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la piramide (ovvero, anche storia di sesso e di godimento)

La piramide, qualche decennio fa, la piramide, l’allenamento piramidale era il sistema più usato dagli atleti degli sport endurance. Di solito, erano di moda, due piramidi a l’anno, dove a ogni inizio di nuova piramide, ci si trovava a ripartire con la costruzione organica su un livello più alto. Nel senso che, se tempo prima si iniziava a costruire da un certo livello, per far comprendere diciamo livello 1 (che vuol dire, per un runner che viaggia a 4 minuti a km, vuol dire un lento a 5/6 minuti a km) la piramide che seguiva la precedente, si faceva la stessa cosa ma, ci si accorgeva, che, di colpo, il lento a 5/6 minuti, era diventato troppo lento, si era diventati di maggior caratura atletica rispetto a prima, di colpo ci si ritrova su un gradino superiore, il lento, con lo stesso sforzo e lo stesso dispendio di energie, era adesso di 4’50’’ a km. Lo svantaggio di questo metodo di allenamento, e più che ottimo schema di allenamento, è sotto gli occhi di tutti, in un anno ci stanno due picchi di forma atletica massimale, non di più. Questo, per noi runner amatori caserecci è anche un problema di non poco conto. Ecco, questo modello di allenamento va bene a quei runner che non gareggiano tutte le sante domeniche, quelli che il running è solo che cosa relegata a essere competitivi in campionati italiani di specialità. Esatto, il divertimento barattato con una medaglia. Non è detto che sia più felice e contento il runner che ha beccato medaglia e maglia di campione di quello che gareggia tutte le domeniche. La contentezza e la felicità della persona sono cosa interiore, che non è data dal premio che porti a casa. Certo, di sicuro il premio aumenta l’ego, e anche questa cosa non c’è niente di male, ognuno ha scelta libera nel praticare l’hobby del running. C’era un atleta che come il sottoscritto non mancava mai a una gara, viaggiavamo allo stesso ritmo, più o meno, lui più forte su strada e gare corte, ma una vera frana in montagna e nelle campestri. Ebbene, prima di rincorrere le medaglie era contento, sprizzava contentezza da tutti i pori. (ma di questi atleti che hanno fatto inversione, di nomi ne potrei mettere a decine. Atleti che non li vedevi più la domenica ma che vedevi i loro nomi nelle classifiche dei campionati italiani, e spesso e volentieri a beccare maglie e medaglie. Quella volti che li vedevi, erano avulsi, estranei, il loro viso e dai loro volti non sprizzava più la gioia e la contentezza dell’essere li a gareggiare in compagnia, come lo era una volta. Solo a parlare di medaglie e maglie che avevano beccato ai tal campionati. Contenti loro, contenti tutti) Dopo, quando l’allenamento è diventata solo cosa finalizzata per partecipare a tal campionati italiani, la maglia e la medaglia ha avuto il sopravvento su tutto, e specie, sul divertimento. Esatto, come quei uomini che hanno un chiodo fisso, il chiodo fisso della fig.A. Ma qui, nel nostro caso, per certi tipi di runner, il chiodo fisso diventa la maglia di campione italiano di specialità, costi anche rinunciare al divertimento di gareggiare tutte le sante domeniche. Ritornando a l’allenamento piramidale. Adesso, anche i Top Player, ultimamente adottano una variante, arrivati in vetta, al picco massimo della forma atletica, diversamente di qualche decennio fa, non ripartono a rifare la piramide e completamente da zero. Nel senso, e capite anche voi, che più riparti dal basso, più tempo ti serve per arrivare sopra. Cosa così può andare bene quando sei ne l’anno delle Olimpiadi, ma gli altri anni? a che serve stare al picco per tre/quattro settimane, in una intera stagione agonistica? Allora cosa fanno? Non scendono i gradini fino giù alla base, e poi, di nuovo, a ripartire. Vanno giù dalla piramide, ma si fermano fino a un certo punto, non fino in basso. Si fermano fino al punto che, in due mesi poi, arrivano ancora il vetta, un picco breve, ma abbastanza per competere alla tal gara importante, che gara di 1 giorno. Se in questo modo, questa variante ti permette di arrivare abbastanza presto in cima alla vetta della piramide e del picco di forma, li in vetta ci si sta solo per poco una/due settimane, a far tanto. Però è quel tanto che basta per tentare di vincere l’importante gara. Adesso come adesso, non si va più giù in basso fino alla base, si preferisce di rimanere su un plateau (plàto) abbastanza alto e per tutta la stagione, che