BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

remember franco volpi run tribute

Buon Martedì a tutti (5) - BacioGiorno.itEcco che questo che viene dopo è copia incolla dal sito  ASAI Bruno Bonomelli, dove che ASAI è Archivio Storico Atletica. Italiana. Per tutti, nel mondo dell’atletica bresciana e fra i tanti amici che aveva, era “Poiana“, nome di un uccello rapace tipico dell’Europa. Enzo Volpi era un atleta che seppe librarsi alto proprio come i rapaci, sempre nella massima libertà, insofferente ad ogni tipo di costrizione e di inquadramento da caserma, come avrebbero voluto i “federali” dell’epoca, e di tutte le epoche… Enzo Volpi è mancato la sera del 14 marzo, a Brescia. Era nato nella città della Leonessa il 16 agosto del 1936. Enzo all’anagrafe ma per tutti “Franco“, non lo abbiamo mai sentire chiamare Enzo.Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è volpi.jpg Chi lo ha conosciuto ne ricorda la gioia di vivere, la spensieratezza, il cameratismo, era un giocherellone sempre pronto allo scherzo con i suoi compagni: era un eterno ragazzo che prendeva la vita con allegria. Famose le sue “mattate”: durante le corse podistiche nelle montagne bresciane raccontava (pura verità) che si fermava a raccogliere erbe, asparagi selvatici, funghi, lui conoscitore della natura come pochi ne abbiamo incontrati. E nonostante le soste, vinceva le gare, arrivando al traguardo con un bel mazzo di asparagi di montagna. E non è che gli altri fossero delle “pippe”. Uno sport vissuto in allegria quello di Franco Volpi , fatto soprattutto di corsa in libertà, sulle strade, nei campi, nelle montagne. Pista poca, lo stretto indispensabile. Un keniota ante litteram, nato nella terra compresa fra il fiume Oglio e le sponde del lago di Garda. Non parliamo dei cosiddetti raduni collegiali, che evitava come la peste, con gran dispetto della Federatletica. Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è volpi-premiazione-a-la-cinque-mulini.jpgE per questa sua libertà pagò. (in photo Franco Volpi a la premiazione de la 5 Mulini del 1962) Infatti i “federali” lo colpirono nel peggiore dei modi: lo esclusero dai Giochi Olimpici di Roma ’60, una partecipazione che avrebbe ampiamente meritato. Aveva vinto il titolo italiano dei 10000 metri nel 1959, stabilendo il nuovo primato italiano, 30:05.8. Meglio dire: rivinto, perche’ la prima maglia tricolore l’aveva indossata nel 1956, sulla stessa distanza. Grande attraverso i prati, soprattutto. Il cross era il suo regno. Elenchiamo i suoi piazzamenti ai Campionati italiani di corsa campestre: quarto nel 1956, campione italiano nel ’57, a Bergamo, davanti all’atleta di casa, Franco Baraldi, terzo nel ’58, ancora campione italiano nel ’60 con quasi 30 secondi di vantaggio su Luigi Conti che ai Giochi Olimpici fu iscritto nei 5000 e fece il primato italiano in batteria, mentre Franco rimase a Brescia…a raccogliere funghi, grazie alla FIDAL, straordinario! La lista continua con i secondi posti del 1962 e del 1963, il quarto del 1964, il terzo del ’68, il quinto del ’70. E ancora: secondo alla “Cinque Mulini” nel 1962 alle spalle di un “tale” di nome Michel Jazy; e ben quattro terzi nel ’57, ’58, ’60 e ’63. Vincitore della prima edizione del “Campaccio” nel 1957, gara che vincerà nuovamente nel 1962. Parliamo degli anni di Baraldi, di Giorgio Gandini, di Conti, di Francesco Perrone, del nascente Antonio Ambu, di Antonelli, Rino Lavelli, Sommaggio, Francesco Bianchi, Silvio De Florentis. Franco “Poiana” Volpi incarnò, il prototipo del corridore come lo pensava, vedeva e plasmava Bruno Bonomelli. Noi che ti abbiamo conosciuto ti ricordiamo con devota amicizia. (in photo che segue Buttà e Franco Volpi mano ne la mano a tagliare per primi il traguardo de la Curida de lo Sportivo a Brescia)Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è volpi-butta-1024x768.jpgDopo di quel che ricordato dal sito ASAI Bruno Bonomelli a proposito de la carriera sportiva di Franco Volpi. Adesso, il ricordo di uno dei cronisti di atletica più preparati che ci sono stati a Brescia e provincia, quelli di adesso? vivacchiano a redazionali che gli passano organizzatori e società e pubblicati e grazie a le mance che gli danno sottobanco i vari comitati e i vari organizzatori e le varie società sportive? pensar male si fa peccato? Carissimi, a qualche cena di settore ci sono stato e sai che il giornalista di turno gli è sempre stato dato un omaggio simbolico li alla cena, ma sottobanco? Detto questo, il giornalista cronista più qualificato a commentare i risultati del movimento de l’atletica a Brescia e provincia ai primi anni ’90, sicuro che è stato Claudio Valotti. Quanti di quelli di adesso possono vantare la sua competenza? Ecco che nel 1995 Claudio Valotti fonda una rivista sportiva e grazie a le società di atletica e a gli atleti che la snobbavano, la rivista ebbe vita breve, morta prematura. Una rivista bresciana e che avrebbe dovuto parlare solo che di atletica di Brescia e provincia, e il primo numero? esatto, il primo numero un omaggio a Franco Volpi.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC00164-1024x768.jpg

