto, quello che comanda la mente, è quello che il sottoscritto chiama spirito, l’anima. (è lo spirito, è l’anima che ti fa andare incontro al pericolo per salvare uno sconosciuto, uno qualsiasi o un amico o un famigliare. Poi è anche vero che la mente, spesso e volentieri, diventa cosa rigida, e diventa talmente resistente di riuscire a non ascoltare quello che gli dice di fare lo spirito, e va come un Lucignolo solo a fare quello che più gli piace e di trovare di sudare sempre meno e anche approfittando del prossimo) Altrimenti non si capisce come taluno riesca a andare “in trance” e taluno no. Riuscire a condizionare la mente, vedi anche training autogeno e meditazione trascendentale, non è da tutti, questo è a conferma che non è cosa naturale, ma cosa che prima ci deve stare lo spirito che ci guida e di farci imparare. Il vantaggio di chi riesce a isolare, a secondo come serve al momento, talune parti della mente, questo è sotto gli occhi di tutti. Esatto, se si riesce a isolare la mente dal sentire la fatica e il dolore e anche mentre si corre, logico che è di vantaggio. Esser capaci di correre in trance è di gran vantaggio (conoscete la leggenda di taluni monaci che fanno km di scalini e che passano fuori di corsa i turisti e senza sbuffare, e che la leggenda dice di non disturbare, che sono in trance, e che se li si sveglia da tal stato mentale poi sentono tutta la fatica. Per il sottoscritto, quella dei monaci, solo che leggenda. Però, nella storiella, per il sottoscritto qualcosa di vero c’è. Sono sul percorso di una gara del Torneo Podistico, sono a una deviazione e per vedere la situazione mi ero nascosto dietro al boschetto. Tanti che son partiti prima a passo moderato, nessun problema, tanto di farina bianca e tanto di fettuccia di nastro a segnalare, non hanno sbagliato. Sta arrivando il primo, che fa? esatto, prende direzione sbagliata, lo richiamo, ebbene, sapete che faceva fatica a sentire la mia voce, esatto, sembrava proprio che stava correndo in trance. Questo che dico che qualcosa di vero c’è e che se si è capaci di correre in trance c’è è un gran bel vantaggio, esatto, quello di non sentir fatica, salvo poi fare percorso giusto. Per il sottoscritto, quando quelli davanti sbagliano a qualche deviazione, esatto, non è unicamente a causa ipossia, che il sangue va ai muscoli delle gambe e solo quello vitale al cervello, e diventa difficoltoso concentrarsi. Per il sottoscritto, molto probabile che il runner che ho visto, questa cosa del correre col inserito il pilota automatico, in trance, è un runner anche molto bravo a comandare qualche parte della sua mente, quella che isola e per non sentir fatica e dolore, isola la mente che frena. Non può essere solo un caso che questa cosa l’ho notata spesso nei runners di grande caratura) L’autore dice che, cosa cosi è dovuta a l’autoipnosi, che non è una cosa legata a fenomeno da baraccone, ma è una peculiarità che ogni individuo è corredato e fin da la nascita. Chi è in grado automaticamente di risvegliare l’ipnosi, corre così, che tutto intorno non c’è niente, tutto quello che c’è intorno d’incanto sparisce, con le ali ai piedi corre libero e leggero su di un cuscinetto d’aria e il percorso diventa un percorso senza ostacoli. (grande capacità che da un grande vantaggio) In poche parole, il runner, ha inserito il pilota automatico de l’inconscio e senza più pensare a niente, nemmeno alla fatica, lascia in mano i comandi di come correre al pilota automatico, quello de l’inconscio. (come a cambiare le marce de l’auto, a frenare o accelerare, cose che si è imparato a fare, e da pratici, fare d’istinto, senza pensarci. Al sottoscritto è capitato una volta sola cosa quasi uguale, alla sciagurata gara in Maddalena, km e km su e giù dalla montagna per vedere del perché dello sbaglio, e a correre in montagna e non sentire fatica. Quella sciagurata gara è stato uno shock emotivo subito dalla mia mente e che mi ha fatto correre su e giù dalla montagna che non sentivo la fatica) Ecco, questa situazione l’autore la chiama: la magica e perfetta gara della mente che corre. Secondo l’autore, la corsa perfetta non è lo stile di corsa, ma è solo che tipo di corsa sta correndo la nostra mente, che in leggerezza e senza ascoltare la mente che frena, è solo un correre di piacere. Esatto, il campione è quello che in gara da ascolto alla mente che corre e ha tagliato fuori del tutto la mente che frena. Logico che a questo punto, ci stanno chi è capace di ascoltare la mente che corre e a tagliare fuori la mente che frena e che sono avvantaggiati, molto più avvantaggiati di chi non è capace a far lo stesso. Questo che capita che a volte si rimane increduli di vedere chi vince la gara e che fisicamente non è il massimo della morfologia de l’atleta, e chi arriva dietro, arriva dietro e con le caratteristiche atletiche perfette dei canoni estetici de l’atleta. In poche parole, non tutti gli atleti, non tutti i runners sono capaci di inserire il pilota automatico. Però, c’è un però, l’autore dice che, con la scuola si può cercar di imparare a usare la mente che corre, è percorso lungo e difficile, molto difficile, però, se ci si impegna, il traguardo è raggiungibile. Da