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sbrodolata su la grande inventiva, sulla fantasia, sulla creatività di far chiudere le radio libere

Con la sbrodolata di ieri, ero arrivato quando nel ‘75/’76 la radio nasceva con lo spirito libero che si respirava anche un po’ anni prima, esatto, quello del ’68. La radio era diventata un mezzo di forte carica simbolica per chiunque voleva diffondere via etere il libero pensiero, e che spesso, di logica, trasgressivo se paragonato a le trasmissioni radiofoniche della radio di Stato. L’uso della radio in modo di più libertà, aveva attratto appassionati di musica, appassionati della politica, appassionati di diffondere la religione, e specie appassionati del fare palanche con la pubblicità. Dove era nato un vero e proprio settore di lavoro, che a gli inizi chiamato dj radiofonico, e per passare dopo a speaker radiofonico, e dopo ancora intrattenitore radiofonico, e dove i procacciatori di pubblicità. Dove che Poldo, mi ricordo, quante risate, che si era fatto gabolare da tal scuola per corrispondenza e che diceva di essere scuola in grado di insegnare a diventare bravi dj radiofonici. Carissimi, o sei portato a questo, o madre natura ti ha donato un timbro di voce, un tono di voce gradevole a l’udito, e che poi sei in grado anche di modulare bene la voce, o, esatto, non c’è scuola che tenga. Che Poldo, dopo nemmeno 1 mese a chiedermi se gli trovavo acquirente che gli ritirava tutta la mercanzia che gli era arrivata a casa. Che dopo due settimane, a chiedermi se gli trovavo chi subentrava a lui, a proseguire a pagare le rate del corso, e che gli avrebbe regalato tutta la mercanzia e le due rate già state pagate. Dal di fuori sembra facile, dal di fuori sembra tutto facile, esatto, dal di fuori sembra facile tenere la attività di partita Iva chiusa, ragionando li ai vari ministeri ma senza problemi di palanche a fine mese. Ma se uno che una attività è l’unica e sola fonte di entrata e per arrivare a fine mese, non dico di pagare il mutuo, ma se è l’unica possibilità che si ha per mantenere e dar non dico chissà che cosa, ma l’unica possibilità e solo di sfamar la famiglia, dimmi tu. (ma lo vede anche un bambino che in questa situazione si sono usati due pesi e due misure, chi ci ha guadagnato e chi è entrato in povertà. Ma lo vede anche un bambino che la cifra dei sostegni, sono cifre ridicole, chiamiamoli col loro nome? mancia o elemosina?) Dal di fuori, in emiciclo, e con le palanche fisse a fine mese, sembra facile di dire di chiudere e di dare degli irresponsabili a chi vuol tenere aperto, a quelli che non gli rimane di andare contro una legge (ma se una legge è senza senso, dimmi tu, ma che legge è?) chi fatti andare a attaccarsi alla canna del gas, gli rimane un’ultima cosa, gioca l’ultima carta e per vedere se riesce di sfamare la famiglia, e anche di andare contro una legge, che inventata non da chi ha partita iva di sicuro, esatto, legge inventata da chi, n’è più e n’è meno, Covid 19 o non Covid 19, il suo fine mese gli è garantito dallo Stato, che non è il semplice sostegno, è l’assegno mensile pieno, come prima del Covid 19 e come sarà dopo Covid 19, e come quando diventerà Covid 20. A capirla? La radio libera, le radio libere, erano diventate anche un vero e proprio strumento di controinformazione, di pratica politica, ma anche di semplice intrattenimento musicale. (dopo adesso ci sta pubblicità della televisione che mette in guardia dal web, che dice: io non la bevo, e che bevi tu? le informazioni delle reti del ….liere? Carissimo, tu per le palanche e tante che becchi a fine mese ti bevi di tutto, e in primis ti sei bevuto la tua dignità, da missione di giornalista, sei diventato solo che un servo ai comandi di chi ti fa busta paga. Che quello che non è filtrato lo conosci la potenza de la informazione e tramite gli schermi, sei il primo a conoscere la potenza del video, delle cazzate sparate in video, lo conosci molto bene il trucchetto, lo hai sempre usato questo trucchetto di propinare bufale al popolo e tramite la televisione. Però una domanda, ma tu, caro giornalista prezzolato in