BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

w i tapascioni (e storielle di amatori di livello assoluto)

Un elogio al TAPASCIONE. La sbrodolata me la ispira il tapascione Cesare Rossi, Fiumicino (Roma) Il sig. Rossi che il succo della sua lettera mi ispira la sbrodolata e ricamata da parole del sottoscritto. Quasi sempre, quando si parla di sport, si parla sempre e tanto e spesso e a sproposito, si parla solo che dei campioni. Quando non si parla dei campioni del running, si parla di: programmi di allenamento, di alimentazione, di scarpe e abbigliamento, quasi sempre in termini positivi (caro Cesare, che vuoi? che chi scrive tal articoli vada a parlar male del settore che è in mano a questi i proprietari delle tal riviste, e che pagano profumatamente tal articoli, esatto, pubblicità camuffata da articoli seriosi. Così è che guadagnano busta paga gli pseudo giornalisti. Che vai a parlar male del tal campione? Così poi non ti concederà mai più di fargli intervista? Che vai a parlar male di marchi legati a indotto della corsa a piedi, prodotti inerenti a alimentazione e supplementazione e reintegrazione e abbigliamento e aggeggi elettronici vari, esatto, che vai a parlar male di quei marchi che comprano spazio pubblicità su la rivista che scrive il tanto indipendente e veritiero giornalista? Carissimi, ma quando mai, carissimi, aprite gli occhi, ma non solo, aprite anche la mente. Quel tipo di giornalisti non esiste, il giornalista per sua indole nasce servo, i suoi scritti devono solo che servire a qualcuno di potente, a qualcuno che gli fa busta paga. Un giornalista può essere tutto, ma non potrà mai essere indipendente e non potrà mai scrivere della verità … non potrei mai fare il direttore del giornale, anche perché finirei in galera … esatto, quello che capiterebbe a un vero giornalista e indipendente, esatto, ispirata dalla canzone di Bennato. Carissimi, lo sapete da dove vengono le opinioni e i pareri che pensate siano solo che frutto della vostra testa? Esatto, vengono da quel che avete visto in tv e di quello che leggete su giornali e riviste, esatto, non sono vostri pareri e opinioni, ma sono opinioni e pareri dei giornalisti prezzolati, i quali, hanno buon gioco come ammaestratori delle menti della massa. E l’establishment? esatto, ringrazia tal pseudo educatori che sono in grado di omologare il pensiero collettivo) mentre si parla poco dei tapascioni e, quasi sempre, quando si parla dei tapascioni, si parla come delle “macchiette di contorno” che ci stanno nel movimento della corsa a piedi. Esatto, persone che fanno solo che abbozzare un sorriso di compassione sulle labbra dei runners. Eppure i tapascioni sono tanti, anzi, sono più in tanti dei runners. I tapascioni sono quelli che non seguiranno mai delle tabelle di allenamento, sono quelli che anche l’allenamento è l’andatura che tengono in gara e sono contenti così, senza l’assillo di controllare tempi e km. Il tapascione è quello che arriva sempre tra gli ultimi e è più contento di che arriva nelle prime posizioni di classifica … ma ‘l’tapascione che se, èl matt? (ma il tapascione è matto?) …è noo, è che, sempre allegro lui deve stare che se no il suo pianto fa male al l’organizzatore … ispirata dalla canzone di  Fo e Jannacci. Il tapascione è quello che gli piace correre in compagnia (in compagnia di altri tapascioni, esatto, in compagnia di chi corre a piedi più rilassato e sereno, di quelli che non sono tesi e non hanno l’assillo di andare a beccare la sportina) e sanno che non beccheranno mai una sportina in tutta la loro carriera podistica e che lo speaker non pronuncerà mai il loro nome. Il tapascione è quello che arriverà sempre tra gli ultimi ma, alla prossima gara sarà ancora al via, non si perderà mai una gara, pagherà sempre il cartellino iscrizione (a differenza dei campioni che glie lo regalano, ma non alle gare del Torneo Podistico) facendo sorridere il cassetto degli organizzatori col bernoccolo del commercio, e anche se, bernoccolo del commercio sfruttando la passione di chi corre a piedi. Detto questo, W i TAPASCIONI. Detto di questa categoria di corridori a piedi, vediamo un’altra, quelli degli hobbysti della corsa a piedi, ma hobbysti di talmente