BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

STORIELLA CHE SBRODOLA DI CERTA SITUAZIONE. SITUAZIONE DI VITA DA COACH.

CERTI ATLETI E SPECIE ATLETE, DA BELLE ROSE PROFUMATE, CON BEI PETALI, TANTI SONO STATI I COACH CHE QUANDO VANNO ACCORGERSI CHE LE ROSE HANNO ANCHE LE SPINE, MAGARI È GIÀ TROPPO TARDI

La vita da coach non è tutta rose e fiori. Esatto, come nella vita, come ai giorni nostri è sempre più spesso anche tra moglie e marito, anche i rapporti idilliaci tra coach e atleta possono spezzarsi e finire di esistere. Esatto, gli atleti e le atlete, così come le persone, sono fatti di muscoli psiche e sentimenti. Tanto più le relazioni sono state importanti e intime, più tanto diventerà traumatico il momento del distacco. Le eccezioni sono a confermare. Mentre, al contrario, i rapporti meno coinvolgenti, arrivano, fanno il loro tempo e poi come son venuti se ne vanno e senza lasciare strascico. Esatto, vengono e vanno, quasi che non ce ne accorgiamo. Nello sport, spesso e volentieri la relazione più profonda è quella tra le atlete e il loro allenatore, esatto, specie se l’atleta è una donna e l’allenatore è un uomo, spesso e volentieri il distacco è quasi sempre con strascico, quasi sempre con strascico da parte delle atlete. Spesso e volentieri negli sport individuali si instaurano legami molto profondi tra atleta donna e allenatore uomo. Il problema è che, tal rapporto professionale, col tempo giorno dopo giorno, diventa una relazione professionale, che sovente, va a sfociare anche in altro ambito fuori dello sport, esatto, spesso e volentieri, andando al di là del rapporto professionale che c’è tra l’atleta, specie se donna, e il suo coach. Così, senza volerlo, tante relazioni tra atleta e coach diventano talmente cosa coinvolgente e emotiva, che spesso, o a volte, nascono vere e proprie storie, storie d’amore. Quasi sempre però, sono amori che durano fino a quando l’atleta non cala le sue performance gara. Anche se non è escluso, e anzi, la realtà a confermare che finiscono spesso e anche in malo modo i rapporti anche tra atleta di basso livello e il suo coach. Esatto, spesso e volentieri quello che, fino a qualche mese prima, del suo coach, la stessa atleta ne parlava un gran bene. (anche se poco, qualcosa ne so. Vi ricordate la storiella di una mia ex atleta, che in periodo di magra, arrabbiatissima, perché l’atleta che prima gli arrivava sempre dietro era da un po’ di gare che gli arrivava davanti. A questo punto, arrabbiata, fa vedere a un altro coach la tabella che gli aveva dato da seguire il suo allenatore. Ebbene, apriti o cielo, quando quello che sarebbe diventato il suo nuovo coach gli dice: ma scusa questi sono allenamenti per corsa in montagna. Questa atleta viene da me e mi dice, non metto il nome, mi dice: … mi faceva fare allenamenti per la corsa in montagna, mentre io glie lo avevo chiaramente detto che volevo andare forte in gare su strada. A questo punto, prende il telefonino e telefona a casa del, a questo punto, ex coach e glie ne dice di cotte e di crude. Cambiato coach, del nuovo era entusiasta, era molto contenta. Mi fa: sai XYZ era bravo, ma ABC è più bravo, più professionale, si vede che è più competente e preparato. Però c’è un però, dopo un paio di mesi, i risultati non arrivano, n’è in gara su strada n’è in gara su pista. Anzi, i risultati regredivano, adesso non arrivava più nemmeno seconda, ma nemmeno terza. Dopo due mesi idilliaci, dopo l’ennesima brutta gara, la mia ex atleta ricorre ancore al telefonino, anche questa volta voleva dirgliene di cotte e di crude a quel che per un po’ considerava il coach più preparato e competente che aveva conosciuto. Prende il telefonino e telefona: Pronto c’è ABC? da l’altro capo del telefono, la risposta è: No, non c’è è uscito, sono la moglie, può dire a me. La mia atleta sfogandosi: Suo marito mi ha rovinato. Al che, da l’altro capo del telefono, la moglie pensa subito al peggio. Esatto, pensa subito al peggio. Esatto, pensa che il marito aveva una tresca con questa atleta e che l’aveva messa incinta. Ma la storiella non è finita, il bello che il tal coach, esatto, la prima cosa che fa, prevenuto e in malafede, subito quattro e quattr’otto telefona al sottoscritto, esatto, aveva pensato che era stato il sottoscritto a scaldare la mia ex atleta e parlando male di lui e dei suoi allenamenti. Esatto, stessa cosa che aveva fatto lui in precedenza, due mesi prima. Questo la dice lunga sui due tipi che erano. Ma la storiella non è finita qui, tutti e due, hanno poi lasciato la squadra. Un anno lei, l’anno dopo lui. Dopo questo episodio, il tal coach, è poi andato a seguire un’altra mia ex atleta, e a fine anno, esatto, anche loro due hanno sbattuto la porta e sono usciti dalla squadra. Di fatto, con una decina di atleti a seguire tal coach, erano usciti dalla più forte squadra amatoriale della provincia di quel breve periodo. Esatto, avevano anteposto i rapporti personali alla squadra. Che di fatto, dimostrando il poco interesse al gioco di squadra, e coltivando solo il loro orticello. Conferma è fatta vedere anche dei numerosi cambi casacca che poi hanno ancora avuto seguito, e sia di tal coach e di tal atleta. esatto, se non andava bene a loro, non doveva andare bene