giacca e cravatta e labbra rosse e tacchi a spillo, le tua rete televisiva nazionale e dove fai il servo del proprietario di tal reti diventate dominanti e che lasciano poco spazio alla concorrenza, ecco, chi filtra le vostre bufale? o voi siete talmente puri e timorati e che mai sparate cazzate e non ricorrete a bufale di comodo? Ecco, se dici così, ecco che questa volta sono io a non bere)  Le radio libere, di colpo, avevano dato alle masse di non essere più soltanto sudditi soggetti passivi della comunicazione di Stato, comunicazione fatta da gli apparati statali e divulgata anche tramite i tre canali di Radio Rai (monopolio di informazione, informazione a senso unico). Ma le radio libere, una vera e propria operazione Husky, e radio libere a diventare le truppe anglo-americane di liberazione sbarcate in Italia nel 1943, e per liberare l’etere dal dominio e da la occupazione de l’informazione a senso unico imposta dallo Stato. Esatto, le radio libere anche la situazione di dar modo di far ascoltare anche la voce di chi non l’aveva mai avuta e fino a quel momento. Le radio libere avevano spezzato l’egemonia de le onde radio solo che in mano allo Stato, e a l’apparato statale. Qui faccio un po’ di copia incolla, non è farina tutta del sacco del sottoscritto, è ispirata da una tesi di laurea di … non fatemi mettere il nome. A Roma comincia a trasmettere Radio Città Futura: è un emittente fortemente politicizzata, che si propone un vero e proprio obiettivo di lotta contro “l’informazione borghese”. A Bologna nasce Radio Alice che rifiuta ogni forma di professionismo per eliminare qualsiasi tipo di filtro tra chi parla e chi ascolta. Nasce anche Radio Radicale che negli anni conserverà un’impronta inconfondibile di servizio sociale unita ad una forte carica trasgressiva. Le radio emittenti democratiche sono le informazioni più aggressive ma anche le più interessanti. Alcune si muovono ai margini di quella vasta area giovanile e contestatrice di quei tempi (non le sardine e i merluzzi dei nostri giorni). Le più autorevoli di queste emittenti si costituiscono in Federazione, la FRED, per contrastare qualsiasi forma di oligopolio nel campo delle radio private. La storia del ‘68 aveva ispirato anni di creatività diffusa e che trovò nella radio, pubblica e poi privata, il suo sbocco più naturale. Quella creatività intelligente e assurda, ma anche fantastica e demenziale, venne ispirata proprio da una trasmissione della RAI, un programma radiofonico diventato un vero cult tra i giovani di quei tempi, esatto, Alto Gradimento. Programma radiofonico inventato nel 1970 da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Dove poi quasi tutte le radio libere e private hanno copiato questo stile di fare radio, e tutt’oggi è modello e stile di fare radio ancora copiato, anzi, sempre più copiato che mai. Gli anni ’80 vedono le radio libere a diventare radio commerciali. La logica del mercato poi ha spazzato via, se non totalmente, quella freschezza primordiale che era alla base delle radio libere. Il fenomeno di massa, il furore e l’entusiasmo per la novità, si sa, dopo poco si spenge, restando solo un capitolo nelle pagine di questa storia. Esatto, attaccata da più parti, dallo Stato e dal mercato affaristico, la radio troppo libera era anche un problema, era anche malvista da l’establishment, esatto, e qual è quella azienda che va a fare pubblicità su una radio malvista da l’establishment? Esatto, nessuna azienda, questo che, le radio libere, aumentandogli (la legge del mercato di pesce grosso è questa, aumentiamo i costi di gestione burocratici e vedi che i piccoli poi non ci stanno dentro e costretti a chiudere e a sparire. Come quando si mettono d’accordo dei soci di società, e decidono un aumento di capitale per ripianare i debiti, e i più piccoli non hanno capitale da mettere dentro, e che costretti a vendere le loro azioni ai soci più potenti, o rimanere e da li in poi non contare più un …zzzo. Stato e riccastri privati con mano in pasta nella politica, hanno fatto presto, non era più sufficiente avere 5milioni per fare una radio, ne servivano da un anno con