alto livello che, ai tempi, avendo tesserino tessera Fidal del settore Amatori, erano considerati falsi assoluti. (adesso è tutto diverso, adesso è cambiato, e in peggio, mio parere personale. Nel senso che, alla Fidal dovrebbero interessare solo atleti di alto livello, e basta. Che dovrebbe obbligare qualsiasi organizzatore di qualsiasi gara Fidal di prevedere sostanzioso premio in denaro per gli atleti di alto livello, quelli che una volta erano gli assoluti, e lasciare gli amatori e i veterani a altro organismo sempre Fidal, ma diverso. Tipo nel calcio, lega Pro e lega Dilettanti. Perché adesso come è adesso, un runner di venticinque anni e che è runner di 1 quintale e che va via a 7 minuti a km è equiparato tale e quale a un professionista. Questa è la logica?) Dicevo, una volta, sulla carta, c’era una netta distinzione dei “ruoli”. L’amatore gareggiava per la classifica amatori, l’assoluto gareggiava per la classifica assoluto, erano altri tempi, più belli. (adesso mischiando tutto, mischiando mele con le pere, mischiando i fichi con i kiwi, mischiando il tapascione col principiante, mischiando il jogger col runner, ma come si fa a pretendere che ci sia una crescita a livello performance gara, una crescita in grado di far ritornare l’Italia ai primi posti nello sport della corsa a piedi. Ricordo a tal illuminata federazione, che solo poco più di vent’anni fa, esatto, quando non era ancora stata fatta mesciànzina, mescolanza, a importante gara di campionati europei, in specialità di maratona: 1° Stefano Baldini / 2° Danilo Goffi / 3° Vincenzo Modica, mi dite altri tempi? Esatto, di quando che per essere chiamato “assoluto” non bastava il semplice tesserino regalato a tutti e indistintamente, basta pagare. Ai tempi la tessera Fidal assoluti voleva si dire qualcosa, voleva dire che eri un top player della corsa a piedi. Sparendo questa cosa, son spariti nel calderone anche i campioni di casa nostra) Detto questo, ritorniamo al discorso, ci stavano atleti di assoluto livello che, non se la sentivano di esser tesserati come assoluti e pur essendo atleti di alto livello, preferivano le gare per amatori, questione di testa, questione di mentalità, questione di cosa è per te una corsa a piedi. Due tra i più famosi amatori che non avrebbero sfigurato nel settore degli assoluti sono stati Giovanni Ferrari e Marco Cos. Giovanni Ferrari, dopo aver smesso con la musica, che ricordo ha suonato anche prendendo parte a un Festival Bar con tale artista di nome Scotch, accompagnando anche artisti del calibro di Marcella Bella e Drupi, bravo tastierista, ma anche eccellente e impareggiabile trombettista, inteso come suonatore di tromba, il suo strumento. Sarà che a suonare la tromba serve anche fiato, sta di fatto che inizia a gareggiare a 34 anni che in brevissimo tempo, solo pochi mesi, l’hanno portato a vincere campionati italiani di specialità a non finire, e con tanto di doppiette di medaglie d’oro. Le sue gare erano dagli 800 (1’56’’) ai 1500 (4’01’’) e fino ai 3000 (8’41’’) fateli voi questi tempi, se siete capaci. Inutile dire che faceva sempre primo posto di categoria e a tutte le gare domenicali della provincia e a tutte quelle del cremonese. (il sottoscritto solo due volte gli è arrivato davanti, una a volta un sabato pomeriggio a S. Colombano di Collio, dove vista la discesa s’è fermato e s’è tolto il numero. L’altra volta in un gara a Bovegno, lo abbiamo superato appaiati il sottoscritto e la Chiara Mabellini in fondo a l’ultima discesa, poco prima dell’arrivo. Per via di problemi di schiena, Ferrari, si teneva lontano dalle discese ripide e quando le faceva le faceva scendendo quasi camminando. Quella gara li di Bovegno era valevole di Golden Cup e per questo motivo Ferrari si era presentato al via. Poi è stata cosa inutile, pensava, come più che logico e giusto, che visto che il regolamento teneva buono solo il punteggio di sette gare su nove che era composta tal Golden Cup, e avendo già vinto sette gare e di più non valeva, toh, a fine anno si vede secondo posto, dietro a chi di gare ne aveva vinta solo una. Cosa così l’ha disgustato, come stessa cosa l’aveva disgustato che non gli era stata assegnata la busta in denaro a un suo giovane