BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

lasciatemi sbagliare, gli sbagli sono il sale della vita, sono maestri di vita (non se ne può più del tutto e sempre giusto, questa è cosa che frena, uno, per la paura di sbagliare, nella vita, non farà e non concluderà mai niente)

Un allenatore di calcio di successo e di moda di questi anni, che nonostante sia un allenatore atipico, fuori dagli schemi canonici del l’immaginario che si ha di un allenatore di squadre di calcio, le sue squadre, tante che hanno messo qualcosa nel carniere, sicuro che merito è anche suo e dal suo modo di vedere. A inizio carriera di allenatore, e che ancora giovane si era trovato in mano una buona squadra da allenare, anzi, buona squadra l’aveva fatta diventare, di quando la solita domanda intelligente quella dei soliti giornalisti intelligenti, prima del inizio di quel campionato tedesco a chiedergli: ma non ha timore a condurre una squadra così blasonata e senza esperienza e che è ancora così giovane? L’allenatore risponde: sono giovane si, ma nella vita ho sbagliato tanto, tantissimo. Cosa voleva dire? Esatto, che pur essendo giovane, avendo commesso tanti sbagli e tanti errori, logico che dagli sbagli e dagli errori aveva anche imparato molto, aveva fatto tesoro di quei sbagli e quei errori, che per venirne fuori è stata una grande scuola, e che nemmeno scuola che aveva fatto chi aveva il doppio dei suoi anni. Grande … C’è da domandarsi, ma perché ci si dovrebbe fidare di una persona che dice di non aver mai sbagliato? Che esperienza potrà avere tal persona se nella vita ha sempre fatto, e tutto di giusto? (ma esisterà poi una persona che non ha mai sbagliato? Beh sono sotto gli occhi di tutti le previsioni di quelli che si dicevano bravi di tutto, esatto, quelli andati a comandare e anche di quelli della parte opposta che dicevano che visto che non capaci di comandare, dicevano: non preoccupatevi andranno subito a casa, durano poco, non riescono a mangiare il panettone. Esatto, di entrambe queste due categorie di eletti comandatori che andavano a dire: che loro i più bravi, che gli altri a sbagliare, gli altri gli incapaci, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti, i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Meditate No forse questo esempio non c’entra niente, è solo far vedere chi è più bravo a imbortolare) Se nella vita, e come nelle varie situazioni che ci stanno in tutti i campi, se mai si è dovuto di sudare con la nostra mente e farla lavorare duramente per riuscire a superare le crisi dovute a errori di scelta e agli sbagli di valutazione, una persona che scuola di esperienza può avere? Esatto, se una persona non ha mai commesso errori, come è che fa a conoscere bene anche l’altra faccia della medaglia delle situazioni? in modo di che sia scuola di scelta alla prossima occasione (siamo in classe, il compito che ci aveva assegnato di fare il maestro di radiotecnica, era di creare un circuito elettrico e che faceva, se esatto, faceva accendere la lampadina dai diversi interruttori del nostro montaggio elettronico della nostra scatola elettronica. Uno della classe al primo colpo fa giusto, quegli altri c’è qualcosa che non va. Ebbene, siamo stati costretti a andare alla ricerca dello sbaglio, dove ci stava il guasto di ragionamento. Questo che il maestro di radiotecnica ha sentenziato: avete imparato di più voi che avete sbagliato, perché siete stati costretti a andare alla ricerca del guasto, più voi, che lui che ha fatto giusto. Voi avete dovuto ragionarci sopra a dove stava il guasto e come aggiustare il vostro impianto. Questa è stata una gran lezione del maestro “sbaglio e errore”, che vi ha fatto imparare a risolverlo il problema, usando lo strumento della logica e del ragionamento. Sbaglio e errore che adesso, sicuro non ci ricascherete, non lo farete mai più questo tipo di errore. Poi, rivolto a chi aveva fatto giusto, se il tuo bel risultato è stato frutto di ragionamento, n’è più e ne meno è stata una gran bella lezione e che hai capito prima degli altri come è che si doveva fare. Se invece è stato solo per un fatto di .ulo, di fortuna, una casualità, qualcosa della lezione ti sei anche perso) Quando nella nostra testa si fa largo una situazione di corto circuito che innesca una crisi, lo sforzo che si deve fare per superare la sopravvenuta crisi, matura sempre le persone. Fare uno