l’altro, ne servivano 50 di milioni, dieci volte di più. Esatto, il gioco rimasto solo che in mani ai soliti noti) i costi di gestione, e non potendo contare sulla pubblicità, le radio libere, esatto, costrette a chiudere e a vendere la frequenza ai privati majors commerciali. Esatto, la stessa cosa è anche nella corsa a piedi, corsa di maratona, pensi di trovare più tanti sponsor a organizzare la maratona di Nuvolento o di Brescia, di Brescia o di Firenze? Di Firenze o di Roma? Esatto, pesce grosso si pappa sempre pesce più piccolo. I sogni prima o poi fanno i conti con la realtà. (il sogno del Torneo Podistico prima o poi farà i conti con la realtà, chi vivrà vedrà, nel senso di Covid 19? o nel senso di burocrazia?) Diventando, di colpo, costi di gestione che hanno messo in crisi molte di quelle radio che non ti dico, alcune sono passate nelle mani dei partiti, alcune, oggi, sono basate sul volontariato, altre sono diventate vere e proprie imprese commerciali. A parte gli obiettivi politici, la radiofonia privata era un mezzo poco costoso di espressione e offriva un nuovo sbocco commerciale attraverso forme di pubblicità circoscritta localmente, addirittura di quartiere. La radio, ai tempi, era uno strumento di uso individuale e personalizzato e la pluralità di informazione non comandata da la pubblicità. Questo modo nostrano e naif di fare la radio, dava modo a chi la ascoltava di scegliere il suo programma e la sua radio preferita, dove ci stava tanta diversità di programmazione (adesso, ascolti una le hai ascoltate tutte, dirige il palinsesto radiofonico la pubblicità, uguale per tutte le radio a livello nazionale, un po’ stile Alto Gradimento, un po’ di musica chewing gum, un po’ parlare di aria fritta e tanta pubblicità, questo lo schema in uso a tutte le radio di livello nazionale). Adesso, senti una radio, le hai sentite tutte, tutte uguali, ma dove è andata a finire la pluralità e le nette differenze che ci stavano tra radio e radio, dove è finito tutto questo? Esatto, è finito tutto e ancora una volta in mano a conservatori dello status quo e amici de l’establishment. La radio passata da libera, passata a commerciale. Che passando a commerciale, per forza di cose, aveva visto ai microfoni una sempre più specializzazione e professionalità, dove a chi per hobby, non era più stata data la possibilità di stare al microfono (dove visto che sono gare per hobby quelle del Torneo Podistico, sai che se 2+2=4, ebbene, lo avete capito anche voi) Tante le star della televisione a aver fatto la gavetta in radio. Non fatemi mettere i nomi, i più famosi intrattenitori della televisione di adesso sono usciti dalla radio commerciale privata. Nel 1988 Audiradio riunisce la RAI, la Sipra e altre organizzazioni del settore con lo scopo di effettuare indagini periodiche a livello nazionale per la rilevazione dell’ascolto radiofonico, un servizio a gli industriali e per dove indirizzare la pubblicità? A quei tempi, il sovraffollamento dell’etere creò una situazione di competitività tra le varie radio e perciò aumentò il bisogno di risorse economiche, al fine di potenziare il segnale, migliorare la qualità della programmazione e professionalizzare il personale. In questa situazione di concorrenza, le radio libere divennero sempre più radio commerciali, che per sopravvivere, dovevano per forza di cose, di strizzare l’occhio alla pubblicità. La radio libera di quei primi tempi non aveva niente a che spartire con la radio commerciale odierna. Dove invece, la radio libera di quei tempi ha molto più affinità con tanti siti internet di adesso, dove al momento godono di relativa libertà di espressione, e compreso questo sito. Ma mai dire mai. Come adesso tutti possono avere il loro blog e il loro sito internet, a metà degli anni ‘70 chiunque avesse avuto a disposizione un’attrezzatura minimale ed alcuni dischi faticosamente comprati o prestati da amici poteva avere il suo piccolo spazio, che sovente non andava al di fuori del recinto condominiale o poco più, per trasmettere il proprio pensiero, ma soprattutto il proprio entusiasmo. L’effetto macchia d’olio della moda