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tipologie, situazioni, e una bella bionda che aspetta a gambe larghe

La gara, il libro, o meglio, l’autore del libro va a dire che ci stanno diversi motivi del perché un jogger e un runner partecipano a una gara. (il sottoscritto dice di non confondere la gara con la corsa) Si va a dire che quattro sono le tipologie di runners che partecipano a una gara di corsa a piedi. Beh, avete indovinato, il sottoscritto la vede in modo un po’ diverso, tach co tàte gràpe “tante teste ognuna la vede a suo modo”. L’autore corre diretto e in fressa frisù, molto di fretta, a toccare il tasto gara. Però, c’è un però, ma prima della gara, la tipologia della natura del partecipante che sia jogger o che sia runner la si vede da l’importanza che queste due tipologie riservano a l’allenamento. Ma scusate, prima della gara viene sempre l’allenamento o no, e è il tipo di allenamento a dire di che natura è uno che corre a piedi, non è la gara, la gara è la conseguenza de l’allenamento. E l’allenamento è sempre svolto in funzione della gara, l’allenamento senza mai fare la gara? ma che senso ha? L’allenamento, è più di tutto il resto, quello che dice che tipologia di partecipante si è. Da che tipo di allenamento fa uno che corre a piedi è un indizio che può dire di che tipo di tipologia appartiene il jogger o il runner. Detto questo, ecco le quattro tipologie di partecipanti e per l’autore di questo libro (1^) Partecipante quello che non conta il risultato. Che è quel partecipante che non vuole mettersi in gioco, quello che pensa così: e per che cosa competere? che motivo c’è di faticare e solo di voler mettersi in gioco? Quando tutti gli altri sono molto ma molto più forti? (nemmeno un briciolo di tentare di voler migliorare la propria caratura? Carissimi, è come che, uno o una, non vanno a scuola perché tanto non andranno mai a l’università. Allenarsi in un certo modo e la voglia di migliorare è fondamentale in tutti i campi della vita, non solo nel “running”. Fa bene a noi stessi, per capire come siamo e specie come siamo dentro, esatto, il conoscerci, non una cosa fatta per andare a beccare la sportina o la medaglia oro alle olimpiadi, che li è altra cosa, l’ultima delle cose) Carissimi, a un partecipante così non glie ne può fregar di meno anche de l’allenamento, allo specchio si vede inadeguato alla situazione e ha paura di fare brutta figura, (paura di un eventuale giudizio negativo che riceverà dalla gente, se non sarà stato a l’altezza della competizione)  esatto, tipo di partecipante così è condizionato molto negativamente dalla sua mente che frena. Detto questo, l’allenamento mirato ha senso se, in gara ci si va e per competere, non ci stanno altre banane. Diversamente è meglio l’allenamento per la salute, che sono due cose un po’ diverse fra loro. Come si dovrebbe chiamarli quelli che non conta il risultato? adesso sui due piedi non mi viene una definizione che mi ispira. Sono quelli che si spillano il numero, quasi fosse un dovere, per giustificare al presidente della società di fargli la tessera Fidal. Ecco, questa tipologia va in gara e controvoglia, quasi costretti. Tanti di questi li si vede solo a gare di campionati, gare che interessano al presidente della società e per far numero, esatto, non è questa la tipologia di atleti che portano punteggio, però anche loro fanno numero sul campo gara, danno anche loro, tutti bardati con la divisa sociale, fanno vedere la consistenza numerica della società per la quale sono tesserati, e con la goduria di tal presidenti. Questo tipo di partecipanti non riescono a concepire il dannarsi che taluni mettono in atto e solo per fare uno sprint e guadagnare la 170esima posizione invece che la 171nesima della classifica generale, e fare 30esimo di categoria a 40’anni. Esatto, partecipare, per quelli di questa tipologia, è solo una formalità burocratica e che ne farebbero a meno, e che sono costretti a fare per giustificare la tessera Fidal che gli fa il presidente. (2^) La seconda tipologia, per il libro, è