a nessuno. Persone così ve le raccomando) Tanti sono gli atleti e non solo donne, che si aggrappano al loro coach per qualsiasi situazione che vanno a vivere andata a male. (esatto, se va bene sono bravi loro e bravo il coach, se va male, la colpa è solo del coach. Come la storiella di quel tipo che recatosi dal avvocato: l’avvocato legge la lettera che gli aveva portato il cliente, legge e poi ride: ah qua gli lo mettiamo nel .ulo. poi altra po’, serio: ah qui te lo mette nel .ulo. Dopo, ancora ride: ah qui glie lo mettiamo nel .ulo. Dopo, serio, ah qui te lo mette nel .culo. A questo punto, il cliente fa una domanda a l’avvocato: scusi avvocato, perchè quando c’è da metterglielo siamo in due, e quando invece c’è da prenderlo sono sempre da solo?) Esatto, questo tipo di atleti, vanno a scaricare sul coach tutte le situazioni inerenti alla loro vita, e non solo situazioni che riguardano unicamente l’aspetto sportivo. Spesso e volentieri, si rivolgono al coach e per qualsiasi stupidata, per qualsiasi scelta devono fare, prima consultano il loro coach. Però, anche il coach non è un semidio, non sempre gli consiglia delle scelte che poi si rivelano azzeccate. In questo caso, quando le scelte poco azzeccate cominciano a diventare due o tre in breve tempo, ecco che il rapporto rischia di finire, e di finire in malo modo. Questo si vede più spesso e volentieri se si tratta di atlete e atleti, fragili, insicuri, poco maturi. I bisogni di certezze e di sicurezza di tanti atleti e più spesso di tante atlete, mettono nella difficile condizione il tal povero coach, investito a risolvere problematiche ai suoi atleti, delle quali problematiche non ne può saper di meno. Il povero coach, credendo di essere solo una persona che consiglia gli atleti a come programmare i loro allenamenti, di colpo si trova investito di un ruolo che non gli compete e che ne farebbe volentieri a meno. (poi ci sono tecnici e coach che della cosa se ne approfittano. Vedi cosa è andata a dire di Ma Juren la sua ex atleta prediletta. Vedi il tal coach dei paesi de l’est che, dopo l’allenamento, una volta una, un’altra volta l’altra, a turno miccava il biscotto nella tazza delle due sue più forti atlete, con la storiella che sarebbero andate più forte) Esatto, a volte non sono gli atleti e le atlete a allargarsi e a deviare dal ruolo istituzionale di coach, ruolo che deve far correre più forte gli atleti e le atlete che allena, punto e basta. (Bill Bowerman, con un suo atleta aveva messo in piedi quel che adesso è l’impero Nike. Mai cosa è stata più indovinata) Detto questo, chi comanda il rapporto, volente o nolente, è il risultato della performance gara. Se non arrivano i risultati, quel che prima era considerata la persona più brava e competente e più adorabile del mondo, di colpo, diventa la persona più spregevole che esiste sulla faccia del Pianeta Terra. Quel che prima era considerato il Maestro di Vita, dopo qualche gara andata a male (ma guardate che capita questo anche con atleti di livello mondiale, anzi, più spesso è con loro. Più spesso i rapporti s’interrompono bruscamente e malamente proprio con atleti top player) che di colpo diventa la persona che li ha danneggiati, che gli voleva male, fino al punto di fargli fare allenamenti sbagliati, di rovinarli per sempre. Altra situazione è quando l’atleta vuol troncare col tecnico, che finito l’idillio, glie la vuol far pagare in modo subdolo, esatto, premeditando e volendo fargli fare brutta figura, esatto, in modo subdolo, di fare volontariamente brutta gara. Fare volontariamente brutta gara e per gettare discredito sulle capacità di allenatore di tal coach che, tal atleti, man mano sono andati a odiare. (una volta abbiamo fatto staffetta, eravamo il sottoscritto e Sal… padre, ebbene, a Padenghe, l’elemento più forte della staffetta ha voluto e di proposito andare a piano, per far perdere. Esatto, esistono anche queste persone) Capita quasi sempre, e per non dir sempre, tutto quello che di buono c’è stato in precedenza, può venir cancellato con due gare andate a male. L’atleta non deve dimenticare che, anche l’allenatore ha bisogno di soddisfazioni, l’atleta non dovrebbe considerarsi il centro del mondo. Non si può caricare il coach di compiti che non gli competono. Non chiedete a lui, al vostro coach, cose che di solito si pretendono dai partner e dai fidanzati o dagli amanti. Care atlete, fatevi un esame di coscienza, ma che cosa è che volete veramente da l’allenatore? Non considerate l’allenatore come un semidio, non idealizzatelo, spesso e volentieri, questo tipo di atlete e atleti, dopo poco, dopo qualche gara andata a male andranno a odiarlo. Se non condividete le sue scelte di allenamento, basta parlargliene a cuore aperto. Non cercate di identificarti nel vostro allenatore, volendo assomigliare tale e quale a lui. A volte, l’allenatore per stimolare una reazione nell’atleta che segue, magari, può adottare un comportamento che lui ritiene valido allo scopo, ma che però l’atleta non comprende, e da qui possono nascere i primi dissapori. Poi, e questo tenetelo sempre ben presente, non dovete trattare il vostro allenatore come fosse un vostro dipendente. -continua- (mauro)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.