di mettere in piede le radio libere fu devastante e di clamorose proporzioni. Ogni quartiere d’ogni piccola città aveva la sua radio personale e il volto del dj aveva le sembianze di quello di un vicino di casa o di un amico con cui avevi giocato a pallone fino il giorno prima. Chi era dotato d’apparecchiature leggermente più professionali, poteva permettersi, agli albori felici di un etere non intasato, di coprire chilometri e chilometri di spazio, raggiungendo anche zone lontane dal punto di trasmissione. La freschezza, l’entusiasmo, la voglia di trasmettere di queste radio erano le loro armi vincenti ma anche il loro limite, poiché alla fine degli anni settanta, chi aveva qualche idea buona doveva alla fine inevitabilmente scontrarsi con la logica di mercato. Ecco dunque che alcune radio, foraggiate a dovere da investitori lungimiranti e dotandosi di potenti trasmettitori, riuscivano ad ottenere delle coperture territoriali importanti; l’immediato vantaggio era dato dal crescente numero d’ascoltatori che, dopo la novità di poter spaziare a piacimento tra la miriade di voci libere, andava ricercando la radio che meglio si poteva sintonizzare agendo sulla manopola della modulazione di frequenza (esatto, era diventato di ascoltare la radio meno disturbata e che si riceveva meglio, e non di ascoltare la preferita. Fino a quando poi sono entrati gli industriali della radio e con le palanche a comperare vitamine su vitamine di watts, aumentare la potenza di trasmissione e per coprire le piccole emittenti, e a attirare la pubblicità) Esatto, strumentazione più potente, voleva dire costi maggiori, che? esatto, che il prezzo da pagare era quello di dover concedere spazi sempre maggiori alla pubblicità e di modificare la voce della radio, esatto da voce libera a voce semilibera e direzionata da la pubblicità in un primo momento, e poco dopo, fino al completo stravolgimento di quel che era la radio libera, che da radio libera costretta a passare in totale servilismo, di passare al servizio e servi della pubblicità, esatto, la morte del perchè si era dato la vita a una radio libera, nata per passione e finita a fare i conti con la pubblicità. (esattamente come le corse a piedi, più palanche hai a disposizione, più puoi permetterti pubblicità di far conoscere la tua gara, più la fai conoscere più sponsor attiri, più il nome del posto è blasonato, più ci vanno a correre i runners, e più ci vanno a correre i runners, di logico che più palanche tirano fuori gli sponsor. Ma è diventato questo il correre a piedi per hobby? una cosa che ha a che fare solo con le palanche? una cosa che ha a che fare solo di andare a correre dove vanno i più tanti, che attirati da la pubblicità?) Tra le differenze che ci stavano tra radio libere e radio commerciali, esatto, per le radio libere lo scopo principale era dare voce ai problemi sociali ed esistenziali provenienti dal basso, da classi sociali che non avevano mai avuto possibilità di comunicare il proprio disagio. Tale scopo era unito anche ad una programmazione musicale legata sempre all’impegno di programmare musica di un certo spessore politico e culturale, esatto, e che però rifiutava il tipo di musica proposta dalle multinazionali. Mentre la radiofonia privata era un mezzo poco costoso di espressione e offriva un nuovo sbocco commerciale attraverso forme di pubblicità circoscritta sia localmente che anche su scala molto più vasta e addirittura con il famoso net work, addirittura su scala nazionale. LA Prima radio libera è stata RADIO LIBERA DI PARTINICO Il 25 marzo 1970 grazie allo scrittore Danilo Dolci nasce Radio Libera di Partinico. Data che segna un punto di non ritorno nella storia dell’informazione italiana: in quel giorno intorno alle 19.00 circa, per la prima volta, il segnale radiofonico di Radio Libera di Partinico rompe il Monopolio di Stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia: a distanza di due anni dal terremoto del 1968 non una sola casa era stata ricostruita; il dominio mafioso e clientelare aveva attinto a piene mani dai soldi destinati alla ricostruzione della Valle del Belice. Una voce