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la brutta bestia, il cattivo e subdolo inquilino della nostra mente (siamo forse quello che è il nostro pensiero?)

L’atleta sta nella testa? eh si, esatto, ma non solo l’atleta, è qualsiasi situazione da raggiungere che sta prima nella testa, non ce ne stanno di banane. Diversamente, esatto, è fare le cose un tanto al sacco. Esatto, è come stare al timone di una nave senza bussola, diventa un navigare a vista, e quando la nave ha la bussola, è come chi sta al timone non sa come si usa la bussola. Ma non solo, la testa non solo è la bussola, non solo è lo strumento che ci può far arrivare alla meta, ma, la testa, è anche quella cosa che ci può NON far arrivare alla meta. Esatto, dipende molto di cosa ci sta nella testa. La testa è una cosa complessa, c’è una nostra parte della testa che ci spinge verso la meta, e c’è però e spesso e volentieri l’altra parte della testa che frena la nostra corsa di arrivare alla meta. Tante e tante volte non è l’avversario che sta fuori quello da superare, ma più subdolo e frenante è l’avversario che ha preso dimora nella nostra testa. Prima di sconfiggere l’avversario in gara, prima è da sconfiggere l’avversario che sta nella nostra testa, che è avversario molto subdolo, e che fa di tutto per non farci arrivare a l’agognata e sospirata meta. Il libro, o meglio, l’autore fa una domanda: chi è che può frenare la nostra voglia di adventure? chi può ostacolare la nostra voglia di viaggiare verso il traguardo? chi può far evaporare la nostra motivazione di raggiungere il sogno e di far svanire il sogno in un attimo? Esatto, quella parte della mente frenante, esatto che è anche quella stessa parte della mente che ci hanno imbottito di regole e inibizioni e che è anche quella parte della mente che teme il giudizio della gente. Che l’autore del libro definisce, la chiama: la mentalità che frena. E che cosa è una mentalità che frena?  è come un ancora che non fa salpare la nave, è come una pesante zavorra che ci impedisce di volare in alto con la fantasia. Una mentalità zavorrata di regole e inibizioni che ci hanno caricato nella testa e che frenano a volte o spesso la motivazione che ci deve stare per raggiungere un determinato traguardo, specie se lontano. Una mentalità zavorrata di regole e inibizioni che vanno a frenare l’esplorazione della nostra anima (che è come un bel bosco da esplorare e se vuoi raccogliere i frutti che tiene nascosti tra la sua vegetazione. Ecco che perchè tanti quando è il momento della meditazione preferiscono di farlo, preferiscono meditare correndo nella natura del bosco) e che poveretta, gli hanno messo paura e fin dalla più tenera età, questo che ha anche paura della più piccola novità che ancora non conosce. La novità, spesso da parte della nostra mentalità frenante, spesso viene interpretata come un ostacolo da superare, che siccome non si conosce, si ha un po’ paura e, per paura, si lascia perdere, si rinuncia di vedere come è. La mentalità che frena è quella che ha paura a uscire dagli schemi vecchi di secoli e secoli e di millenni e millenni, la storiella del: sai cosa lasci ma non sai cosa trovi? esatto, e nel dubbio, sempre a continuare con la monotonia di cose trite e ritrite, ogni giorno è la solita cosa che conosciamo e che non ci crea ansia emotiva. Schemi di vita sociale precostituiti omologati e che abbiamo imparato a conoscere fin dalla tenera età e che comandano la nostra parte di mentalità. Schemi di vita che invitano a non uscire di strada asfaltata, schemi di vita che ci consigliano di correre incontro al nuovo giorno e sempre sul solito e tranquillo percorso e che conosciamo bene, quello che viaggia sulle rotaie del monotono e sempre uguale tran tran quotidiano della nostra esistenza terrena. La mentalità che frena è quella che ha paura degli eventuali rischi a vivere una qualsiasi forma di adventure, perché, se non ci omologhiamo alla massa, chissà