atleta, perché ancor 16’enne aveva fatto giro lungo e non giro corto come da regolamento. Esatto, prima edizione del GIRO OLTRE CONFINE. L’inflessibile, ma a comando, giudice del Gardesano, ha escluso il giovane ragazzo da tutte le premiazioni, che vai a pensare, solo perché aveva cambiato società e non era più della …ter Sport …nago? Ecco, pensi male e allora andrai a l’inferno. Sta di fatto che, come il sottoscritto conosce bene, per aver provato sulla sua pelle, contava e molto per che società eri tesserato in tal comitato. Ai tempi, se eri tesserato per tal società avevi tutti i vantaggi, se viceversa avevi abbandonato tal società per altra, tutte le scuse erano buone per tagliare fuori. Poi, si sa che in tal comitato era e è ancora così? Riconoscenza era parola sconosciuta, vigeva solo la parola interesse. Pagina 72 della rivista Correre n°137 del 1994, esatto, ai tempi la Bibbia del runner, gigantografia di Ferrari Giovanni, che erroneamente lo si chiama Giancarlo, con tanto di divisa della …lter Sport …nago e con tanto di Giovanni Ferrari a parlar bene di tal società. Poi, ecco che cambi società, ne fai una tu, esatto, come il sottoscritto, e ecco che capita che vinci sette gare, il massimo possibile, e arrivi secondo dietro a chi di gare ne ha vinte solo una. Che bella logica. Anni dopo, stessa cosa di miglior atleta a uno arrivato secondo ma di tal società, per lui targa di riconoscimento speciale, e il primo? esatto, Angelo Pellini nemmeno considerato, anzi, ma solo perché era un atleta del sottoscritto? No, non pensate male, non è così, è stato fatto tutto in buonafede) Detto di Giovanni Ferrari, ecco che vado con Marco Cos. La sua storia a livello di corsa a piedi ha ancora più del sensazionale. Se Giovanni Ferrari si allenava, Marco Cos non si è mai allenato. In inverno non metteva mai le scarpe da running, stava due mesi in letargo, a dicembre e gennaio nemmeno un metro. Gli altri mesi, metteva solo due volte le scarpe da running, una volta per allenamento e l’altra volta in gara. Un allenamento alla settimana e una gara la settimana. Detto questo, sempre tra i primi di categoria e sempre in premiazione e anche senza allenamento (mi ricorda mio figlio, mi ricorda Roberto di Ponte Caffaro, di quando promettente calciatore. Esatto, talenti che, ai tempi, non si sono mai allenati adeguatamente e secondo quel che richiedeva la loro buona caratura atletica) Per dire, Marco Cos alla sua prima gara non vogliono farlo partecipare perché non è tesserato e non ha il certificato medico sportivo, alle tante, e sotto sua responsabilità, gli assegnano un numero e lo fanno partire, chiude la lunga gara in montagna in 1h18’, e arrivato al traguardo tra i primi. Vista questo, una società gli si mette alle costole e lo tessera nel dopo gara. (esatto, la stessa identica cosa di Franco Volpi, che dopo il terzo posto alla prima gara disputata, una corsa in montagna, con arrivo in Maddalena, a diciassette anni, a fine gara, lo hanno tampinato e lo hanno tesserato da assoluto e è rimasto assoluto fino a quarantacinque anni, fino a quando ha smesso di mettere le scarpe da running) Per dire: Marco Cos, e senza allenamento, 1h07’ nella mezza maratona. Quasi 19km ne l’ora in pista, e senza allenamento (stessa cosa che mi fa venire alla mente Angelo Taddei, di quando Duina è andato a prelevarlo a casa e Angelo stava ancora cenando e di li a poco c’era la gara de l’ora in pista, e se non sbaglio aveva fatto il terzo posto dietro a Febbrari e Poli) L’allenamento, per Marco Cos è solo che bosco e sterrato, l’asfalto solo quando ci sono le giornate corte, e per via del buio (lavora fino a tardi, a volte fino alle ore 20) meglio l’asfalto e il chiaro dei lampioni. A domanda risponde: non mi sono mai impegnato più di tanto, il correre a piedi per me è una valvola di sfogo, per me, prima della corsa a piedi, ci stanno: la famiglia, gli affetti, il lavoro. La corsa a piedi è una cosa in più, un sovrappiù, rimane e solo che una valvola di sfogo e un divertimento. Ispirata dalla intervista apparsa sulla rivista Correre di Marzo 2003.-continua- perché l’argomento mi ispira e merita di essere sbrodolato (mauro)

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