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ma il running è ancora un correre a piedi o è diventata una sfilata di moda?

L’ispirazione questa volta viene da un articolo di una rivista di febbraio 2011 (Runners World) e che parla di corse a piedi. Chi ha scritto (che di corsa a piedi ne sa qualcosa) va a dire che rispetto ai suoi tempi la corsa a piedi ha, e purtroppo, cambiato spirito. Carissimo, non solo ha cambiato lo spirito, ma, adesso, in questi ultimi anni ha cambiato anche pelle, (l’ultimo baluardo di quello spirito che ci stava sono forse rimaste le ultratrail? e quando ci vorrà che arriverà anche qui la moda? Qui c’è da sudare, qui per la moda la vedo dura, però, mai dire mai. Però, caro Marco, se vuoi vedere ancora lo spirito primordiale della corsa a piedi, un modo c’è, viene a partecipare una volta a una corsa del Torneo Podistico. Se viene a partecipare a una delle corse del Torneo Podistico ti accorgerai che in questo circuito lo spirito primordiale della corsa a piedi non è morto, è sopravvissuto e è vivo e vegeto ) nel senso che, tu dici: che non si pratica più una corsa a piedi perché è bello correre, perché ti piace e perché è divertente e perchè si sta in compagnia. Dici che, adesso si pratica una corsa a piedi e solo che per l’intento di raggiungere un qualcosa, una vittoria, una sportina, un tempo finale che ti soddisfa, e così via, ognuno, adesso, ha un suo qualcosa da raggiungere, che può essere di tutto, tranne che il trovare piacere dal correre e lo stare in compagnia e per divertimento? Magari posso darti anche ragione, nel senso che una decina di anni fa poteva essere anche così, anzi, era così, ma adesso, caro Marco, dopo dieci anni passati ancora, adesso la corsa a piedi è diventata anche, un solo che, un farsi vedere con indossati tal marchi e ai piedi il tal marchio di scarpe. Adesso, esatto, nella corsa a piedi comanda il fashion. Esatto, se non sei fashion e con tutti gli aggeggi de l’ultima moda e de l’ultimo modello, esatto, in gara, in corsa tanti e tanti si troverebbero spaesati. (gente che ha tutto a l’ultima moda e tutto l’occorrente che, quello che sul mercato costa di più, ma che però, esatto, non son capaci di tenere i 5 minuti a km. Esatto, però vogliono farsi chiamare, esatto, farsi chiamare: runner. La corsa, grazie agli organizzatori col bernoccolo degli affari, è diventata solo che un affare di business e di moda) Caro Marco, ti ricordo che il tuo direttore, che anche lui si chiama Marco, e che è stato uno dei più forti runners italiani, e aggiungo, di sempre, senti cosa dice a proposito della moda del correre a piedi. Parla della rivoluzione che c’è stata nella corsa a piedi e da quando le donne hanno scoperto la moda del correre a piedi. Dice che tante e tante donne che hanno conosciuto la corsa a piedi e solo in questo ultimo decennio, hanno iniziato solo perché correre a piedi, cambiandogli nome, chiamando questa moda running, è diventata una moda che è anche diventata per le donne un mezzo per farsi notare, per farsi guardare, e anche, questo per le più brave, è diventata una cosa e un mezzo per raggiungere qualcosa, notorietà, visibilità, apprezzamento e anche la venale sportina. Esatto, correre è diventato il mezzo per raggiungere un qualcosa e non per il primordiale piacere di correre. Le donne hanno portato nella cultura della corsa a piedi una cosa che non si sapeva cos’era (vedi Bikila, che del fashion non glie ne poteva fregar di meno) Esatto, le donne, hanno portato il fashion nella cultura della corsa a piedi, che la corsa a piedi è tutto: fatica, sudore, sacrificio, privazioni, tutto, ma meno che il fashion. Dice: (non è il sottoscritto, è uno dei più competenti e che, ai tempi, è stato direttore anche dell’altra e famosa rivista di corsa a piedi, esatto, Correre. Esatto, di uno che viaggiava anche intorno ai 3’ a km o giù di lì, e che di gare ne ha vinte, eccome ne ha vinte, e logico che è stato anche in nazionale) quando mi trovo lì sul campo gara di ogni Avon Running (perché non è solo una gara, logico, il fatturato che fa questa gara è tanto, logico che sfruttano e vanno a fare gare in tante città e in tutta Italia e in tutto il mondo. Battono il ferro intanto che è ancora caldo, sfruttano il momento facendo abboccare, al amo di tal gara, tante e tante pescioline, e tutte felici e contente di