il Competitivo classico, tanto di cronometro al polso, tanto di schiacciare lo start sul cronometro allo sparo. Tanto di scarpe più indicate per la gara e con abbigliamento gara a secondo la temperatura esterna, esatto, anche con tanto di manicotti. Il minimo che pretende della gara questo tipo di partecipante è una classifica con tanto di tempo finale. Esatto, questo tipo di partecipante va subito a controllare gli avversari che sono della sua stessa categoria Fidal. Sta lì a controllare quanto distacco gli ha dato quello davanti e che distacco gli ha dato lui a quello che aveva preso di mira. (era la categoria del sottoscritto e fino a una decina di anni fa più o meno) Questa tipologia di partecipante, ha sempre due o tre che gode se gli arriva davanti e si rode se gli arriva dietro, e specie le donne, questa cosa, la sentono di più. Le donne, la sfida contro l’avversaria e le altre che hanno preso a campione e per far paragone di buona o brutta performance, questa cosa la sentono molto, ma molto di più degli uomini. Ditemi che non è vero. Altra cosa che fa subito e sempre, questa tipologia di runner (il jogger è esente, proprio non gli interessa, esatto l’atleta sta nella testa. Non è l’andatura a km quella più vicino a dirci se uno che corre a piedi è un runner o un jogger, esatto è da come la sua testa interpreta la corsa a piedi, il runner è diventato runner perché la sua indole era di migliorare, da principiante a jogger e tapascione a runner. Se uno o una non hanno la mentalità che li sprona a vedere di fin dove possono arrivare con un po’ di impegno, esatto, da principiante si arriva a tapascione e ci si ferma) è una cosa più forte di qualsiasi altra, esatto, il voler subito calcolare che ritmo hanno tenuto, a quanti minuti a km sono andati. Ditemi che non è vero. Anche in questa tipologia di partecipante ci stanno quasi sempre scuse preventive di mettere mani avanti in caso che arrivano dietro (ecco in questo il sottoscritto sfalsava, di banane, di scuse in gara, per il sottoscritto non ci stavano, era di quel l’altra variante che vedete dopo) a l’avversario o l’avversaria che gli stanno più antipatici. Le scuse fanno parte della competizione, un modo di mettere le mani avanti, nel senso che se va male ci sta un alibi per la mancata bella gara. Però, detta dal sottoscritto, di uno che prima de l’allenamento, prima veniva la gara, tutti chi in gara tirano fuori il max che riescono a dare, scuse non scuse, problemi non problemi. (ma ieri sono stato a mangiare lo spiedo, stanotte ho dormito poco, la fonna so mia chèl che là sé sognada e là sé svegliàdà a le quàtèr e m’à tocàt contentàlà, m’à tocàt fan gionà “stanotte la moglie si è svegliata alle quattro, non so cosa si è sognata, sta di fatto che aveva una gran voglia e sono stato costretto a accontentarla e non ho più ripreso sonno”, oppure, ieri nel fare gli allunghi m’è venuto fuori un dolorino, ma poi, le scuse solite che tanti usano le conoscete meglio del sottoscritto, esatto, e chi più ne ha più ne metta. Non sto li a tirar fuori tutta la sequela di scuse che tiravano fuori i miei avversari di categoria prima della gara e dopo che gli ero arrivato davanti) E non tutti tirano fuori delle scuse. Anzi, per innervosire l’avversario o l’avversaria ci stanno quelli che sul campo gara vantano una forma massimale, (il sottoscritto era così, era modo copiato, usato anche da un forte runner di Calcinato che poi s’è dedicato con altri ultrarunners del posto ai pellegrinaggi mariani e alle ultra, minimo una cinquantina di km e tutte le domeniche, dove il massimo, era di fare quei pellegrinaggi in preparazione de IL PASSATORE. Poi logico che tutti questi avevano già nel carniere la NYCM. Ecco, non fatemi mettere il nome, ci si fermava lì, ci si limitava a dire che, stavamo bene e che eravamo in grande forma, a differenza di quelli che rincaravano e favoleggiavano sfracelli) che ti vengono a dire di come bene girano le gambe in questo momento, ti spiattellano lì tempi sui mille di quattro giorni fa, cosa da far paura. Esatto, la tattica