sbaglio e porre rimedio, vuol dire di aver imparato di non cascarci alla prossima volta. Esatto, le crisi e gli sbagli e gli errori, devono diventare un valore aggiunto della nostra conoscenza della vita e delle situazioni. Dal detto sbagliando s’impara. Dal detto si impara di più dalle sconfitte che dalle vittorie. Da ogni crisi se ne esce sempre più rafforzati, sempre più tenaci, sempre più motivati. Certo, tutto sta a prendere la crisi e gli sbagli dal verso giusto, come una lezione che viene e ci sprona a migliorarci. Esatto, perché ci stanno anche una infinità di esempi che le crisi e gli sbagli hanno portato sul baratro tante persone, e di queste, tante son finite nel baratro. Di bello che porta con se una crisi, è che chi va in crisi si abitua a ragionare e a porsi delle domande, esempio: perché sono andato in crisi e che sono solo a metà gara? E di trovare la risposta. Una volta trovata la risposta ecco che la crisi è stata la maestra che vi ha fatto lezione, avrete imparato qualcosa che non conoscevate prima, adesso, proprio grazie a questa lezione, sarete diventati più forti di prima. In una corsa a piedi, le crisi, non sono crisi di testa quelle esistenziali (ma perché sono venuto al mondo? che cosa devo fare intanto che sono in vita? Dove andrò una volta che il corpo materiale diventerà inanimato? Ci sarà vita oltre la morte? Ecco queste sono crisi esistenziali, che nulla hanno a che fare con le crisi della psiche mentre si sta correndo a piedi in gara, le quali spesso e volentieri vanno a braccetto con le crisi organiche e dei nostri muscoli di runner) Per un runner, le crisi sono dovute a ben altro, spesso e volentieri proprio a causa di presunzione del nostro stato di forma fisica. Quante volte in una gara, viene il momento di sentir più fatica del solito e parti del corpo che si lamentano, taluni, tanti o pochi, quelli che facendosi la domanda, trovano subito la risposta, riescono a superare la crisi e a riprendere la gara e a finirla. Altri, si pongono la domanda ma non trovano la risposta e non finiscono la gara. Altri ancora, non si pongono nemmeno la domanda, si ritirano e basta. Quello che si deve conoscere che in una gara c’è un’alternanza di stati d’animo. In gara è una lotta mai finita tra la mente che frena e la mente che vuol correre, a volte prevale una, a volte prevale l’altra, in una alternanza che dipende anche dallo stato di forma del runner. Il grande vantaggio che in questa lotta da vantaggio e facilita la mente che frena, che è quella parte della mente, quella che ti dice: ma perché continuare? Ma che senso ha star a soffrire? che tanto non porti a casa niente, che porti a casa solo fatica e dolori vari. Ecco queste le subdole frasi che ti sibila la mente che frena, è che è talmente brava che te le sussurra in modo molto suadente, con una bella voce che sembra uscire da bella bocca imbelletata di bella fig.A o di bel prestante e muscoloso giovanotto biondo e occhi azzurri che gli si vede la contentezza che sta nelle mutande. A ognuno, come esempio, scelga come immagine, quella che ritiene più suadente, scelga la voce di quello o quella che lo seduce di più. Il runner di alto livello, come detto anche nelle sbrodolate precedenti, è quel runner che riesce a tapparsi le orecchie e a non ascoltare tal persuasiva e suadente voce della mente che frena (esattamente come nella leggenda epica de L’Odissea, di quando Ulisse, legato i compagni di avventura, si era tappato le orecchie per non sentire la suadente voce delle Sirene, belle donne ammaliatrici con tanto di coda e che seducevano i naviganti che avevano la sfortuna di incontrarle) Di fronte a una crisi, bravo è chi è capace a farsi una domanda, e di cercare di darsi la risposta giusta nel più breve tempo possibile, e dopo aver trovato la risposta, probabilmente la crisi è stata superata, e proprio intervenendo sulla causa primaria della sopraggiunta crisi. Nulla è impossibile per una mente che vuole uscire dalla crisi. Ritornando al calabrone, il quale, pur non avendo ali adeguate al suo corpo, nonostante riesce a volare, esatto, perchè nel calabrone è forte il desiderio di volare, così come il runner dovrebbe aver forte desiderio di arrivare a tagliare il traguardo. Non fate come la gallina, che seppur dotata di buone ali, non vuole volare, non desidera di volare. Detto questo, la crisi più brutta da superare è quella che riguarda