BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

quando correre non è più un piacere

quando correre non è più il divertirsi, quando correre diventa un lavoro, quando correre diventa andare a acchiappare la sportina di categoria, ecco che, correre diventa cosa non tanto diversa della storia di mary

Allenamento? tanti che gli piace di dire sai, devo andare a fare allenamento, esatto, cosa che fa capire che chi sta parlando con voi è un atleta? Ma carissimi, l’atleta, non sta solo nel fare o no l’allenamento, (ispirata dalla canzone di De Gregori … un bravo calciatore non si vede da: se ha segnato o se ha sbagliato il calcio di rigore …) esatto, l’atleta sta nella testa. Quello che sta nella testa del l’atleta andrà a orientare e a modulare il suo modo di interpretare la sua specialità e il suo modo di allenarsi. Però c’è un però, tanti e tanti atleti, specie se di buona caratura, specie se giovani, invece che affidarsi al loro sentire, invece di star a ascoltare quello che gli dice la loro testa, esatto, si mettono nelle mani di un allenatore, quasi sempre un ex atleta con una buona carriera sportiva vincente. Esatto, non son convinti delle loro capacità e si affidano completamente, e ciecamente, nelle mani, spesso e volentieri, nelle mani di marpioni di tal specialità sportiva. Chi si ricorda di Mary Cain? Va be che con questa storia siamo arrivati a un caso limite, va be che è la punta di un iceberg, ma appunto per questo, se questo è stato un caso visibile, la punta del iceberg che sta sopra l’acqua, ecco che, è anche vero che non si conosce, o si conosce molto poco di cosa ci sta sotto l’acqua, perché è cosa che non è data a vedere. Esatto, occhio non vede, cuore non duole. Esatto, a certi livelli lo sport deve fare solo che business, e per far tanto business, dello sport si devono solo che raccontare belle storie. Esatto, a raccontare belle storie aumenta il fare fatturato con lo sport, esatto, ci sguazzano dentro tutti quelli che con lo sport ci guadagnano le tante e tante palanche. La storia di Mary è la storia, e purtroppo, storia simile di tanti altri giovani promettenti atleti, dove i genitori già prefiguravano di aver trovato in casa il campione dalle uova d’oro, esatto, il modo di fare palanche a palate. Poi, non sempre è tutto così, non sempre i sogni hanno un lieto fine, specie se, ci sono genitori che più alla salute del figlio o della figlia, si figurano già a firmare milionari contratti con tal sponsor in grado di sborsare tante palanche per il figlio o la figlia potenziali Top Player. Mary Cain, a un certo punto, nonostante la sua giovane età era diventata tra le più veloci runners americane, e poco più che adolescente, a arrivare in finale ai campionati mondiali. Tanto che, è stata chiamata a entrare nel progetto della Nike, il famoso (adesso chiuso, dopo le rivelazioni di Mary, la Nike ha detto che era a l’oscuro di tutto e se n’è lavata le mani e ha chiuso il progetto) Nike Oregon Project, dove a capo della struttura ci stava un ex grande runner, ci stava: Salazar. (che qualche cosa proibita, si dice, circola voce, che di cose proibite qualcosa ne sapeva e ne sa) La Mary Cain ha accusato Salazar e la Nike di averla rovinata, non solo fisicamente ma anche psicologicamente, in pratica ha accusato la Nike di averla usata, come si usa, una qualsiasi cavia di laboratorio. Costretta a subire, obbligata a subire e a non poter dire di no a tutto quello che sperimentavano sul suo fisico. In pratica, a poco a poco, l’avevano isolata dal resto del mondo, famigliari compresi, e solo prospettandogli il miraggio del successo e della fama, e con la fama, le tante possibilità di fare tante palanche. Sta di fatto che, in pochissimi anni, nel giro di un paio d’anni è andata incontro a cinque fratture ossee. Per tre anni è rimasta senza ciclo. Andata fuori di testa, si autolesionava e facendo sul suo corpo dei tagli, esatto, invece di dire basta al progetto e riprendere in mano la sua vita, faceva subire al suo corpo ogni sorta di tagli. Carissimi, quando non ci si sta più con la testa è una brutta cosa, e nessuno può far niente per guarire chi è entrato in quella situazione. Non c’è più nessun contatto, nessuna comunicazione è possibile, sono due mondi diversi separati da delle barriere trasparenti, due mondi che si vedono ma che sono distanti e che tal barriere trasparenti non mettono in contatto gli uni con gli altri. Mary Cain, si fidava completamente della ricchissima struttura apparato di tal progetto. Lei non doveva pensare più a niente, doveva solo che eseguire e non fare domande, doveva solo fare quello che gli ordinavano. Dietro tutto questo luccichio, Mary Cain non riusciva più a vedere la realtà, a distinguere i sogni dalla realtà. Non si accorgeva che la realtà era ben diversa da quel che gli faceva vedere il luccichio del progetto. Intanto, Salazar, diventa il padrone del corpo e del l’anima di Mary Cain, e ne fa quello che vuole, e anche con comportamento sempre più