quando serve, fai presto a arrivare in vetta. Poi, è come nel fare sesso, l’orgasmo, il momento più in alto, quello dello schiumaggio, il tempo è breve è molto breve, poi finisce tutto, e il fratellino, contento, va a nanna. Anche nel fare sesso, la fase di alto godimento che sta poco prima del orgasmo, è chiamata plateau Che significa godimento quasi massimo. (per il runner una forma atletica ancora buona) Per quanto riguarda un territorio, è plateau è altopiano, e anche l’Altopiano di Cariadeghe è un bel godere. Plateau è cosa che sta in alta quota, e nel sesso, è fase di movimento in prossimità della vetta e con attrezzo di carne naturale duro e rigido. Plateau, gran bella cosa, e più si sta sul plateau, più si gode? Si anche, e sicuro. ma la cosa più bella, che più si riesce a stare sul plateau, esatto, più si fa godere anche la partner. Detto dai libri, non detto dal sottoscritto, che esperienza in questo campo non ne ha molta. Detto dal mio ex rappresentante, da Massolini. Metto il nome tanto non lo conoscete, di quando a Sandro, il mio ex giovane operaio aveva trovato la fidanzata, Massolini gli diceva: Sandro, ricordati che l’uomo non deve godere, deve far godere. E questo, glie lo diceva mimando il rapporto sopra uno sgabello che avevamo li nel negozio. Bei tempi. Ecco, Sandro era alle prime esperienze in fatto di conoscere l’altro sesso, stessa cosa di tanti runner amatori caserecci, prima di arrivare a modulare gli allenamenti rimanendo sulla fase di plateau, prima, qualche anno, è meglio non prendere scorciatoie, meglio averne fatte almeno sette/otto di queste piramidi, e ogni volta partendo dal basso, dalla prima pietra. Poi, magari, quando è qualche anno che pratichi la corsa a piedi, magari, di fondo, già ne hai messo tanto in cascina, e puoi anche pensare di iniziare la costruzione partendo da un po’ più su. La piramide è l’esempio più calzante per quel che riguarda l’allenamento, e di qualsiasi sport (ma anche ne l’alimentazione) Perché, cosa vi dice la logica, esatto, prendiamo come 40km (ovvero, base 4 centimetri) la settimana la base della piramide e provate su un foglio a quadretti a costruire una piramide, ecco che, non fate fatica a vedere di quanto siete arrivati in altezza. La stessa cosa fatela costruendo sempre sul foglio, un’altra piramide, ma con base di 60km settimanali. (ovvero, base di 6 centimetri) E’ sotto i vostri occhi che la piramide con base 60km vi è venuta fuori di altezza maggiore. Carissimi, non è scienza, è logica. A questo punto, uno sarebbe indotto a pensare, e se la base la faccio di km esagerati? Mi verrà fuori anche una piramide esagerata? Eh, no, non è così. Perché, caro runner, devi anche sapere che, che più ampia è la base sicuro che il picco, la vetta raggiunge punte elevate, ma corri il rischio che, visto che per arrivare in vetta ci impiegherai tanto tempo, quando arriverai sopra, il giorno della gara sarà già che passato da un bel po’. Questo devi deciderlo tu, dipende tutto da quello che tu vuoi raggiungere. Dipende che regalo ti ha fatto Madre Natura. Gelindo, nel periodo di costruzione, arrivava anche a 220km a settimana e più. Stefano, che Madre Natura gli ha regalato velocità di base maggiore, a Stefano, nel periodo di costruzione, gli bastavano i 180km a settimana. (poi ci sono stati anche atleti a costruire piramide lunga due interi anni, quelli prima di una Olimpiade. Ci sono stati atleti che sono ritornati sui altipiani africani a costruire una grande piramide, ma che, per volere costruire la più grande piramide di sempre, non si sono più fatti vedere. Che magari stanno ancora a finire di costruire la loro grande piramide?) Detto questo, come fai a mettere giù una tabella, comunque la metti giù, esatto, si sbaglia. Non può andar bene a tutti, non tutti i runner sono uguali, non tutti i runner partono da 40km a settimana, non tutti i runner hanno 40’anni. Per tutti questi motivi, pubblicare una tabella personalizzata che vada bene a tutti, non sta n’è in cielo, n’è in terra. La cosa più importante l’ho già pubblicata, dovete conoscere che tipo di auto e che tipo di motore avete in mano, e questo lo potete fare col test Conconi. Una volta che siete a conoscenza del auto e del motore che avete in mano, ecco, a questo punto potete andare a modulare gli allenamenti in base al risultato di detto test. Magari, la prossima puntata, andiamo a vedere i mezzi di allenamento usati dai runner. (mauro)

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