cosa mai poi penseranno gli altri di noi? come è che ci giudicheranno? Esatto, e chi più ne ha più ne metta. Fin da piccoli, fin da quando eravamo in fasce, ci hanno fatto crescere con la paura di fare le cose. (la paura è indispensabile, spesso è quella che ci salva, però, se è troppa e esagerata, inibisce qualsiasi altra attività. Esatto, la paura è come l’acido lattico, la giusta dose è vitale, in eccesso blocca i muscoli) Sin da quando eravamo in fasce, ci viene inculcato di non fare cose quelle che non trovano il consenso del giudizio degli altri. Sin dalla tenera età l’establishment ha costretto i genitori a crescere i loro figli con rigide regole e rigidi dettami in uso da secoli e millenni. Esatto, un layout di schema sociale collaudato da millenni e per far crescere devoti e ubbidienti il popolo, i cittadini, i sudditi che, sin da piccoli, istruiti a seguire a schemi rigidi e precostituiti e obbligatori, schemi che però, che sono andati a minare la spontaneità primordiale delle persone. Esatto, di temere il giudizio della gente, e non seguire l’istinto primordiale, che scuola dopo scuola ci hanno fatto imparare a non ascoltare. (a differenza della scena della saga Star Wars primo episodio, dove il maestro Jedi insegnava al giovane ragazzo di seguire l’istinto e non la testa, di seguire l’istinto interiore e non il cervello contaminato. Esatto, che alla scena finale, per colpire l’infinitesimale bersaglio, ha staccato il computer di bordo e si è affidato solo al suo istinto, e facendo centro)  Esatto, i sudditi che devono imparare per filo e per segno regole e dettami che ci stanno nel layout di pagina del l’establishment che è, logico, l’establishment quello che comanda al momento. (esatto, anche l’establishment cambia, da furbizia di millenni cambia a secondo l’opportunismo che andrà a farlo comandare ancora. Tipo la storiella di una volta che si diceva che era il Sole che ruotava intorno alla Terra. Poi, qualcuno che diceva il contrario veniva anche bruciato, arso vivo, come un qualsiasi pezzo di legno, ma non per riscaldare l’ambiente, per incutere paura e terrore a chi andasse in giro a dire cosa così, esatto, e poi perchè del eretico non restasse traccia, nemmeno una reliquia da venerare da parte di quelli che la pensavano allo stesso modo. Poi, esatto, l’establishment ha cambiato layout di pagina, tutti costretti a imparare che invece è la Terra che ruota intorno al Sole. Meditate) Dove che, per via di quello che ci hanno inculcato e ancora a iniziare da l’asilo, dove ci hanno equipaggiato dei primi subdoli e rudimentali freni inibitori, esatto, che tra il più frenante, esatto, è il temere il giudizio delle persone. Esatto, che se fai diverso di quello che ti hanno inculcato il maestro o la maestra, ecco che, per forza di cose che ti vengono, e minimo, i sensi di colpa. (ma poi, come tal eretici, essere troppo avanti vuol dire di trovarsi soli e pagarne le conseguenze. Come la stessa cosa di uno che corre e corre più veloce degli altri, a un certo punto si ritrova la davanti da solo, allora si guarda indietro, è andato troppo avanti, e per non correre solo si ferma e aspetta che gli altri lo raggiungano, ecco, adesso corre in mezzo al gruppo con gli altri, chissà però perchè, seppur in compagnia, lui che corre veloce, a star li coi gli altri soffre, non è contento, però, per non correre da solo, sta li col gregge di chi va a piano, almeno non si fa voler male dagli invidiosi. Anche dal detto che uno intelligente in mezzo a tanti e tanti poco intelligenti, esatto, per gli altri, per la massa, è lui quello che capisce poco, quello ritardato, quello indietro) Oramai conoscete il sottoscritto, sapete da che parte pende, sicuro che avete capito e siete a conoscenza che questo argomento è uno dei diversi cavalli di battaglia del sottoscritto. Per questo motivo mi sono dilungato un po’. Ecco, tutto questo aver paura di osare dovuto al meccanismo inconscio messo in atto da