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correre a piedi è difficile o è facile? correre a piedi è uno sport individuale o è uno sport di squadra?

Ho in mano, no, non quello, ho in mano, avete sbagliato ancora, non un libro, questa volta ho in mano due libri che parlano di corsa a piedi. In uno, come presentazione del libro ci sta il pensiero di uno che solo perché è famoso? gli fanno sparare cazzate, come fossero perle di saggezza? esatto, tipo le ..tronzate quelle del sottoscritto? Che però quello, nel l’immaginario collettivo, quello si che è uno che è molto ma molto personaggio carismatico, le sue non sono cazzate, le sue sono vere perle da competente. (esatto, ci sarà sempre … un personaggio famoso, che solo perché famoso, gli lasciano sparar cazzate) Facili trovare le porte aperte quando si è simpatici e famosi, e soprattutto, quando non si rompe i ..oglioni a l’establishment? anzi, che si è un vero e proprio strumento di propaganda in mano a tal affaristico sistema. L’altro libro, e sono solo a l’inizio di entrambi i libri, e perché mi hanno incuriosito questi due libri? Esatto, perché, dalle prime pagine, dicono uno il contrario de l’altro. Li sto leggendo in slalom parallelo, due pagine di uno, due pagine de l’altro. Nel primo libro, quello con il pensiero del personaggio famoso, si va a dire che la corsa a piedi è uno sport solo che individuale. Si va a dire che la corsa a piedi, se si vuol praticarla con un certo criterio, è una delle cose più difficili da imparare. Si dice, lo dice il famoso personaggio, che è molto più semplice e facile giocare a calcio. Ma per rincarare la dose, dice che: è anche molto più facile praticare lo sport del ciclismo. Ecco, letto questo, è conferma della grande conoscenza che tal personaggio famoso ha della corsa a piedi? Esatto, una conoscenza forse molto distorta del variegato mondo della corsa a piedi? (dal suo pensiero mi son fatto opinione? che per lui la corsa a piedi finisce con la distanza di maratona? che per lui la maratona sono le colonne d’Ercole della corsa a piedi? Non riesce forse a vedere qualche km più in la? qualche ora di correre a piedi più in la?) Sta forse confondendo la corsa a piedi col l’aspetto del campionismo della corsa a piedi? sta confondendo gli amatori coi keniani? quelli che lui ha avuto la fortuna di vedere nei loro allenamenti quotidiani? che forse correre a piedi e che alla ricerca di diventare campioni della corsa a piedi, il famoso personaggio, lo paragona alla stessa situazione degli hobbysti della corsa a piedi? e che invece per il sottoscritto, magari sbagliando? per il sottoscritto sono due cose molto lontane tra loro. L’altro libro no, l’altro libro, dice esattamente il contrario, dice che: la corsa a piedi, è un vero e proprio gioco di squadra. Una cosa hanno in comune i due, l’aspetto dello status symbol del correre a piedi. Entrambi il loro sogno, esatto, avete indovinato, la maratona, esatto il loro sogno è stato il partecipare un giorno alla bella bionda d’oltre oceano, la Maratona di New York. Detto che, se nella vita non si hanno sogni di realizzare, ma che forse senza sogni è vivere? o magari non è che si confonde il vivere con il campare? Vivere è avere sogni, mentre, vegetare è campare? Sicuro che il sogno costa spesso fatica e sacrificio, lo andare alla ricerca dei propri limiti costa sacrificio e fatica, e che, una volta riuscita l’impresa tanto agognata e sognata, sicuro che si è contenti come aver fatto un terno al lotto, (c’è stata la soddisfazione, ma non venitemi a parlare di divertimento. Specie se si tratta della bella bionda newyorkese) Esatto, un impegnarsi seriamente per realizzare tal agognato e sospirato sogno, e anche se trascurando e per forza di cose anche altro, è in qualche modo, divertimento o non divertimento, per il sottoscritto, il sogno è sempre il vivere. Che poi il sogno della singola persona spesso e volentieri va anche a sacrificare i sogni e la vita di altre persone che ci stanno vicino? è cosa che può essere altrettanto vera. Nel senso, non son sicuro che un runner sia contento di saltare volentieri un allenamento per una incombenza domestica, e ancor di meno volentieri salterà una gara. Esatto, la corsa a piedi, arrivati a un certo stadio, è tale e quale come una droga, non si può far a meno della dose giornaliera. Però, c’è un però, è una droga questa che fa bene alla salute, anzi, se presa con le giuste dosi, fa molto ma molto bene alla salute, specie sotto l’aspetto cardiocircolatorio e anche sotto l’aspetto