BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

storia di un atleta dei vecchi tempi, di quando si doveva conciliare, sport e lavoro, storia di Giuseppe Nicolino Beviacqua.

(carissimi, proviamo a far lavorare 8 ore in fabbrica i campioni che sbavate per loro adesso, e anche se sono forti atleti d’importazione. Fagli fare 8 ore di lavoro in fabbrica, poi ne riparliamo, dei strepitosi tempi finali di adesso)

Che bello che anche a Brescia ci fosse amore per lo sport di casa propria, e raccontando ai giovani di cosa son stati capaci di fare chi è stato figlio di questa città e della sua provincia. Di quelli che hanno partecipato alla grande corsa della vita prima di loro. Che bello che anche nelle Valli del Marmo ci fosse amore per lo sport che si pratica nelle sue belle valli, (e in primis quello stupendo sport che è la Marcia di Regolarità. Che detto tra noi a qualche gara ho anche partecipato, che detto tra noi: sai che tanti e tanti che praticano questa attività a partecipare a una gara di Ultra Trail si piazzerebbero anche ai primi posti? Prova tu a tenere media di questi marciatori su salite di montagna e se sei capace però, qualcosa ne so, anche se poco qualcosa ne so. Un saluto e un bacio alla campionessa di tal specialità e che è figlia delle Valli del Marmo e che a qualche gara del Torneo Podistico si fa vedere: Ciao Alessandra.) aspre e spinose valli che hanno forgiato e plasmato gli uomini e le donne di questi posti a somiglianza di questo territorio che tanta e tanta importanza ha avuto nello scrivere la storia di Brescia. Questa sbrodolata la ispira al sottoscritto la città di Savona, e dove vado a fare copia e incolla della storia e della memoria, che la città di Savona, con sentimento di amore e gratitudine, ricorda uno dei suoi figli, l’atleta savonese, Niculin Beviacqua, gloria sportiva della città di Savona. Esatto, quello che per quasi venti anni ha detenuto il record italiano sui 10000mt su pista. Esatto, quel record italiano che è stato battuto dal runner di Brescia, di casa nostra, esatto, Franco Volpi RIP. Che poi, che solo il Torneo Podistico si sia in qualche modo ricordato e si ricordi di lui in ambito sportivo? Dedicando alla sua memoria anche una gara nel giorno e proprio il 16 agosto e proprio in Maddalena, la montagna che ha tanto amato. (e sono contento che sua figlia Claudia si è sempre fatta vedere sul campo gara) Franco Volpi nato 16 agosto 1936, al momento, solo il Torneo Podistico a ricordare questo grande atleta? che con la gara in Maddalena, la: REMEMBER FRANCO VOLPI RUN TRIBUTE, il Torneo Podistico vuole ricordare una delle glorie del running, e forse il più grande atleta di questa specialità che ha avuto i natali a Brescia e provincia. (non me ne vogliano gli altri forti atleti che però loro si dedicavano e erano seguiti e solo per far questo, seguiti, coccolati e aiutati, nel migliore dei modi, coccolati e per far bene col running. Franco Volpi, era un operaio, e un po’ di differenza ci sta. Prova far fare 8 ore di lavoro in fabbrica a un qualsiasi keniano della scuderia di Brescia, poi vediamo se i loro tempi sono i loro tempi finali soliti, a capirla) Dicevo, a leggere la storia che la città di Savona a tributato al suo Niculin Beviacqua, mi ha commosso. Dico di Brescia, ma tutte le città dovrebbero scrivere la storia dei loro figli che si sono fatti conoscere al mondo, e non solo di sport. Poi, lo sport, le storie, non sono solo quelle del calcio e del ciclismo. Adesso faccio copia incolla, della storia che ho trovato sul sito storiadelcalciosavonese, tifosi del Brescia calcio, meditate.

NICULIN BEVIACQUA: IL PICCOLO GRANDE CAMPIONE GLORIA DELLO SPORT SAVONESE di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

“Sulla pista dello stadio di Colombes (Parigi, 1938: Campionati europei di atletica leggera, ndc) scese, tra gli altri, un minuscolo atleta in maglia azzurra, alto non più di un metro e sessanta e, soprattutto, di proporzioni ridottissime: 40/42 chilogrammi di ossa e muscoli, forse meno. Si trattava di Giuseppe Beviacqua, detto Nicolino, (esatto, ai tempi era così, ti davano nome di battesimo ma poi era la situazione e la vita a appiccicarti il tuo. Franco Volpi, il suo nome proprio di battesimo è Enzo. Ma a memoria mai nessuno si ricorda di aver sentito a chiamarlo con il nome di Enzo) nato a Savona nel 1914 e di gran lunga il miglior fondista che l’Italia abbia mai avuto, se eccettuiamo forse i semi-mitici Speroni e Ambrosini. Beviacqua fu il primo straniero a battere i finlandesi in casa loro sui 10 chilometri. A Parigi egli fece correre un immenso rischio a Ilmari Salminen (campione d’Europa nel 1934 e nel ‘38, Olimpico a Berlino nel 1936, Mondiale nel ’37, ndr) fu l’unico a reggere fino in fondo al suo passo e ad attaccarlo violentemente in dirittura, passandogli quasi tra il torso ed il braccio destro. Con uno sforzo disperato Salminen mantenne 4/10 di vantaggio e vinse, appunto, in 30’52”8. Al terzo posto, in 30’57”8, si insediò il tedesco Max Syring…” Così Giorgio Bonacina, giornalista, tra i più grandi cantori ed esperti di atletica leggera con Gianni Brera e Renato Morino, racconta una delle più belle imprese di Giuseppe Beviacqua, il piccolo grande campione savonese, sempre protagonista sulle piste di mezza Europa, da Berlino a Oslo, da Helsinki a Londra, da Stoccarda a Parigi, sui 5000 e 10000 metri, specialità che in quegli anni, tra il 1930 e il primo dopoguerra, vedevano eccellere i lunghi finnici Salminen, Virtanen, Hockert, Taisto Maki, Iso-Hollo, il polacco Kusocinski e i francesi Rochard e Bouin.