parte della mentalità frenante che ci hanno inculcato sin da bambini e bambine, va spesso a trovare delle scuse preventive e per eventuale insuccesso nelle varie attività, tra le quali, anche la corsa a piedi. Esatto, scuse pronte e mettere mani avanti e per giustificare eventuale insuccesso. Tanti promettenti atleti che non hanno proseguito la carriera sportiva e proprio per la paura di fallire, per il timore del giudizio negativo della gente e dopo una gara andata a male. Questa debolezza di opporci alla nostra subdola mentalità frenante si ripercuote in tutti i campi della nostra vita, non solo nel running. Esatto, una parte della mente va a impregnare e a limitare e a soffocare tutto quello che di bello saremmo stati e capaci di fare se avessimo seguito l’istinto. (guardate che ci sono stati potenziali campioni che hanno buttato via una promettente carriera sportiva e solo perché succubi de l’oroscopo di giornata. Non solo perché succubi di un credo e di una religione, come la storia di tal campione, il più forte di tutti e in assoluto e che per la paura di non osservare il layout della religione con la quale era stato cresciuto e sin da piccolo, esatto, ha buttato via diverse medaglie oro e di competizioni internazionali. Come è finita? esatto, che col passar degli anni, diventato coi capelli argento, è diventato ateo, pensa te a volte come che si cambia nel corso della nostra esistenza) Il problema, dice il libro, non è tanto la mentalità frenante, che a volte ci può salvare anche la vita, ma il problema è quando ce ne sta troppa. Il problema nasce quando una forte mentalità frenante ci taglia le ali de l’entusiasmo, di fatto, diventando un terribile e temuto avversario che sta nella nostra testa. Tante sono le persone che come inquilino hanno questo subdolo avversario che ha preso casa nella loro testa. Inquilino nella testa che, con una vocina, dice: non ce la farai mai, ti conviene mollare se non vuoi andare incontro a brutte figure (ecco, subdola vocina che va subito a toccare il temuto tasto del giudizio della gente) Di questo passo, partendo da un angolo della nostra testa, la mentalità negativa si propagherà velocemente per l’intera nostra persona. Diventeremo meno sicuri di noi stessi, e saremo esposti al inevitabile modo di vedere, che ci vedremo sempre sfortunati e ci vedremo sempre perdenti. Col passare degli anni non ci faremo più caso e ci saremo adattati più che bene di vivere sfortunati e perdenti, e con la scusa pronta de: l’ha voluto il destino. In poche parole, ci si convincerà di valere poco perchè così ha voluto il destino, ci sottovaluteremo, e guardandoci allo specchio, ci vedremo piccoli e con tanti difetti. Questo che si ritorna a dire che, non si nasce con le paure, non si nasce senza autostima, sono i primi anni di vita che preparano il terreno fertile per far crescere una forte e dannosa mentalità troppo frenante. Quella dannosa vocina de l’inquilino che abita nella nostra testa e che dentro di noi, ci sibila maliziosamente la frenante frase: vali poco, non provarci, non rischiare brutta figura. Quando diamo troppo ascolto alla nostra mentalità frenante, succede che, per forza di cose non stiamo a ascoltare l’altro inquilino che abita nella nostra testa, l’istinto, e che con una vocina più sottomessa, che ci dice: ce la puoi fare, se ci credi ce la puoi fare. Ognuno di noi, qualsiasi di noi, vale molto ma molto di più di quello che ci vuol far credere, la vocina de l’inquilino della mentalità frenante. Esatto, l’inquilino con la mentalità frenante è come quel giornalista che ha voce grossa perchè è in televisione e in prima serata e che ci vuol far vedere le cose, ma dal suo punto di vista. Scusate, dal punto di vista di chi gli fa la sua busta paga. Quando in una gara la vocina della mentalità frenante vi sussurrerà di trovare una scusa e di mollare, per evitare figuracce, per evitare una sconfitta, voi non credete alle parole sussurrate dalla tal