abboccare, e tutte, con la loro maglietta intonata al colore delle scarpe) mi domando se c’è modo di fare qualcosa per salvare la corsa a piedi, dove è che si è sbagliato? il direttore arriva al punto di dire: bisognerebbe fare un passo indietro e cercar di far capire alle nostre mamme, mogli e figlie che la corsa è tutt’altro di quello che loro hanno in testa. Bisogna che chi ama veramente la corsa a piedi, e tutti assieme, si inizi a spiegare, specie a le donne, che cosa è una corsa a piedi. Prima lo si fa, più probabilità c’è di salvare lo spirito vero e sincero della corsa a piedi. (non è del sottoscritto, non guardatemi male) Allora, Marco, ecco cosa pensa il tuo direttore, che è la stessa identica cosa che vai a dire tu col tuo articolo, e anche se tu, non prendi di mira solo l’aspetto del fashion, ma punti il dito sullo spirito che non c’è più. L’articolo si sofferma su qualche aspetto che con la corsa a piedi ha nulla a che fare, uno di questi aspetti dove punti il dito, sono i “pacemakers”, esatto, quelli coi palloncini. Dici: ma che senso ha? A l’inizio vedi ste runners che tutti intorno a ste palloncino, tanto da non farlo respirare, che più che pacemakers sembrano cani pastore seguiti dal gregge. Verso la fine, questi palloncini, arrivano al traguardo e con loro, solo due o tre se è tanto. Esatto, ma dove sta il senso? Quando poi nessuno si gusta la gara, tutti e sempre intenti a guardare il gps e il cronometro e a bacchettare il palloncino se non fa combaciare il ritmo col loro gps nuovo e fiammante appena comperato proprio per la tal maratona, e che per qualche km solo che parlare di tal portento di gps. (dice che ha assistito anche a questo) Esatto, quel tipo di runners e che son diventati tanti come le formiche, (che fanno fare tanto fatturato agli organizzatori col bernoccolo degli affari) Questi nuovi runners non gustano la gara, non trovano piacere nella corsa, la corsa è solo un ritrovo dove far vedere i nuovi aggeggi che hanno acquistato e anche per loro come per le donne. Esatto la corsa è solo come un raggiungere qualcosa e un far vedere. La corsa non è più correre a piedi ma è un continuo guardare l’aggeggio e a quanti minuti o ore sei passato al tal km, perché l’obiettivo non è il divertirsi, ma raggiungere un qualcosa, un tempo prefissato o sportina, esatto, poco cambia. Poi, Marco va a dire che, va a fare una corsa in Veneto, di come quando era giovane, dove in Veneto, e ancora adesso, la corsa e la camminata con l’intera famiglia è ancora una istituzione. Però, anche qui ha visto il cambiamento rispetto a una trentina di anni fa. Adesso, anche li in Veneto, finito la gara, subito tutti a ritornare a casa, e più in fretta che si può. Adesso, gli è sembrato di correre come su un’autostrada, tanti e tanti ma ognuno per conto suo, senza neppure un saluto, e in mezzo a tanti, tutti a correre in solitario. Poi, cosa che non concepisce chi, con partenza a ore 9, a ore 7,30 sono già sul percorso gara. Gli viene in mente di quando che, dopo la gara ci si fermava a chiacchierare, a mangiare pane e salame su l’erba e sotto un albero, e in compagnia anche di gente che è stata in nazionale e una ha vinto anche una medaglia d’oro alle olimpiadi. Marco, come fare a non darti ragione, ma erano altri tempi, la vita era più semplice e facile. Da quando poi il fashion è entrato di prepotenza nella corsa a piedi, la corsa a piedi è diventata solo che altra cosa, solo che business e fashion. Vigilio mi fa, Vigilio, il primo responsabile che aveva organizzato la 5 castelli di Bedizzole, una gara più o meno di 25/28km, anno ’72 o ’73, gli anni passano anche per me. Ebbene, mi dice: mauro, sai che alle ore 16 c’era ancora gente sul percorso (è stata alla prima edizione corsa non competitiva con 3000 partecipanti), le famiglie si fermavano ai ristori e se lo godevano il percorso, non come adesso. Che adesso organizzare una gara così devi solo che sperare, adesso la burocrazia, apriti cielo e, se capita qualcosa di brutto, vai diretto sotto processo. Adesso, impensabile fare una gara in paese che inizia al mattino presto e finisce il pomeriggio tardi. Anche a quella gara, in una fotografia, (Vigilio, ricordati che mi avevi promesso che me la davi a me la fotografia) ci stanno, si vedono chi è stato un grande del running a quei tempi e chi lo è diventato un decennio