di innervosire l’avversario e l’avversaria. Che funziona a volte con chi la gara è solo che sfida contro l’avversario o l’avversaria, ma non vale a niente contro chi corre contro al massimale del suo stato di forma del momento, di chi corre contro un avversario che è lui stesso e non altri. Anzi, allo spavaldo che vantava sfracelli, sai a quanti dopo gara, doveva tirar fuori poi scusanti inventate e per giustificare la sua sconfitta. Qualcosa ne so, anche se poco, qualcosa ne so, nel suo piccolo, anche il sottoscritto aveva in gara i suoi avversari. Non fatemi mettere i nomi, e specie, il nome. (3^) Il partecipante di questa tipologia, in gara, e solo per divertimento, solo una corsa e non una gara, perché lo ispira il giro e che immagina sia percorso e giro in un bel posto. Sono quelli che non danno importanza a l’allenamento, escono la sera, la loro corsettina e finisce li. Questa tipologia non ci pensa nemmeno di spillarsi il numero gara, sono i cosiddetti non competitivi. Per questa tipologia, l’importante è il bel giro e che la gara faccia tanti partecipanti, e specie tanti non competitivi, esatto essere uno dei tanti dentro la massa. Perché come in tante cose e situazioni, più ce n’è e meglio è, esatto, questo tipo di partecipanti, confondendosi in mezzo alla massa, si sentono di più a loro agio. In psicologia ci sta proprio il detto che la massa fa vedere tutto più bello e più bello se ci si sente accettati (diverso è quando ci stanno pochi partecipanti come alle gare del Torneo Podistico, si va a immaginarsi dei fuori gregge, quelli che gli altri, la maggioranza, considerano degli sfigati). E la cosa vale, de l’importanza che riveste questo fatto psicologico, condiziona molto di più proprio i non competitivi. A questa tipologia di partecipanti della corsa non competitiva, della sportina, non glie ne può fregar di meno, quello che conta è che alla partenza e alla gara ci stanno tanti iscritti, una massa di partecipanti. Questa tipologia di runners non andrebbe mai a partecipare a una corsa se già in partenza immaginano che sarà gara con pochi partecipanti, esatto, a differenza dei competitivi o degli agonisti, che per queste due tipologie, meno partecipanti vuol anche dire più possibilità di beccare la sportina. (sfalsa il Torneo Podistico, dove le categorie non ci stanno, e specie, non ci stanno la ventina di categorie usuali dei due comitati di gare podistiche più gettonati della provincia) (4^) La quarta categoria sono gli agonisti, sono sempre n’è più e n’è meno partecipanti competitivi, però sono i partecipanti di grande caratura. Fanno tutto quello che fanno i partecipanti competitivi, però più alla grande. Se i competitivi in qualche modo si arrangiano da soli per tutto quello che è legato al correre a piedi, gli agonisti, dietro, quasi sempre, hanno un gruppo di professionisti in vari campi che li consigliano e li supportano. Dalla dieta ai massaggi, a chi li segue negli allenamenti, agli studi di ortopedia e plantari e chi più ne ha più ne metta. In pratica, sono come i partecipanti della seconda categoria, ma più evoluti nel l’impegno de l’allenamento e più determinati di raggiungere significativi risultati sportivi. Terminate le quattro categorie, poi, ecco che, ci sta una categoria a parte, e categoria dove che ci stanno dentro tutte le quattro categorie precedenti mescolate assieme, che ne fanno una schiera di partecipanti a parte, che si credono forse quelli partecipanti alla unica e vera corsa a piedi. Sono i partecipanti non più di una gara, ma dalla regina delle gare (almeno così credono e così sono convinti) esatto, la Maratona. Certo, parlare di Maratona, sarebbe più il suo campo a Pierangelo, che prendo occasione e lo saluto, e anche Milena, che anche loro ho voglia di vederli. Pierangelo Dossi, di maratona qualcosa ne sa? Carissimi, molto di più di qualcosa, nel suo carniere personale di corse a piedi, tante e tante le maratone che ha finito. Tra l’altro, con la sua partecipazione alle gare di maratone, ha messo dentro nel suo personale carniere, un bel