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L’ALLENAMENTO AI MASSIMI LIVELLI…

…CAUSA FORSE PROBLEMI ALLA SALUTE COME CERTO DOPING? (QUESTA SAREBBE COSA DA ANDARE A STUDIARE, VI PARE? O LA SALUTE DEGLI SPORTIVI È COSA POCO SENTITA? VA BE CHE GLI SPORTIVI HANNO PRODUZIONE DI RADICALI LIBERI MAGGIORE DEI SEDENTARI, E QUESTO È RISAPUTO. MA C’È MAGARI ANCHE DE L’ALTRO CHE GLI SPORTIVI NON CONOSCONO E CHE NEMMENO I MEDICI CONOSCONO? QUESTA È UNA GRAVE E BRUTTA LACUNA ISTITUZIONALE)

Ve lo avevo promesso, ecco allora che è arrivato il momento che vado a sbrodolare della tal lettera. In pratica, per la sbrodolata quotidiana prendo ispirazione dalla lettera di un top coach italiano. Ai tempi, i coach italiani erano i migliori al mondo, non ce ne sono di banane, la realtà dei risultati a dirlo, non la simpatia o la pubblicità della televisione. Certo, adesso mancando gli atleti italiani con la A maiuscola, questo che anche i top coach italiani hanno pochissime opportunità di mettersi in mostra con atleti italiani. Esatto, dal detto, copyright del sottoscritto, forse non è il coach a far andar forte l’atleta, ma di sicuro è l’atleta a far diventare famoso il coach. Dal detto, copyright di un ex mitico runners e ex mio atleta, (è gossip, è cosa che fa audience, ma il permalosismo è sempre in agguato e dietro l’angolo, non fatemi mettere il nome) il quale diceva: il bravo coach è quello che meno riesce a rovinare l’atleta. Detto questo, vado a ricamare un po’ sulla lettera di tal famoso coach italiano. Per prima cosa si presenta alla redazione di tal rivista. Mette a conoscenza che il suo lavoro, che lui chiama professione, è di occuparsi di metodologie di allenamento che riguardano la corsa a piedi in riferimento ai tanti top runners e che sono ai massimi livelli mondiali e da lui allenati. In pratica va a sottolineare come la medicina sportiva e commissioni mediche del Coni (ma per estensione logico che riguarda anche il carrozzone del CIO) per certi versi sono degli incompetenti. (uso parole del sottoscritto, ovvero, parole molto colorate, e che sono uso, e proprio per far capire bene e senza nasconderci dietro a un dito, a sbrodolare della criticità de l’argomento. Il succo della lettera e anche se in tono più soft, il succo della lettera è questo che va a ricamare il sottoscritto) In pratica con la lettera si va a dire che chi deve studiare di parametri fisiologici, lo fa con una certa e grave ignoranza, e soprattutto, per quel che concerne lo studio e l’applicazione di certi parametri agli atleti di elite. In pratica, con la lettera si dice che, chi studia i parametri fisiologici, ben poco sa del fattore allenamento, e delle modifiche organiche e fisiologiche che con l’allenamento a alto livello vanno a modificarsi, che logica, parametri che si modificano e anche molto vistosamente rispetto a una persona sedentaria. Queste modifiche non riguardano solo l’aspetto cardiorespiratorio e muscolare, ma riguardano da vicino anche l’aspetto ematico e ormonale. In altre parole, dopo un programma di allenamento, l’atleta non sarà più lo stesso di quello che era prima di iniziare il periodo di allenamento. (non serve essere uno scienziato per capire questo, questa mi sembra logica lapalissiana) Se non fosse così, se non ci starebbe una evidente modifica nei parametri fisiologici, esatto, che senso avrebbe fare allenamento? La lettera va a fare una considerazione, visto che ci sta allenamento e allenamento, e a ogni specialità il suo specifico allenamento, ma come si fa a accomunare in un range di parametri unico e per tutte le varie specialità? Questo è un non senso, logico che il lanciatore avrà parametri diversi dal maratoneta, tanto per far capire. Ecco che, visto questo, il tal coach, va a dire che si dovrebbe creare un database specialità per specialità, e regolare i parametri a secondo la specialità praticata da l’atleta. (questa è solo che logica) Ma non è finita, sempre con logica lapalissiana, va a dire che nessun allenamento fa diventare tutti quanti campioni. Va a dire che c’è una bella differenza tra l’atleta che diventerà il campione e l’atleta che rimarrà un tapascione. Esatto, la differenza dei parametri è già dalla nascita. Se dalla nascita non si nasce con certe caratteristiche peculiari che fanno la differenza, nessun allenamento, per pure il più scientifico che ci sta, nessun allenamento fa diventare un campione un tapascione di nascita. Se un atleta non nasce già con le caratteristiche e i parametri per diventare un campione nella tal specialità, mai ce la farà. (il sottoscritto e per viaggiare qualche volta a 4minuti akm, ha dovuto aspettare fino al 1997, e aveva iniziato a correre nel 1987, esatto, ci son voluti ben dieci anni. Mentre conosco atleti che, va beh che provenienti da altro sport, tipo calcio o ciclismo o nuoto. Per dire, un mio ex atleta, già alla sua prima gara, dopo nemmeno un mese di allenamento, riusciva già a viaggiare tranquillamente a 4minuti akm, metto il nome? Dai un po’ di gossip non guasta, anche perché Pierangelo non è di quelli permalosi. L ex atleta in questione è Pierangelo Comaglio) Esatto, è l’allenamento a altissimo livello che fa modificare, e anche di molto, certi parametri organici e muscolari e fisiologici e ematici e ormonali. La precisazione è in specifico rivolta a tal ormone messo sotto accusa, che la scarsa conoscenza dei