subdola vocina, date ascolto al vostro istinto che vi dice di proseguire. (sono li al negozietto di Calcinato, davanti alla vetrina passano i runner, li sto a guardare mentre fanno le ripetute, il giro degli “stradelli” in centro a Calcinato. Sono della ex e mitica squadra de Atl. Feralpi, ci sono Papa, Bicelli, Abate, Moreni e altri. Un giorno, Massimo, viene lì al negozietto, ma anche tutti gli altri erano e sono stati clienti del sottoscritto, ebbene, a Massimo, a l’epoca uno dei più forti runner della provincia, gli faccio una domanda: ma quando in gara stai sentendo fatica, come è che fai per continuare e tener duro? e lui: d’istinto, che una vocina dentro che mi dice: Massimo, resisti, non mollare, resisti 1minuto di più, guarda che fai fatica tu, ma sta facendo fatica anche lui, cerca di resistere a faticare solo 1minuto di più di quello che riesce a faticare lui) Altra cosa da evitare è vedere la gara come una questione di vita o di morte (qui ci sta contraddizione, nel senso che tanti diventano campioni perché per loro la gara è solo questione di vita o di morte. O tu ammazzi l’avversario o è lui che ammazza te) su questo punto magari può valere non per tutti magari per alcune tipologie di atleti, i Top Player, che sicuro che per i Top Player è solo questione di vita o di morte. Qualsiasi per non morire tira fuori tutto quello che ha, e spesso è proprio questa la differenza tra il Top Player e il runner. L’autore, per esperienza di vissuto sul campo gara, dice che, chi alla partenza è ansioso, teso, preoccupato, perfezionista, eccessivamente autocontrollato, poi in gara corre con tanta zavorra, che gli impedisce di correre leggero come una gazzella. Dice che, la rigidità data dalle preoccupazioni e dalla emotività che aveva alla partenza, esatto, gli presenterà il conto durante la gara. Dopo è anche vero che ci stanno quelli a l’opposto, quelli spavaldi, quelli tipo che sanno di essere forti e come il pavone fanno la ruota, esatto, il pavoneggiarsi. Ebbene, spesso e volentieri questi atleti perdono la gara e proprio per colpa del tipo di approccio mentale e sbagliato se approccio troppo di supervalutazione ottimistica delle proprie qualità, che se poi, malauguratamente qualcosa va storto, sono i primi che si ritirano dalla gara. Il libro è scritto di uno che come lavoro fa il meccanico delle teste, quelle che si sono fuse la mente. Fa due categorie di atleti, quelli del tipo armonico e del tipo carnale, che sono entrambe di una categoria, sono quella categoria che sono in buona sintonia con se stessi. L’altra categoria sono il tipo cerebrale e il tipo conflittuale, che quelli di questa categoria mostrano invece di avere delle difficoltà di essere in sintonia. La nostra testa, i nostri pensieri sono forse la cosa che rivela chi siamo realmente. La forza del pensiero, seppur non si può vedere, è una forza importante. Il pensiero è una forza che può farci arrivare alla meta, ma il pensiero è anche la forza che ci può ostacolare e mai farci arrivare alla meta. Se un pensiero positivo non è magari di sufficiente aiuto per far vincere la gara, ebbene, un pensiero negativo (la mentalità frenante) sicuramente la fa perdere. La gara la si deve immaginare come fosse un film, di quel film siamo noi il regista, ecco, si deve essere un bravo regista. La mentalità frenante ci farà girare un brutto film e con finale tragico. La troppo spavalderia ci farà girare un bel film fino a metà, ma attenzione a non rimanere senza pellicola e con un bel film ancora da finire, rimarrebbe un bellissimo film ma senza il finale, esatto, a lo stesso un film da buttare. Ecco, con questa sbrodolata siamo arrivati sul terzo dei sette gradini della stairway to heaven del correre a piedi. Primo gradino MOTIVAZIONE secondo gradino ADVENTURE terzo gradino LA MENTE CHE FRENA. A domani e ci vediamo sul quarto gradino quello del Stimolare la Voglia. (mauro)

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