da Partinico per illustrare i problemi dei terremotati. Due collaboratori di Danilo Dolci, Franco Alasia e Pino Lombardo, (che non il podista che prendo occasione e lo saluto) chiusi nei locali del “Centro studi ed iniziative”, trasmettono notizie e documentari fonici sulle condizioni dei terremotati sui 98,5 mhz della modulazione di frequenza e sulla lunghezza d’onda di m 20.10 delle onde corte. L’emittente può essere udita su tutto il territorio italiano e da molte località all’estero. Si dice che la si sarebbe potuta captare anche negli Stati Uniti. Inizia così la prima esperienza di radio libera in Italia, con una trasmissione clandestina per denunciare le condizioni di degrado in cui versavano le zone della Valle del Belice, dello Jato e del Carboi a due anni dal terremoto del 1968. Trasmissione incentrata su lo stato di abbandono di quelle popolazioni (che forse adesso stessa situazione quelle attività a partita Iva chiuse e causa contagio Covid 19? Cioè non i mezzi pubblici a contagiare? non gli assembramenti nelle stazioni e alle fermate a contagiare? ma i negozi a contagiare? i ristoranti a contagiare? le palestre a contagiare? le piscine a contagiare? gli spettacoli a l’aperto a contagiare? Sai che non lo sapevo) e per protestare contro il disimpegno dello Stato e gli sprechi di denaro pubblico nella ricostruzione. Radio Libera di Partinico è stato un chiaro esempio di mobilitazione e di presa di coscienza della società civile nonché di precisa costituzione di un bene pubblico. La radio, per Dolci, significava innanzitutto dare un’opinione diversa dei fatti, di dire quel qualcosa di una realtà che gli altri non dicevano, e anzi, una realtà che tenevano ben nascosta alla popolazione. Possiamo oggi affermare che l’esperienza di Danilo Dolci sia stata la prima radio libera in Italia, inaugurando un fenomeno sociale e politico che ha rinnovato in parte la radio nel nostro Paese e all’estero. (radio che campò come tutte le più belle cose, che campò solo 1 giorno come le rose. Radio sequestrata in poco più di 24 ore e processo di Stato, processati per aver infranto la legge insensata, questo si evince dal momento che adesso non è più reato una radio che non è di Stato. Chi era avanti? chi era indietro?) RADIO AUT è stata una radio libera fondata nel 1976 da Peppino Impastato a Terrasini, in provincia di Palermo. La radio aveva sede a Terrasini e veniva gestita in regime di autofinanziamento (esatto, il Torneo Podistico, che finanziato esclusivamente dai partecipanti a le gare e non dalla pubblicità). Peppino Impastato poteva così liberamente utilizzare questo mezzo nel denunciare i potenti mafiosi del paese in cui viveva ed in quello di Terrasini, con coraggio e determinazione, che lo portarono anche a non essere ben visto dalla popolazione. Questo fino al giorno in cui fu preso ed assassinato soltanto per aver sbeffeggiato colui che non si doveva “toccare”. (vedi mauro quel che capita a pestare i piedi ai potenti? Ispirata dal mio giovane ex collega di lavoro, di quando stato sbattito fuori dai due majors comitati, esatto Fidal provinciale e Gardesano) La trasmissione andava in onda ogni venerdì sera ed assieme ad altri suoi tre colleghi metteva in atto “Onda Pazza a Mafiopoli” riuscendo a farsi ascoltare dalla cittadinanza dei due paesi e inondando di satira “politica” tutti quei personaggi che conosceva personalmente senza risparmiare nessuno speculatore e contando sul fatto che aveva sempre notizie freschissime e riservate pronte per essere messe in onda alla sua maniera. Il ruolo avuto da Radio Aut nella vicenda Impastato trova una autorevole conferma negli atti della Commissione Parlamentare Antimafia. La storia di Peppino così come quella della radio da dove proclamava la sua guerra ai mafiosi è stata raccontata nel film di Marco Tullio Giordana intitolato “I cento passi” vincendo un premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Venezia del 2000 con dodici minuti di applausi. La radio cessò le trasmissioni qualche mese dopo l’uccisione dello stesso Peppino, assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale che lui stesso