di far giocare la moglie, la fidanzata, l’amante, l’occasionale di una sera e farle contente con le ripetute sotto le lenzuola. (con altre parole ma è a pag.15, che edulcorata, l’autore, definisce fa bene anche alla sessualità) Ma già di questo aspetto ne avevo già sbrodolato, con grande scandalo di qualche benpensante? Detto questo, l’atleta, l’autore del secondo libro, che da bambino che era stato buttato lì come un birillo in un incidente stradale, (mentre il suo papà non ce l’ha fatta) va a dire che, se lui è riuscito a coronare il sogno che aveva, quello di finire la NYCM, nel libro, va a dire che se c’è riuscito, il merito non è solo suo, ma della squadra che con lui aveva condiviso il suo sogno. Dai medici, ai fisioterapisti, agli amici, al coach, e soprattutto alla sua moglie. La gamba che gli avevano riattaccato ancora che era bambino, a lui, quella mal messa gamba, gli aveva sempre creato un senso di inferiorità, e specie con le ragazze. Gamba più corta di quattro centimetri, con il ginocchio sgraziato e con evidenti cicatrici, gli causava disagio nei rapporti con gli altri, non indossava mai pantaloni corti. Poi ecco che, volendo superare questo, la motivazione, dopo tanti fallimenti iniziali, seppur con questa parziale disabilità, perché correre con una gamba più corta de l’altra, beh, una gara di 42 km lo senti. Ebbene, lui, per certi versi, un disabile, è stato contento di aver lasciato indietro tanti e tanti senza problemi di deambulazione. La motivazione, il crederci, la fede, aveva fatto il miracolo. Questo che va a dire che senza una squadra che gli fosse stata così vicino nei mesi e mesi prima di tal maratona, è sicuro che, da solo, non ce l’avrebbe fatta. Adesso ritorno a l’altro libro, l’autore, paragona la corsa a piedi a una scala a sette gradini (stairway to heaven della corsa a piedi e fatta di sette gradini. Esatto, se il sottoscritto non ci mette dentro qualcosa che si riferisce alla musica non è contento). Il primo gradino. Il primo gradino è il più importante, senza questo gradino non ci starebbero nemmeno gli altri. Sul primo gradino ci sta la motivazione. Qualsiasi che inizia a correre a piedi lo fa per un motivo, e anche chi inizia solo che per moda e chi inizia solo perché le sue amiche vogliono provare? e allora ecco, come una sardina lo fa anche lei? ebbene, sardina non sardina, moda non moda, merluzzo non merluzzo, qualsiasi motivazione sia la ben venuta se sprona a provare di correre a piedi. Non ci sta solo la motivazione del perdere qualche kg di pancia, de correre perchè fa bene alla salute, non sono solo quelle le motivazioni, di motivazioni ce ne possono stare a decine e decine. Esatto, e anche quella di tampinare la bella donna che ti piace? Però, detto tutto questo, la motivazione che farà continuare seriamente a correre a piedi, è quella forte motivazione di voler migliorare ogni giorno di più la caratura di runner che si è, e vedere fino al max che si può arrivare a correre veloci per tot tempo, per 1h. Senza una forte motivazione del migliorare la caratura di runner che si è arrivati fino a quel momento, tutti i traguardi diventano irraggiungibili? No, non diventano magari irraggiungibili, ma perdono un po’ di magia. Solo una forte motivazione di andare a migliorare il vostro ritmo, la vostra falcata, che tradotto è la vostra andatura di crociera che tenete in gara, se avrete questa motivazione, questo vi darà la forza di allenarvi e correre a piedi quotidianamente. Col secondo libro chiudo. Il secondo libro, più che altro, è una specie di autobiografia. Anche da questa autobiografia, emerge che, per superare certe situazioni, indispensabile è una visione positiva della vita e degli avvenimenti e che al momento, sembrano situazioni che vanno al contrario del sogno, (è il riuscire a raddrizzare la barca quando la tempesta con le sue gigantesche onde l’ha capovolta. Il riuscire a raddrizzarla e risalire a bordo, non è da tutti, esatto, ispirata dal libro dei samurai) mai perdersi d’animo, perdere la convinzione è perdere di vista il sogno. Costi anche sacrificio, esatto, non deve mai venire a mancare la motivazione. Allora, e per forza di cose, visto che il libro va a toccare il tasto de l’approccio mentale che spesso è stato tirato fuori con le sbrodolate del sottoscritto, questo libro, che ho letto d’un fiato, lo riportiamo in biblioteca. Domani la sbrodolata sarà tutta a riguardo e ispirata dal libro di Longoni: I Sette Passi Della Corsa. (mauro)

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