ricordo, un bel riconoscimento, che non sono in tanti a poter vantare. (e calcolando che in 1 anno sono circa un 35000 a provare di portare a termine una maratona. Il riconoscimento che gli hanno dato a Pierangelo e che se l’è sudato e strameritato, è uno dei più ambiti riconoscimenti per un maratoneta, non so se ce ne stanno di più di 200/300 che possono dire altrettanto e calcolando gli ultimi vent’anni, del totale di venti anni di maratone. Esatto, forse sono 1 su 10000 i maratoneti quelli che hanno raggiunto questo risultato) di averlo messo nel carniere. Esatto, quel circuito di maratone conosciuto come NOBILI, che si doveva partecipare, in 1 solo anno, a sei maratone più importanti in Italia, anzi, non solo partecipare, bisognava portare a termine la maratona, i finisher, di quelle sei importanti maratone. Che non quello che decidevi tu, ma quelle che ci stavano nel circuito dei NOBILI della maratona, e la bravura non è tanto a finire la maratona, la bravura sta nel esser sempre pronti e non infortunati quel giorno della maratona, e chi conosce di corsa a piedi sa anche che è la cosa più da stare più attenti. (tanti hanno perso medaglia oro già in tasca e solo perchè si erano infortunati in quei giorni, e non solo in maratona, è così anche a altre gare, ma in maratona questo è più frequente) Non è da tutti esser stato un NOBILE DELLA MARATONA. (provate poi mi sapete dire) Detto questo, e senza offesa per nessun maratoneta, il sottoscritto, della gara di maratona non la pensa come l’autore del libro e non la vede come la vedono i più tanti. Mi raccomando, non c’è da prendersela a male, so che i maratoneti sono tanti, è senza offesa, è solo guardare la realtà, dal dal punto di vista di parte del sottoscritto, che notoriamente, per la massa, punto di vista quasi sempre sbagliato. Che già diverso un ultrarunner, che prendo occasione e saluto il mitico Giuseppe Angelini, che Maurizio mi ha detto che recentemente ha fatto registrare più o meno 150km in una famosa 24h. Che è kilometraggio di tutto rispetto anche per un runner di 40’anni, ma se correrete ancora a piedi e a 70’anni o giù di li, provate voi a fare150 km in 24h, poi mi saprete dire. Il sottoscritto ha provato con sei ore a fila di correre a piedi, questo che qualcosa può immaginare. Ecco, detto questo, non si capisce, o meglio, il sottoscritto non capisce perché è invidiato chi fa 42km a NYCM e anche se la finiscono in sei ore, e invece, nemmeno gagano chi, in 6h fa 60 km e più. Questo non lo capisco, esatto, per tanti la corsa a piedi finisce a 42km, esatto, i 42km della maratona sono dove finisce il mondo della corsa a piedi, e è così per tanti e anche per tanti addetti ai lavori. Esatto, la 42km come le colonne d’Ercole della corsa a piedi e la sua Mecca? esatto, la bella bionda newyorkese. Esatto, l’ignoranza da una parte, e la gara più pubblicizzata e partecipata da l’altra, hanno creato il mito che, la maratona è di diritto, e di immaginario collettivo? No carissimi, se guardiamo la realtà, la maratona è di realtà la regina delle gare di corsa a piedi e la NYCM è di realtà la Mecca di tutti i maratoneti. Allora, vediamo un po’ meglio la cosa? La maratona è diventata la regina di tutte le gare, esatto, perché forse è la gara che fa fare più fatturato agli organizzatori? (se devo impegnarmi a organizzare, meglio che organizzo corsa a piedi che fa più tanto fatturato, dove posso far pagare cartellino iscrizione più salato?) esatto, e più palanche circolano, e logico che più nomea altisonante ne deriva, e più palanche circolano, più la gara diventa famosa (se poi si va a pagare giornali e tv e testimonial personaggi famosi amati dalla gente, si fa presto a far diventare la tal gara, famosa gara, e dunque, gara di moda e di status symbol). Esatto, NYCM, il salto di qualità di nomea l’ha fatto quando un ricco industriale c’aveva messo dentro di tasca sua decine e decine di migliaia e migliaia di dollari e per chi avesse vinto, e anche per la pubblicità. Aveva messo sul piatto più palanche del vincitore della Boston Marathon, a