portava avanti nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. RADIO MILANO INTERNATIONAL nasce ufficialmente il 10 marzo 1975, Angelo Borra sceglie il nome di Radio Milano International perché è a favore dell’internazionalizzazione della musica e perché ha presente il modello delle radio straniere La sede è in via Locatelli al numero civico 1. La modulazione di frequenza è 101 mhz, le prime voci che la radio diffonde sono quelle degli stessi Angelo Borra, del fratello Rino e dei fratelli Cozzi, tutti ragazzi intorno ai vent’anni. L’inizio ufficiale delle trasmissioni di Radio Milano International è una novità dirompente perché fino ad allora aveva trasmesso soltanto la Rai. Passano poche settimane e a Milano c’è un impressionante passaparola. Nelle scuole, nei bar, in discoteca, per strada, centinaia di giovani parlano di questo fenomeno straordinario. Nasce anche la leggenda della radio che trasmette da un pulmino in continuo movimento da un quartiere all’altro della città per evitare che i funzionari del Circostel possano individuarla e farla sigillare immediatamente dalla polizia. L’illusione di poter trasmettere indisturbati svanisce il 14 aprile, quando interviene improvvisamente la polizia. Però, dopo qualche giorno il Pretore ordina il dissequestro di Radio Milano International e la radio riprende le trasmissioni. L’emittente poteva essere ascoltata da tutti gli abitanti di Milano e provincia e fino a un raggio di circa 40 chilometri dal capoluogo lombardo. RADIO ALICE è un’emittente radiofonica bolognese di metà anni settanta. Concepita nel 1975 durante il periodo di esplosione delle radio libere, la radio inizia a trasmettere il 9 febbraio 1976 sulla frequenza fm 100.6 Mhz, utilizzando un trasmettitore militare, reperto della Seconda guerra mondiale. Lo studio della radio è una soffitta di due locali di via del Pratello 41, nel centro di Bologna e il nome è ispirato dalla protagonista del libro di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie, ma anche dalla figlia di Dadi Mariotti, una delle poche donne “fondatrici”(che ci tengo a dire, non labbra rosse e tacchi a spillo). La piccola emittente radiofonica dell’ “ala creativa” del movimento vuole farsi portavoce della “comunicazione liberata”: di qui le decisioni di aprire il microfono a chiunque e di trasformare la radio in strumento di produzione culturale attraverso l’organizzazione di concerti e di raduni giovanili. La radio viene chiusa dalla polizia con una irruzione nella sede di Via del Pratello la sera del 12 marzo 1977. Vengono arrestati tutti quelli che in quel momento sono presenti con l’accusa, poi rilevatasi infondata, di essere stata radio complice attiva nei violenti scontri all’indomani dell’uccisione dello studente Francesco Lorusso per mano della polizia. I redattori della radio che non riescono a fuggire durante l’irruzione negli studi vengono arrestati, e gli apparati di trasmissione vengono distrutti. Tutti gli arrestati vengono portati in questura, dove sono pestati violentemente, e poi vengono trasferiti nelle carceri di San Giovanni in Monte; verranno poi prosciolti dalle accuse mosse nei loro confronti: viene dimostrato come infatti non avessero diretto gli scontri bensì dato notizie in diretta sugli scontri stessi. L’inchiesta contro il carabiniere che aveva sparato a Lorusso e il capitano che lo comandava si conclude con l’archiviazione del caso. Radio Alice è spesso ricordata come la “radio degli autonomi”, ma in realtà ha rappresentato un singolare e originale esperimento di comunicazione: priva di redazione e di palinsesto fisso, annunciava la rivoluzione mediatica che stava per irrompere attraverso l’uso continuo e incondizionato della diretta telefonica. (non il sottoscritto che ha fatto solo che copia incolla dalla tesi di laurea di …, non fatemi mettere il nome) RADIO POPOLARE DI MILANO è un’emittente radiofonica, dalla vocazione “libera e indipendente”, fondata nel 1976 a Milano. Fino al 1990 la radiofonia privata ha percorso le strade della musica e dell’intrattenimento, dedicato quindi all’informazione in spazi ridotti. Si è trattato