Ma ecco un riassunto stringato e rivisitato dal sottoscritto di quell’intervista che Claudio Valotti aveva fatto a Franco Volpi quando era andato a trovarlo a casa sua. Ecco che in grassetto e a parole del sottoscritto il succo de la prefazione di Claudio Valotti a questo primo numero de la rivista. Si chiama memoria storica e è quello che di più affascinante può regalare lo sport a le nuove generazioni. Purtroppo questa memoria storica man mano sta perdendo la sua capacità di insegnare a le nuove generazioni, prese solo che da l’effimero momento del campione di turno (e non fatemi mettere nomi) La memoria storica ha smesso smesso di rivestire i panni de la cultura, e qualcuno diceva che: un popolo senza memoria storica è un popolo che non avrà futuro. Detto questo, la memoria storica la prima a insegnarci la strada da seguire, di andare avanti e non fermarci statici a quel che è il presente, di provare a tirare fuori i sogni dal cassetto e di tentare di realizzarli. Qui invece è il sottoscritto che a dire che con questo primo articolo siamo in inverno, siamo a inverno ’95, dove che le gare dove che sono puntati gli occhi de gli appassionati de la corsa a piedi sono le gare campestri. E allora ecco che, a dire campestre e a venirti subito alla mente Franco Volpi è immediato e istantaneo. Questo che il primo atleta a essere intervistato ne la rubrica POLVERE DI STELLA SPLENDENTE è il maggior interprete di casa nostra a primeggiare in questa specialità invernale e a livello nazionale. Esatto, parte l’intervista a Franco Volpi.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC00165-1024x768.jpg

domanda – Come va adesso che a 60’anni è arrivato a la pensione? risposta – (risponde con un po’ di ironia) si, godermela, lavoro di più adesso che di quando andavo a la OM. Adesso sono impegnato a finire la nuova casa, ma appena finito, voglio proprio riposare e di godermela. Adesso a malapena riesco a uscire solo qualche volta e per andare a trovare qualche vecchio amico. Non è che sono completamente fermo, trovo sempre il momento di andare con la mia bella cagnolina su per i sentieri de la Maddalena. Il divano con le pantofole non fanno per me. domanda – lei (e no Claudio, lo sai che tra podisti ci si da sempre del tu, va be che per l’età gli hai portato rispetto, ma sono convinto che Franco Volpi avrebbe apprezzato più tanto il TU) si è allontanato da la corsa a piedi una quindicina di anni fa e non ha più fatto ritorno, come mai? risposta – quando corri per più di venticinque anni e a alti livelli come che ho fatto io, a un certo punto non hai più niente da poter raggiungere, si perdono gli stimoli. Poi, dopo aver fatto per un breve periodo da allenatore ai giovani del San Rocchino (tra i quali ci stava un certo Gianni Poli) gli impegni de la vita mi hanno allontanato dal settore e più nessuno è venuto a cercarmi. Però è da accettare (esatto, nessuno è indispensabile, siamo tutti pezzi di ricambio. Detta da un appassionato de la mountain bike, quando gli avevo chiesto, e adesso che la … non c’è più come è che va?) e anche giusto che è andata così. (… ed un pensiero le passa per la testaForse la vita non è stata tutta persaForse qualcosa s’è salvatoForse davvero non è stato poi tutto sbagliatoForse era giusto così Forse, ma forse, ma sì Cosa vuoi che ti dica io?Senti che bel rumore …) domanda – ci racconti dei suoi esordi risposta – la molla è stata una scommessa fatta con gli amici, non avevo ancora sedici anni e la prima gara è stata una scalata su i sentieri de la Maddalena, non me lo posso scordare quel giorno, arrivai terzo assoluto e solo dietro ai quotati Rossi e Berti, che ai tempi tra i più forti della provincia. domanda –