l’epoca la indiscussa maratona più famosa al mondo, e fino a quei tempi. Esatto, che è anche la più vecchia maratona di tutte le maratone di città. Esempio, ai giorni nostri, vedi anche in Italia, che come in tante parti del mondo ci sta la moda di NYCM. Anzi, le altre stanno scomparendo come immagine, adesso sulla bocca dei maratoneti ci stanno, si e no, non più di una quindicina di maratone nel loro sogni. Dove se, NYCM è la regina, le altre sono ancora damigelle d’onore. Perché? esatto, perché a adesso la bella bionda newyorkese è quella che attira più tanti partecipanti delle altre, è diventata nel immaginario collettivo, uno status symbol, diventata la Ferrari della corsa a piedi, e per chi abita nelle vicinanze del lago o del mare, esatto, il motoscafo Riva della corsa a piedi. Non è la stessa cosa dire sono stato a fare la maratona NYCM e in 4 ore e mezza e dire sai che ho fatto il mio personale alla maratona di 2h40′ a Cesano Boscone. Secondo voi, non gli addetti ai lavori, ma le persone comuni, la massa del popolo non addetto ai lavori, cosa è che riterrebbero cosa più di figata? Non penso ci siano dei dubbi. Anzi, ci starebbe anche chi baratterebbe 100 maratone per dire sono stato 1 volta a fare la maratona di NYCM. La forza straripante e dirompente della moda del momento. (ricordo che già solo 60’anni fa la cosa era diversa, molto diversa, come immagine la maratona non affascinava più di tanto. C’è voluto la leggenda di Bikila. Carissimo, un indomani diventerebbe una star invidiata il vincitore di una gara di 7,523km, dove tanti famosi personaggi andrebbero a parlar bene, dove star del cinema e rockstar della canzone, tutti a vantarsi di fare tal gara di 7,523km, ci vuoi scommettere che anno dopo anno tanti e tanti e sempre più a partecipare a quella, se c’è qualche casualità con la famosa Ten radiofonica, esatto è casualità) Ci sta un po’ di confusione tra competizione e moda del momento e il vantarsi di dire sono stato a fare la … Ritornando a la gara, prima di fare la gara ci sta l’allenamento (ma lo sapete di quanti non hanno mai fatto una gara e però hanno fatto NYCM, esatto, è come avere a casa, possedere uno Status Symbol, aver fatto NYCM è come avere a casa, possedere una Ferrari e un motoscafo Riva, averli a casa tutti e due e farli vedere agli amici che vengono a trovarti. Sai che vanto) Perché, carissimi runners, se è una gara, la sfida, (tranne ai non competitivi, che glie ne può fregar di meno) la competizione ci sta a tutti i livelli di classifica, non solo fra i primi tre, ma anche lo stesso animus pugnandi lo trovi negli ultimi tre della classifica. Questo che dico, è che, chi partecipa a una gara non lo fa tanto per fare, gareggiare senza impegnarsi. Al contrario di quello che è la maratona. Fare tanto per fare, esatto, partecipi magari a NYCM, tanto li che conta non è il tempo, lì, che conta è il finire e con qualsiasi tempo finale. Esatto, cosi poi puoi pavoneggiarti coi amici e i paesani e di fargli vedere maglietta e medaglia. Difatti, il 90% di chi partecipa a una Maratona, non pensa al tempo finale, alla gara, pensa e spera solo di finirla e senza dolorini vari. Si va a dire sono stato alla NYCM e non il tempo finale, e si va a dire prima il tempo finale di altra maratona, esempio: ho fatto 2h40’ a maratona di Cesano Boscone. Esatto, perché Cesano Boscone anche se gli stessi 42km, non è status symbol. Sai che qualche maratoneta lo conosco, e anche di chi chiude dopo le 5h. Ecco, esatto, quelli che vanno a NYCM, chi va a piano, sono quelli che non li vedi in gara competitiva di brevi distanze, perché che senso ha dire sono stato a fare la gara, una 10km a pinco pallino e aver chiuso in 55minuti. Ma lo sapete di quanti ne vedo la domenica mattina, per conto loro, a correre per le stradine, e mai li ho visti in gara, poi, gli parli assieme, tanti che si preparano per andare a fare la maratona di NYCM. Mai visti a una gara e quasi tutti, la prima gara? esatto, vogliono e desiderano la bella bionda newyorkese che è la voluttuosa e sensuale e lasciva che