Una storia, quella di “Niculin” Beviacqua, di enorme valore sul piano sportivo e umano. Averlo conosciuto è stato un onore (a Franco Volpi, il sottoscritto, gli ha parlato, parlato parola grossa, diciamo salutato in tre occasioni, di quando arrivava a Buffalora a salutare i vecchi amici che organizzavano la gara serale. Tanti e tanti che lo hanno conosciuto e meglio e più del sottoscritto, ma pochi a ricordarlo, tra questi il sito Asai Bruno Bonomelli).  Giuseppe Beviacqua vulgo (scotomato) Niculin, nato a Savona il 28/10/1914 e scomparso il 10/8/1999. Atleta di fondo, dai 5.000 metri in su con particolare predilezione per la corsa campestre. Venti presenze in nazionale tra il 1936 e il 1951. Undicesimo in finale nei 10.000 metri alle Olimpiadi di Berlino. Vice campione d’Europa a Parigi nel 1938, partecipa anche agli Europei di Oslo nel 1946. Ottiene il primato italiano dei 5.000 metri una prima volta il 21/9/1941 a Milano con il tempo di 14’37” e una seconda volta a Firenze nel 1942 con il tempo di 14’31”8, primato destinato a durare fino al 1957 quando Perrone lo supera con 14’31”. Nei 10.000 metri Beviacqua diventa primatista italiano per ben tre volte, a Firenze nel 1937 con il tempo di 30’59” 8, a Parigi il 5 settembre 1938  con 30’53’8 e a Stoccarda nel 1940 in  30’27”4. Primato che dura quasi 20 anni, fino a che, nel 1959, primato migliorato di 21” da un grande Franco Volpi. Nella specialità dei 5.000 metri conquista il titolo italiano negli anni 1938, 1939, 1940, 1941, 1942, 1945. Beviacqua conquistò il titolo italiano dei 10.000 metri nel 1936, 1937, 1942, 1943, 1946, 1947, 1948 e il titolo di corsa campestre negli anni 1944, 1949, 1950. Per una volta abbiamo abbandonato le nostre consuete rievocazioni calcistiche per dedicare questa retrospettiva al più grande atleta che abbia mai illustrato la gloria di Savona ai vertici dell’atletica mondiale. L’occasione per ricordarlo però è stata del tutto casuale. Nello svolgere le nostre consuete ricerche sfogliando antichi giornali e almanacchi ci siamo imbattuti infatti in un magnifico articolo scritto da Bruno De Ceresa, un lunga e carriera alla guida del settore spettacoli del “Secolo XIX, fratello dell’attore Ferruccio, tra i grandi del teatro genovese e italiano, e apparso sul “Campione” del 26 dicembre 1955, nel quale si dà notizia del ritiro dalla gare di Niculin (a 41 anni. Volpi la sua carriera e fino a quasi 45 anni e da assoluto, cari atleti e runners di sportina di categoria, meditate) e ne traccia un bellissimo profilo umano e sportivo. Riproduciamo allora l’intero articolo apparso sotto il titolo: UN PICCOLO ITALIANO PLASMATO NEL FERRO “Se vi trovate a passare da Savona fate un salto in via Montenotte, alla pasticceria Ruggeri, là vi racconteranno come Niculin Beviacqua cominciò a correre. Vi descriveranno le volate di Niculin, allora appena undicenne garzonetto della pasticceria, per acciuffare i ragazzacci che gli facevano il verso e tentavano di rubargli le paste che lui portava in giro ai clienti sul plateau, in bilico sulla testa. Vi diranno anche che quando Niculin non venne più disturbato era ormai in grado di vincere una corsa: aveva tredici anni quando partecipò alla Bissolati. A piedi scalzi su di un percorso di due chilometri e mezzo Beviacqua seppe portare la maglia della sua società, la Fratellanza, che gli avevano fatto indossare, donata al momento della partenza, e regalo ricambiato alla società, con primo al traguardo. Si stupì di vincere più lui della gente che continuava a domandarsi come quel piccoletto avesse potuto fare. Da allora sono passati 28 anni ma la gente continua a domandarsi come abbia potuto diventare quel grande campione che è: basso di statura, (quando c’è da sudare la statura vuol dir niente) un vero e proprio peso piuma, dotato più di fasci di nervi che di muscoli, Beviacqua, aveva però una grande qualità che un giorno seppe affinare e adattare alle circostanze: la volontà di fare fatica, di correre e di vincere. Le sue imprese hanno stupito folle innumerevoli su tutti gli stadi d’Europa: nelle sue specialità 5.000 e 10.000 metri sapeva imporre un treno di corsa cui ben pochi sapevano resistere. Perfino i grandi Salminen, Lefevre, Szabo, Tchapla, Szilargi, Zatopek hanno dovuto ammirare la caparbietà di questo piccolo italiano, che aveva fatto onore alla maglia azzurra”. Emil Zatopek, l’uomo cavallo, 7 medaglie d’oro tra europei e olimpiadi. A Beviacqua capitò diverse volte di batterlo “Stralciamo dal suo albo d’oro alcuni episodi significativi. 