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC00167-1024x768.jpg

allora la corsa in montagna è stato il suo primo amore? risposta – corsa in montagna e su strada, mi sono bastate poche gare e per capire che forse potevo farcela, che qualche qualità atletica in più dei miei coetanei ce l’avevo. Nemmeno a un mese da la prima gara che mi fecero subito la tessera dei assoluti di quei tempi. (che le chiamavano serie prima / seconda / terza) Ho iniziato a sedici anni coi assoluti e ho terminato a quasi quarantacinque anni e sempre rimanendo ne la categoria de gli assoluti (che se non ricordo male, in campestre ha vestito la maglia di campione provinciale assoluti a cavallo o poco prima dei quarant’anni) domanda – de la pista cosa mi dice? risposta – Le gare in pista arrivano dopo, arrivano più tardi, non è che non mi piacevano, però a correre su i sentieri della Maddalena era altra cosa. Per i tecnici nazionali de la Fidal ero trasparente, non mi vedevano, si accorsero di me quando che, sovvertendo ogni pronostico che stava nella loro testa avevo battuto i favoriti, e a nemmeno diciannove anni andai a vincere il titolo e la maglia di Campione Italiano di Maratonina, era a Bergamo, era anno 1955. Solo dopo aver vinto il titolo italiano la Federazione si è accorta che esistevo. Ecco che allora volevano che andavo da loro a Formia a fare gli allenamenti collegiali, ma per un operaio come che ero io non era ne facile e ne semplice, ero costretto a domandare giorni di permesso, ma poi si consumano anche i permessi. domanda – allora è vero che non amava la pista?

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC00168-1024x768.jpg

risposta – alt, un momento, sono stati quelli de la Federazione a portarmi a non amare di gareggiare in pista. La Federazione mi convoca a la mia prima gara in pista, anno 1956 e si doveva andare a Lugano, mi iscrivono a la gara dei 10000m. Ebbene, a la prima gara ufficiale che fatto in pista, avevo vinto la gara. Era anno 1956, di li a poco ci stavano le Olimpiadi di Melbourne, mi aspettavo che mi convocavano. Niente, la scusa che ero ancora troppo giovane. (fatemi capire, ai tempi, a vent’anni uno sportivo era troppo giovane? mentre adesso se sei giovane è anche meglio, a quei tempi no? vai a capire) domanda – e a le Olimpiadi di Roma perchè non è stato convocato? risposta – ebbene, a l’anno prima avevo battuto il vecchio record italiano su i 10000m e che resisteva da più di vent’anni. Ecco che allora volevano assolutamente che andavo ai raduni collegiali in pista li a Formia, ma un operaio come me, ha si le ferie, però a un certo punto poi le ferie finiscono e i permessi sono già stati tutti consumati. Questo che qualche volta ho anche disubbidito a i loro ordini, non volevo perdere il posto di lavoro. La OM era il concreto, era una garanzia per la pensione, l’atletica una scommessa. Questo che nonostante fossi a quel momento il miglior fondista italiano, mi lasciarono a casa, forse per farmi pagare l’insubordinazione, farmi pagare il rifiuto di andare a Formia? Poi, non ci ho sofferto più di tanto, mi rimaneva sempre la corsa in montagna, con la corsa in montagna, li si che mi divertivo. (se fosse stato di questi tempi, ma sai a quante ospitate tv sarebbe stato invitato Franco Volpi, un operaio, che in Italia ai vertici della corsa a piedi. Sai le pagine dei giornali che gli sarebbero state dedicate. Però quelli erano altri tempi e come ha detto anche la Sally de la canzone di Vasco Rossi: forse è stato giusto così)  

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è DSC00169-1024x768.jpg

Ecco che Claudio Valotti chiude l’articolo con i due risultati più significativi de la pista, ma ne a lasciati fuori tanti altri di tante altre gare a l’aperto, che secondo me, altrettanto prestigiosi se non di più. Franco Volpi è stato convocato otto volte in nazionale. Franco Volpi ha vinto qualcosa come sei titoli campione italiano assoluti. Nel 1957 ha stabilito il nuovo record italiano su i 5000m. Nel 1959 ha stabilito il nuovo record italiano su i 10000m. Per un operaio che costretto a allenarsi nei ritagli di tempo, non è poca cosa, che dite voi? Secondo voi è anche un esempio da seguire? Claudio Valotti dice che la carriera di Franco Volpi è di più che un semplice esempio da seguire. Prendo l’occasione e saluto e 1 abbraccio a la Claudia, la figlia di Franco Volpi e che ringrazio del dono de le photo di suo papà quando che giovanissimo atleta e che gareggiava con i colori del MONTE MADDALENA. Dopo quarant’anni è stato il sottoscritto a riportare in vita una squadra di running e che stata battezzata ancora MONTE MADDALENA, e anche li a quella situazione a diventare la squadra più forte di Brescia e provincia, dopo è andata come è andata, è andata a finire male, ma si, ma forse è stato giusto così. (mauro)