di una scelta culturale ma anche di marketing, con consistenti svolti organizzativi perché l’informazione richiede costi di produzione, livelli di professionismo e di organizzazione allora non raggiungibili. Radio Popolare si pone come soggetto di comunicazione, informazione e cultura di interesse pubblico scegliendo esplicitamente di interpretare in particolare gli interessi di quanti sono costretti a subire i meccanismi dei processi informativi e non hanno strumenti per tutelarsi. Diventa così sempre più una radio di informazione. RADIO RADICALE nacque tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976 per iniziativa di un gruppo di militanti radicali in un appartamento di 60 mq situato in via di Villa Pamphili, nel quartiere Monteverde di Roma. Come le radio libere che andavano nascendo in quegli anni a seguito della sentenza n. 202 della Corte Costituzionale, che liberalizzava le trasmissioni radiotelevisive via etere, anche Radio Radicale fu caratterizzata dall’ispirazione libertaria, dall’improvvisazione, dall’utilizzo di attrezzature di fortuna e dalla ricerca di bassi costi di produzione, ma fin dall’inizio si distinse dalle altre emittenti per la sua particolare filosofia editoriale. Radio Radicale rifiutò infatti il termine “controinformazione” assai di moda in quegli anni, per dimostrare come concretamente potesse essere realizzato un servizio pubblico di informazione, alternativo a quello sostanzialmente monopolista svolto dalla RAI. Nell’intenzione dell’editore la scelta della denominazione “Radicale” che la radio assunse era da riferirsi non tanto alla funzione di organo di quel partito, quanto piuttosto ad una linea di politica editoriale che come tutti oggi riconoscono, è sempre stata in grado di garantire imparzialità, professionalità e innovazione, divenendo un modello di servizio pubblico radiofonico. Accanto all’informazione sulle iniziative radicali, dunque, Radio Radicale diede vita ad una programmazione incentrata sulla pubblicizzazione dei momenti centrali della vita istituzionale e politica italiana, fino ad allora alla portata di una ristrettissima élite: fin dall’inizio, le dirette dal Parlamento, dai congressi dei partiti e dai tribunali avrebbero costituito il segno distintivo dell’emittente, rendendola di fatto una struttura privata efficacemente impegnata nello svolgimento di un servizio pubblico. Radio Radicale introdusse in Italia un modello di informazione politica totalmente innovativo, garantendo l’integralità degli eventi istituzionali e politici trasmessi: nessun taglio, nessuna mediazione giornalistica e nessuna selezione, al fine di permettere agli ascoltatori di “Conoscere per deliberare”, (ragionare con la propria testa) come ancora oggi scandisce la frase di Luigi Einaudi sul sito internet dell’emittente. Con questa puntata, al momento, lascio da parte il fenomeno delle radio libere di metà anni ’70 e visto che, domani è giorno di Resurrezione dal mondo dei morti, controtendenza vado domani a sparare cazzate su alcune, solo qualcuna delle migliaia di ditte che l’orgoglio di essere italiano ha fatto chiudere, preferendo i prodotti meno costosi che arrivavano da i paesi de l’extremo oriente, e di fatto facendo fallire una miriade di imprese e fabbriche italiane che operavano in tanti campi e non solo nel settore de l’elettronica e tralasciando altri settori che anche li stessa cosa. Esatto, non ti dico di quante migliaia e migliaia di operai che hanno perso posto di lavoro e grazie a chi da intelligente a comperare i prodotti meno costosi de l’extremo oriente. Ecco domani vado a dire il GRAZIE che queste aziende italiane hanno da dire agli italiani, un popolo di intelligenti. Non posso fare l’elenco telefonico, di come è stato per le radio ne scelgo qualcuna di quelle aziende che il sottoscritto ha avuto modo di riparare e vendere i suoi prodotti elettronici. Magari inizio da Europhon, da Autovox, da Voxson, da Condor, da magnetofoni Castelli, da Brion Vega, da Mivar e poi vediamo, dove porterà la sbrodolata di domani. 1 ABBRACCIO MANI KISSES (mauro)

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