medici, tale innalzamento di tal ormone la considerano dovuta esclusivamente al doping. La loro scarsa conoscenza, quella dei medici, la presenza di valore fuori parametro, lo bollano subito come doping, esatto. se tal ormone supera certi parametri è squalifica per doping. Esatto, allora, cari scienziati e medici, per non superare tal livello magari costringete l’atleta a allenarsi di meno? Ma ha senso questo? Scusate, se l’allenamento, e non la chimica, se l’allenamento, che è cosa più naturale dell’acqua gassata, che senso ha squalificare un atleta perché si allena al naturale? Che colpa può avere un atleta se Madre Natura gli ha fatto gran dono? deve forse buttarlo via? (detto questo, se si alza la tolleranza, logico che chi non raggiunge tal livello poi va a raggiungere tal livello più alto e usando il doping. La faccenda è una brutta faccenda. Da una parte si obbliga il campione a allenarsi di meno, da l’altra parte si da modo al meno dotato di aiutarsi col doping fino a raggiungere e non superare tal livello. Esatto, è proprio una brutta faccenda, dove la democrazia direbbe, a questo punto, lasciar libera scelta a gli atleti. Che poi, rimasti secchi in gara tre o quattro, vuoi vedere che più nessuno ci prova. Nessuno baratta la propria vita per una medaglia oro. L’eccezione conferma la regola. Perché come già sbrodolavo mesi fa, e questo è solo come esempio, l’atleta che parte da 17 di emoglobina, se va a 15, peggiora la performance gara. Mentre chi di costituzione ha 13, portandola a 15 migliora la performance. Tutti e due gli atleti con 15, ma è avvantaggiato e vince di sicuro chi da 13 è andato a 15, e non chi da 17 è andato a 15. E questo è considerato regolare. Capisci a me) Altra cosa che differenzia il sedentario, il tapascione e il top runner è il cuore, il muscolo cardiaco del top player a visita cardiologica risulta ammalato, ingrossato. Se cuore ingrossato è malattia per il sedentario, ma non è detto che è così anche per il top player. Per il top player è dovuto a l’allenamento l’ingrossamento del cuore, che vi ricordo è una pompa fatta di muscolo. Usare gli stessi parametri di un sedentario o di un tapascione e per controllare un top player è a dir poco, metodo ridicolo. Una macchina di formula uno la si migliora solo se la si fa correre in pista e tirandola alle sue massime potenzialità, questa mi sembra logica. I parametri che da il tal motore e la tal macchina, non li si possono paragonare con le prestazioni di una utilitaria, sono completamente altra cosa, sia come carrozzeria sia come motore e sia come benzina. Sarebbe pensabile affidare una macchina di formula uno, e per fare tagliando, andare in officina di un meccanico autorizzato, ma con esperienza fatta sul riparare utilitarie? Questo anche il motivo che gli atleti di vertice ritengono inaccettabili i metodi, che i top player dicono che quello usato dagli addetti al controllo antidoping è metodo prevenuto a prescindere. Che quando trovano valore sballato, sono prevenuti, e pensano subito che l’atleta è ricorso al doping (dopo però, controllano ben dodici volte tal ciclista e non lo hanno mai beccato. Si sospetta della armata femminile di Ma Juren, ma ai controlli, le sue atlete, risultate sempre pulite. Vai tu a capirci qualcosa) Questa fase del controllo antidoping dovrebbe essere maggiormente migliorata, studiando i meccanismi indotti da l’allenamento e che vanno vanno a far sballare certi parametri. Perché è di logica che i parametri normali da sedentario, con mesi e medi di allenamento, sicuro che vanno a modificarsi e a raggiungere valori diversi di quel che erano valori del sedentario che era, dite di no. Non si riesce a capire come illustri scienziati non riescano a ipotizzare che gli atleti di vertice non sono persone normali, ma persone fisiologicamente diverse dai sedentari. Studiare persone sedentarie per ricavare dei dati e poi adattarli a campioni dello sport è fuori di ogni logica. Dice nella lettera: sarebbe come studiare un cane di piccola taglia e per curare un cane di grossa taglia. Esatto, un S.Bernardo e un Levriero sempre cani sono. Detto questo, bisognerebbe studiare se i parametri che va a modificare l’allenamento, sono un pericolo per la salute pure loro. Questo bisognerebbe studiare, null’altro. Se il risultato dello studio direbbe che le modifiche avvenute con l’allenamento confermerebbero lo stesso identico pericolo per la salute, come si trattasse di modifica a mezzo doping, allora ecco che, sotto accusa si dovrebbe mettere tutto lo sport di vertice. Esatto, per la tutela della salute, di proibire lo sport a altissimi livelli. Di certo, è che, ci sta molto meno rischio della salute nella gestione del potere, esatto, visto l’età media di chi sta ai posti di comando di tal potere decisionale. Nelle commissioni mediche dello sport, ci dovrebbero stare medici dello sport, e questa mi sembra logica, però è logica non capita dal potere che gestisce lo sport e la salute degli sportivi. Il detto dice che, per parlare e non sparar cazzate, bisogna conoscere di quel che si parla. Bisogna essere informati sulla questione, ma per essere informati, bisogna volere andare a informarsi della questione. Se non si conosce di quel che si parla il risultato è solo sparare cazzate, esatto, tale e quale al sottoscritto. -continua- (mauro)

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