persecutorio. Mary Cain, essendo stata isolata, si trova a farsi le sue opinioni esclusivamente basandosi su l’ambiente dove è costretta a vivere, senza sostegno, senza nessun sostegno psichico e morale, a l’interno del progetto ci stavano solo gli amici di Salazar, non esisteva nessuna via di fuga da tal sistema, ne tanto meno, ci stavano chi potevano dargli una mano. Nel senso che, per prima cosa, lo staff di Salazar era composto volontariamente da soli uomini, tutte figure che non erano professionalmente preparate ma, come punto in comune, avevano, e unicamente, l’amicizia con Alberto Salazar. Il vero problema era proprio Salazar e le sue idee. Esatto, la mania di fargli perdere peso. Salazar, aveva deciso che Mary Cain doveva perdere peso e di arrivare a non pesare più di 51,7kg, e tutto doveva andare in quella direzione, punto e basta, lui l’aveva deciso, così doveva essere. Mary, veniva spinta quotidianamente a dimagrire e diventare sempre più snella senza alcun accompagnamento medico e psicologico, che una perdita di peso fatta in tal modo, non naturale, ma di farmacia, era quantomeno necessario. Le pesate quotidiane erano fatte davanti a tutti, lo stesso sistema che usano le sette fanatiche, e derise se, l’ago della bilancia non dava riscontro soddisfacente. Ad affiancare il suo percorso non ci stavano né psicologi dello sport né nutrizionisti, non ci stava nessuna figura che controllava quello che stava succedendo a livello scientifico e medico. Magness, ex collaboratore di Salazar, e diventato poi, per scrupolo di coscienza, ‘gola profonda’, dichiarerà che, spesso sentiva dire da Alberto Salazar: “…non mi importa niente di cosa dice la scienza, per me, ha il culo troppo grosso e sono i miei occhi che devono decidere! Me ne sbatto della scienza” A un certo punto, Mary Cain, ha cercato di confidare i suoi dubbi ai membri dello staff, ma si era sentita rispondere le stesse identiche parole di Salazar, e da tutti, esatto, come se ci fosse un copione programmato. Esatto, un ordine, un protocollo da seguire e imposto da Salazar. La dieta si fa sempre più ferrea e gli vengono fatte prendere sempre più pillole per dimagrire. Mary Cain dice che, tutta la sua concentrazione non era più rivolta alla preparazione fisica ma è semplicemente rivolta a perdere peso. Scoprirà solo successivamente che in questo periodo, a causa di queste condotte extreme, aveva sviluppato la RED-S Syndrome, con un calo totale degli estrogeni, con conseguente interruzione del ciclo per tre anni di fila. Ma anche che, i nutrienti assenti nella dieta che è stata costretta, hanno causato anche altri danni e fino a l’indebolimento delle ossa che le ha causato 5 fratture di seguito e una precoce comparsa di una anomala osteoporosi sviluppatasi in brevissimo tempo. A quel punto, Mary Cain, inizia anche a dimostrare chiari sintomi psichiatrici, infliggendosi tagli su tutto il corpo e praticando diversi tipi di autolesionismo. Confida Mary che, se a quel punto della sua vita, se il primo pensiero era solo perdere peso, adesso, il primo pensiero è diventato: se e come sopravvivere a quello che ha passato. Ecco che, un bel giorno Mary Cain confida tutto ai suoi genitori, ecco che, di colpo, cade il vaso di Pandora e cadendo il vaso si rompe e esce di tutto, rompendo quel muro di omertà che stava rinchiuso nel vaso, si era rotto anche lo sfavillante e luccicante Oregon Nike Project. Viene finalmente convinta dai genitori a rivelare tutto e nel 2019 contatta il New York Times. A Ottobre la Nike è costretta a chiudere il programma dichiarando di non essere mai stata a conoscenza di quello che succedeva, ed uscendone praticamente illesa. Salazar è stato condannato a 4 anni di allontanamento da ogni tipo di funzione sportiva. Mary Cain, da atleta più promettente degli Stati Uniti, si scopre rovinata come carriera, ma anche come donna, rovinata fisicamente ed emotivamente da un famoso marchio che non ha fatto attenzione e non ha controllato sufficientemente a chi aveva dato in mano il progetto e che seguiva gli atleti.  A seguito della denuncia di Mary, molte altre ragazze hanno preso coraggio e hanno raccontato di aver passato esperienze uguali o simili dovute e inflitte da Salazar e Nike. Ebbene, guardate che storia così, non è poi tanto diversa da storie di runners che vanno a rincorrere la sportina di categoria. Esatto, guardate che storia così non è tanto diversa di tanti runners che rincorrono la sportina di categoria dimenticando completamente di quando correvano e il correre era un piacere e un divertimento, esatto, niente a che fare coi tempi, le ripetute, le sportine, le vitamine, i sali, i battiti e chi più ne ha più ne metta. Questa storia mi da ispirazione di domani di sbrodolare di come nelle corse ultratrail si è conservato ancora un po’ del antico spirito e del piacere del correre a piedi. A domani, con la storia del perchè preferire il trail a l’asfalto. (mauro) 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.