dopo, e andando anche in nazionale e vincendo una delle gare di corsa a piedi più famose al mondo. Cari Marco e Marco, siamo stati sorpassati, che ci volete fare, la corsa a piedi non è più quella dei nostri tempi, c’è da prenderne atto e non farcene su una malattia. Se c’è qualcuno che con la corsa a piedi fa le palanche, che c’è di male? Se c’è qualcuna che della corsa a piedi è un mezzo per farsi guardare la mise a l’ultima moda, esatto, che c’è di male? Non ci vedo niente di male se a correre ci stanno anche le civettuole. Cari Marco e Marco, siamo noi che siamo stati sorpassati, abbiamo fatto il nostro tempo e adesso siamo solo che animali da esporre al museo della corsa a piedi dell’antichità. Quello che è, e mi sembra giusto, lasciare fare anche agli altri quello che della corsa a piedi vogliono fare, esatto, se la vedono come cosa che fa anche guadagnare, e palanche e immagine fashion, giusto lasciarli fare, se non fanno del male, perché no? Poi, ai nuovi interpreti e protagonisti della corsa a piedi, un po’ di rispetto a chi la corsa a piedi l’ha fatta diventare una grande cosa (non certo voi nuovi runners del fashion) E che questi nuovi runners sempre attivi a pubblicare sul loro stato del tal social, i nuovi, sempre andare a caccia degli ex campioni e a farsi vedere e a far selfie con l’ex grande campione che ci sta a tal gare. Che poi gli domandate. Esatto, gli domandate ai campioni sempre le stesse cose (non è mia, è ispirata del grande runner conosciuto anche come: il corsaro, esatto, Francesco. Esatto, quello che gli dà anche fastidio che, spesso, ci stanno donne in gara che tengono lo stesso passo di quando vanno al supermercato a fare la spesa) domande tipo: ti fai una photo con me? ma sei ancora in forma? Ma quanto vai a km adesso? quanti kg hai messo su da quando hai smesso di gareggiare? che poi se gli rispondo che non corro più e che della corsa mi sono stancato e che non me ne può fregar di meno, ecco, i runners solo per moda se la prendono anche a male. Per favore, lasciate perdere le domande sul running a un ex Top Runner, dice: domandatemi altro, esempio: che cosa faccio adesso che non gareggio più, oppure, se dopo il periodo del running ho trovato di realizzarmi in altro modo, non riescono a capire che dopo una ventina di anni di correre a piedi, adesso, del running, non me ne può fregar di meno. Che, non è perché sono stato atleta di alto livello devo e per forza correre tutti i giorni in canottiera e calzoncini corti. In pratica, dice: io ho fatto il mio tempo, e qualche ricordo, qualche traccia, qualche vittoria importante l’ho ottenuta, e un segno ne l’atletica l’ho lasciato. Voi fate il vostro adesso, e lasciate il vostro segno, se ci riuscite. Il corsaro dice: correre è un dono, non ci vuole una scienza per farlo, non bisogna essere dei genietti, basta seguire il proprio istinto, e, se hai le qualità, magari un giorno riesci anche tu a lasciare il segno. La bravura sta nel non sprecare il talento che Madre Natura ti ha donato, tutto qui. Quindi, vi ringrazio per i complimenti e che accetto volentieri, però la corsa a piedi è stata solo una parentesi della mia vita, seppur vi ringrazio, voglio poter dire di aver fatto anche qualcos’altro nella vita e non solo che a correre a piedi, vi ringrazio, ma adesso ho altro a cui pensare, la vita non è solo che correre a piedi. (ispirata da pag.18 della rivista la Corsa febbraio 2011. Già che ci sono, la rivista la Corsa, la prima volta che l’ho acquistata in edicola è stato nel 1990 o giù di lì, e era nata nel 1980. A quel tempo la rivista aveva un altro nome, esatto, la rivista a quel tempo si chiamava JOGGING. Dopo qualche anno, hanno fatto nuovo cambio di nome, l’hanno ribattezzata: LA GRANDE CORSA, correva anno 1994 e alla gara che avevamo organizzato li al negozio di Ponte S.Marco, gli avevo comunicato che facevamo la gara tal giorno e se, per favore, potevano pubblicare la data della gara nella pagina del calendario gare. Molto gentili, cosa che non mi sarei mai aspettato, oltre a uno striscione che pubblicizzava la rivista e che ho ancora da parte, mi avevano inviato, come regalo, una bella coppia di belle belle cavigliere da allenamento. Bei tempi, 26 anni fa bei tempi. Poi, con altro battesimo è diventata: LA CORSA) Alla prossima (mauro)

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