sempre il sottoscritto va a dire che quando si è nella fase di innamoramento, notoria fase irrazionale, che quando ci si sta innamorando di una persona, la corsa diventa più facile, molto ma molto più facile. Quando ci sta l’innamoramento è talmente bello che si pensa solo a quello, non si sta a ascoltare la fatica. Non fatemi mettere le situazioni che sono stato anche attivo e passivo testimone. Il contrario, è correre carico di problemi, famigliari o lavorativi o finanziari e chi più ne ha più ne metta, esatto, i problemi sono come una pesante zavorra. I problemi sono tanti e tanti kg in più che si devono portare sulle spalle e correndo, ditemi cosa ne può venir fuori della gara. (esatto, la corsa perfetta è in automatico, senza pensieri, vi dice niente la storiella del millepiedi? Che non sta a pensare come fa a mettere una zampetta davanti a l’altra e senza sbagliare. E la conoscete la storiella del calabrone che per la legge della aerodinamica non riuscirebbe a volare, ma il calabrone che non pensa a questa legge della aerodinamica e vola, e vola bene) Come detto nella sbrodolata precedente, il correre più efficace e meno faticoso, esatto, è riuscire di non ascoltare la mente che frena. La corsa in automatico non pensa, non pensa a niente, vola libera senza pensieri di sorta, di quel che è e cosa sarà. Tanti chi alla partenza si mettono in stato di autocontrollo, allertano il cervello, ma la miglior corsa redditizia è l’istinto, non la razionalità. Questo dice l’autore, ma ci vedo contraddizione. Anche se siamo d’accordo, perché il sottoscritto dice di usare la testa, ma di usarla per tagliare fuori tutto il resto, e specie la parte della mente che frena, quella che vede solo difficoltà e problemi. Certo, tra razionalità e istinto, in gara mille volte meglio l’istinto. (anche se spesso, l’istinto ti fa partire così forte che la gara poi ti va a far pagare il conto. Ecco che il sottoscritto dice di usare la testa, ma usarla in modo che si arrivi a buon risultato. E ogni gara è usare la testa sempre in modo diverso, diventando capaci di inserire e disinserire il pilota automatico a secondo le situazioni. Lo so che non è facile, non ditelo a me) Questo che tanti atleti con potenzialità organiche e muscolari grandissime e infinite, allenando solo i muscoli, e tralasciando di allenare adeguatamente anche la testa, non riescono a raggiungere il loro potenziale massimale. Detto questo, il sottoscritto è quasi quarant’anni che corre a piedi, se si deve scegliere solo uno dei due, muscoli o mente, allenare i muscoli rende molto più veloce che allenare solo la mente. La mente incide un 20%, puoi essere anche un fachiro e condizionare la mente a tuo piacimento, ma se non sei in forma organica e muscolare, non ce ne stanno di banane, la gara non la vinci. Tanti e tanti sono quelli che utilizzano la musica nelle orecchie quando corrono a piedi, è vero, porta un vantaggio, un discreto vantaggio, quello che ascoltando la musica si da meno ascolto alla mente che frena. Il sottoscritto, ai tempi di quando era solo che la competizione, una ventina di anni fa e più, si accorgeva che in allenamento con la musica nelle orecchie sentiva meno fatica. Alcune delle canzoni che mi facevano volare, non so perché, ma erano, non sto a tediare con la playlist del sottoscritto. Perché poi, logico che a ognuno i suoi gusti, altrimenti non ha gran che senso ascoltare canzoni che non ti piacciano, o no, vi pare? Ognuno deve crearsi la propria playlist su misura. La playlist è usata anche come cronometro? Per vedere lo stato di forma? esatto, sai che la tal canzone dura tot, sai a che punto sei del giro, facendo confronto sai se sei in forma oppure è giornata no. Carissimi, la musica che piace nelle orecchie aiuta a non sentire la fatica, difatti mi sa che in gara è vietato. Uno dei primi a gareggiare avvalendosi della musica nelle orecchie è stato un mio ex atleta Monte Maddalena 1, che saluto, ciao Dino, Cera Dino. Ai tempi, non era proibito e lui correva col suo piccolo walkman, non sto a dire che correva più forte del sottoscritto, in tanti da sempre corrono e più forte del sottoscritto, e anche se Dino, non di tanto. Era uno di quelli ex allievi di Ferruccio Squassina, e quei ex dieci atleti G.P Allegrini, che uniti ai dieci ex Piccadilly Games, erano la punta di diamante di quella mitica gloriosa e favolosa squadra che è stato Atl. Monte Maddalena Brescia 1, esatto, che due parrocchie che non si sono mai prese su bene, dal verso giusto. Si poteva vincere tanto e tanto assieme, e invece, abbiamo vinto poco. Questa è stata intelligenza? o è stata cedere e darla vinta a l’antipatia? Andata come è andata il sottoscritto è ancora qui a correre, e al momento, ma sicuro che verrà anche per il sottoscritto, e magari presto? il giorno di appendere le scarpe al chiodo. Come già da un bel po’ che ha appeso al chiodo quella spelegattina striminzita che usava a volte sotto le lenzuola per venire a fargli fare una sputatina? Esatto, se non sparavo questa non ero contento. Ci troviamo domani sul prossimo gradino della scala della corsa a piedi. LA GARA, il bello di competere in gara. (mauro)

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