l’ambiente dove si svolge la nostra vita. A volte o spesso, situazioni non ottimali per il nostro ideale di voglia di vivere, dove conflitti e sensi di colpa vanno a minare la parte della nostra mente che vuole raggiungere il sogno, lasciano il segno. Morta la voglia di correre verso il sogno, dovuta spesso a problemi legati al convivere con le nostre voglie che però sono al contrario delle voglie di chi abbiamo attorno e ai quali gli vogliamo tanto bene. (in primis famigliari, conoscenti, amici, colleghi di lavoro, società di appartenenza, ecco che, la situazione prolungata di conflitto interiore, di colpo, fa subentrare una specie di nausea per quel che abbiamo fatto fino a quel momento. Avere la voglia di cambiare ambiente e situazioni, ma di non farlo per doveri che pensiamo doveri morali. Ecco che, di colpo subentra quello che nello sport è conosciuto anche come “burnout”, l’assuefazione, la nausea a continuare di fare quello che abbiamo sempre fatto. Il burnout del Torneo Podistico? no quello dipende dalla salute del sottoscritto che, fin quando avrà gambe per correre e di andare nel bosco di montagna a veder di trovare sempre e nuovi giri, il burnout è molto al di là del divenire. Piuttosto, e magari, sarà di chi, il fermo prolungato, gli creerà qualche crisi, gli farà passare la voglia di aspettare le gare nel bosco quelle del Torneo Podistico) Un mio ex atleta, prima ex ciclista, no, non quello che pensate voi, è venuto prima di quello. Ecco che in una gara ciclistica, l’ultima della sua vita, poi la bicicletta non ha mai più voluto vederla, durante la gara, si ferma, scende dalla bici, e trova il coraggio di prendere la bici e di scaraventarla nel fosso. Mi aveva detto che, dopo aver scaraventato la bici nel fosso si sentiva meglio, più leggero, gli sembrava come di essersi scrollato di dosso un macigno che lo opprimeva e che si portava appresso da tempo. Stessa cosa, gli è capitata anche dopo e con la corsa a piedi, e non era uno scaccione, nella sua categoria era tra i Top Player. Vi ricordate della storiella che vi avevo raccontato di Gelindo, che a 24’anni, per nausea, aveva smesso di correre? Il suo macigno era forse la sua ex società sportiva? (del Torneo Podistico si potrà dire di tutto, nel bene o nel male, ma di sicuro, non si può dire che è un macigno da sopportare, più liberi di fare come pare e piace come è al Torneo Podistico, che anche senza visita medica tante volte vi ha lasciato gareggiare, più liberi di così) dove che era stato anche coccolato e con la quale aveva vinto tanto. Esatto, convivere con questi stati d’animo, poi alla fine, da queste situazioni, se non ci sta il divorzio da queste situazioni che non ci stiamo bene a viverle, si va sempre a finire che si smette di continuare. Gelindo, aveva smesso di correre a piedi e aveva messo su kg, addirittura aveva preso anche a fumare. Solo cambiando ambiente è poi rinato. Stessa cosa capita, e che capita a tanti, e che nemmeno immaginate di quante ce ne stanno di queste situazioni. Ebbene, sono solo runner o atleti? no, non solo, perché questo stato d’animo vale per tutti gli sport e in tutti i campi, e anche sul lavoro. Un mio cliente di tanti anni fa, ai tempi del negozio di Ponte S. Marco, una volta mi aveva raccontato che aveva sempre la gastrite, soffriva di gastrite. Il medico una volta gli aveva suggerito di cambiare lavoro, cambiato il posto di lavoro, di colpo, gli era sparita anche la gastrite. No, non è Bruno, e che lo saluto, ma tanto non naviga in sito di running, lui è un campione del bowling. Tanti i runners che sentendosi in debito di riconoscenza verso società e allenatore, per non dare un dispiacere più grande, quello di andare in un’altra società, smettono e si dedicano a altra attività. Esatto, l’ambiente a volte soffoca le potenzialità de l’atleta. Dipende tutto e comunque dipende sempre e tutto dalla testa delle singole persone, di come gli anni e le esperienze passate ci hanno segnato. Detto questo, la colpa, se si può chiamare colpa, non è degli altri. Troppo comodo dare la colpa agli altri, la colpa il più delle volte non è degli altri, la colpa di certe situazioni è solo e esclusivamente che nostra. Con questo ho finito, sono arrivato in cima alla scalinata che porta al paradiso del runner. Domani vediamo che argomento mi verrà fuori di trattare. (mauro)

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