1938: è una grande annata nel corso della quale compie un exploit. Nel corso di una settimana corre in quattro città europee diverse. Va a Berlino e vince i 10.000 metri davanti a Szilagy. Prende l’aereo e va a Helsinki ma l’apparecchio ha un’avaria al motore e occorre un atterraggio di fortuna, arriva nella capitale finlandese dopo una notte infernale trascorsa su di un traballante autobus; nello stesso pomeriggio corre e si piazza al secondo posto dopo il primatista mondiale dal quale lo divide una spanna. In compenso Niculin abbassa il record italiano sulle 4 miglia: 19’02”. L’indomani va a Turku che è sempre in Finlandia; si è riposato una notte così può battere Jarvileen sui 10.000 metri. Zatopek, allora agli inizi della carriera si piazza al settimo posto. Beviacqua prende ancora l’aereo per raggiungere Londra, altro incidente altra notte in bianco. Nella capitale britannica, Beviacqua, corre sulla distanza delle tre miglia e ottiene il terzo posto battendo il record italiano delle due e delle tre miglia. In volo raggiunge l’Italia e il lunedì torna al lavoro come fattorino dell’Ilva. Aveva chiesto sette giorni di ferie per poter correre all’estero. (anche Rino Lavelli faceva l’operaio. Anche a Franco Volpi domandava le ferie, ma poi, vuoi capire cara Fidal di quei tempi che le ferie finiscono anche, che un operaio NON ha giorni di ferie illimitati. Questo anche uno dei motivi, cari federali di quei tempi, che, Franco Volpi era costretto a disertare i raduni collegiali e che i vecchi e ottusi federali interpretavano come atto di ribellione e atto di insubordinazione. Ispirata anche da una storiella di Ogna, che ha raccontato al sottoscritto, ai tempi, l’adesso l’ottantenne e passa era stato runner di buon caratura, e ancora adesso lo si vede in giro per strada. Casualità della vita, è anche lo zio del mio amico e ex collega di lavoro, esatto, di Fabio, quello che voglio riuscire a farlo viaggiare a 4’45” akm) Sempre nello stesso anno, nel corso dei campionati europei a Parigi, Beviacqua, corre con 39° di febbre e arriva secondo dietro a Salminen. Non lo volevano far correre, ma Niculin, testardo, ha indossato la maglia azzurra, strappando l’ammirazione di tutti gli avversari e amici”. E’ forse fatto di ferro Niculin? No. E’ soltanto un uomo che ha saputo imporsi una regola di vita pari alle necessità dello sport cui ha dedicato la sua giovinezza. Niente fumare, niente bere, nessuno svago che potesse intaccare la sua forma: tutte le sere a letto alle 21, e tutti i giorni allenamento atletico sul campo dell’Ilva. Così per 28 anni estate e inverno anche quando in momenti duri era molto difficile conciliare il pranzo con la cena”. A Genova, Trofeo Colombo, 12 ottobre 1955. Niculin Beviacqua vince la sua ultima corsa a 41 anni “Oggi – così termina il racconto di Bruno De Ceresa – Niculin Beviacqua si è ritirato dalle corse; dopo la sua ultima strepitosa vittoria nella Coppa Colombo disputatasi il 12 ottobre scorso ha aderito alle pressioni degli amici preoccupati per la sua salute. Farà l’allenatore. Alle sue spalle stanno 27 campionati italiani vinti, capitano azzurro, olimpionico, primatista ancora imbattuto dopo 18 anni nella specialità dei 5.000 e dei 10.000 metri. E’ una garanzia per l’insegnamento alle giovani leve, è un simbolo di onestà sportiva. (magari se a Brescia il nostro Franco Volpi si fossero mossi di più, nel cercar di convincere Volpi a rimanere nel running e come regalare un po’ della sua tanta esperienza ai giovani. Per il sottoscritto, a Franco Volpi, le società di atletica bresciane, non hanno fatto quel che potevano fare di più e meglio per far restare Volpi a insegnare di corsa a piedi. Mia personale opinione e personalissimo parere. Detto questo, vediamo se riesco a pubblicare qualche photo che ritrae NICULIN) Alla prossima sbrodolatura. (mauro)

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