li aspetta a gambe larghe. No, carissimi, non confondiamo il correre a piedi per questioni di immagine con il correre a piedi per competizione. Se si corre a piedi per divertimento, ecco questo è la miglior corsa per la salute, ma è cosa che niente ha a che fare con la competizione, non è gara, è corsa. Però, c’è un però, se è gara, battere l’avversario in gara è la cosa che tutti vogliono, nel senso che, al runner, ai più tanti, non gli interessa di viaggiare più veloce (logico che gli interessa ma perché poi ha più chance di battere l’avversario) se poi perde da l’avversario. Nel senso che, a quasi tutti i runner, preferiscono 1° posto con 35minuti in gara di 10km che alla stessa gara fare 5° posto con 32minuti. Questo che, lo spirito eccessivamente agonista, le più tante volte torna a casa scontento. Mentre l’opposto, è lo spirito del divertirsi in corsa al di la della classifica, ma questo è solo in teoria, perché, in pratica, la situazione è ben diversa, perché ditemi cosa c’entra di correre per divertimento a quel atleta che poi va a assumere ferro e per andar più forte. Ci sono di quelli forti che a volte corrono anche per divertimento? Si, qualcuno anche di forte ci sta, non fatemi fare i nomi. Esatto, qualcuno li vedi anche e proprio al Torneo Podistico, dove non ci stanno le categorie e le sportine da beccare. Ma si può partecipare a una gara competitiva e solo per divertimento? sicuro che si può, se hai mentalità aperta e flessibile di dare il giusto valore alla situazione, perché no? Lo spirito pugnandi che ci sta in ogni competitivo, lo si può usare solo in determinate situazioni che gli si dà valore, e in altre situazioni usare la gara come un semplice allenamento, e fregandocene se il tal borioso ci è arrivato davanti. Esatto, si deve dare il massimo a la gara che ci stimola, che gli diamo valore, e non rispondere alle provocazioni de l’avversario e magari borioso. Non si può tirare e tirare a tutte le domeniche, e solo per non farsi arrivare davanti il borioso avversario. Ma lasciamocela al borioso la soddisfazione, e anzi, gli diciamo che è andato proprio forte e che noi ci siamo impegnati al massimo per stargli attaccati, ma che stamattina lui è andato proprio forte, che ha fatto una bella gara, che ci è sembrato che ha fatto un bel salto di qualità. Sai quanto ce ne frega a noi della sua vittoria, noi abbiamo la nostra di gara da preparare e è a quella che non ce ne stanno di banane, è li che dobbiamo metterci in gioco. Fosse anche solo abbassare di 10 secondi il nostro personale. Della gara di Maratona, non ho niente da aggiungere. Già detto che la Maratona non è una gara in competizione con gli altri, è, se va bene, che non solo fatto modaiolo di partecipare per poi dopo ritornare a casa e finalmente di poter vantarci anche noi di dire: sai sono stato o stata a fare … Esatto, perché la maratona non è una gara, è una corsa, dove l’importante non è il risultato, l’importante è finirla, non contano le tante ore che ci si è messo, anche 6h, sei finisher, (che poi da un’altra parte ci sta quello della tua categoria, che nelle stesse 6h, di km ne ha buttati li 60/70km. La massa questo non lo capisce, non è di moda e non gli interessa) e ci si può vantare n’è più e ne meno come quello che di ore ce ne ha messe 4h. La maratona non ha niente a che fare con una sana competizione di gara di corsa a piedi, è solo una corsa a piedi dove manca l’aspetto competitivo (tranne ai primi 1000 a l’arrivo, ma a NYCM partecipano oltre 40000. A conferma che chi va lì non è per la gara, è qualcos’altro ma non ditemi che è la gara) l’importante è portarla a termine, qualsiasi sia il tempo finale, cosa che rovina lo sport? Che chi partecipa anche in costume carnevalesco? Mi aspettavo di più da questo capitolo del libro, ma gli argomenti che sono stati tirati fuori con LA GARA, mi hanno un po’ deluso, e ho dovuto metterci molto, ma molto del mio. Domani saliamo sul sesto gradino, quello che dice: NON TEMERE IL GIUDIZIO DELLA GENTE. (mauro)

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