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bosco: i love you

(una dedica al mio amante e alla mia amante, il sentiero del bosco e correre nella boschetta)

Correre, correre non è cosa relegata a un gesto meccanico ripetitivo, di un gesto monotono, dove si può inserire il pilota automatico e, a tutto, ci pensa lui. Nel correre a piedi ci stanno tante e diverse sfumature. Tante, perchè tanti sono i modi di allenarsi e diverse perché, diverso un da l’altro è chi corre. Diverse sfumature anche perché diversi sono i luoghi di allenamento, diverse sfumature perché diversi sono i modi di interpretare mentalmente questa salutare attività motoria. Poi ci sta anche una sfumatura particolare, unica, una cosa che tutte queste sfumature, prende il meglio di ognuna, e ognuna delle più belle sfumature, va a vestire il tal runner di tal bel vestito, che una volta indossato, regala di beatitudine. Esatto, mi riferisco alla corsa nel bosco, che è il raggiungimento del Nirvana e di ogni runner che ama correre a piedi (intendo correre a piedi, non intendo la sportina di categoria) Esatto, intendo il correre nel bosco, che è stato d’animo che crea uno stato di beatitudine e di estasi, esatto, di colpo, non sei più materia, ma sei diventato spirito allo stato puro, intendo stato mentale, perché fisico, a volte, la salita ti fa sentire che sei fatto anche di carne e ossa e muscoli, esatto, muscoli poco allenati. Nel bosco, non ci sono rumori generati dal w il progresso del homo sapiens, il caos cittadino, le auto che sfrecciano, sirene che non il canto melodioso, ma il lugubre segnale foriero di sventura. Poco importa se rombante e sfrecciante, con auto truccate, ci stanno quelli che se ne sbattono delle strisce bianche. (pedoni, cosa da metter sotto, esatto, come in un videogioco) Nel bosco no, nel bosco ci sta la melodia dei rumori, che diventano dei gradevoli suoni, veri e propri strumenti musicali, un live, un vero e proprio concerto dal vivo suonato dalla natura. Al canto di un uccellino (non intendo il biscottino del sottoscritto) ci sta il controcanto di altro uccello, uno sbattere di ali da una fronda a l’altra, da un ramo a l’altro, da un albero a l’altro. Sotto, a questa piacevole melodia ci sta il background che ti accompagna nel giro, il suono delle foglie secche che si spostano mosse dallo scappare delle lucertole. Ogni tanto ecco che senti degli assoli, a turno, col loro avviso di allarme, corvi e fagiani vanno a impreziosire questa bella musica. Poi, tutto attorno è silenzio, e quando entri nelle vallate più remote accompagnato solo dal silenzio, non sei più una persona, sei diventato uno spirito in libertà, il vento che spira fresco e leggero sospinge i tuoi pensieri oltre l’universo. Pensieri come onde radio verso un altro Pianeta, a cercare un altro che come te e che anche lui sta correndo, correndo, ma su un altro Pianeta, cerchi di metterti in contatto col marziano runner (ma mi stanno più simpatiche le marzianine). Le onde cerebrali come un sonar. Onde cerebrali che ti fanno captare anche la vita che ci sta nel bosco. Nel bosco c’è vita, a mano a mano, anni dopo anni, quella vita ha imparato a conoscerti e tu hai imparato anche a conoscere quella vita, quella che non si vede o che non vuol farsi vedere? Esatto, ti sembra di correre da solo, ma in realtà ti trovi a correre con i veri padroni del bosco, la fauna, gli insetti, la selvaggina, i volatili, le piante, l’erba, i fiori, lo stagno, il torrente, il castagneto, e anche con i principali custodi del bosco, esatto, ti trovi a correre sui sentieri, è solo grazie a quelli che ti trovi a correre un paio di ore nella sacralità del luogo. Perché sacro è quel che viene da Madre Natura, non è sacro quello che hanno costruito o costruiscono o fabbricano gli homo sapiens, la mano e la testa del homo sapiens non hanno nulla di sacro, avranno di tutto, ma di sicuro, nulla di sacro. La città non ha nulla di sacro, se vuoi assaporare sacralità e spiritualità, è il bosco che devi cercare, è i sentieri del bosco che devi frequentare. Poi, se sei uno che non crede al aldilà, mal che vada, ritorni a casa sempre contento, ritorni a casa felice di aver vissuto una gran bella adventura. Qualcosa ne so, anche se poco, qualcosa ne so, il sottoscritto ha iniziato con 15 anni di allenamenti a correre su strada, su asfalto, avevo il monte attaccato a l’uscio di casa, e non ci andavo. Poi, sono stato una volta e, adesso, è più di 20’anni che continuo a farlo. Sono entrato a correre nel bosco al prima volta venti anni fa e non ho più voluto uscire dal bosco, me ne sono perdutamente innamorato. Un’altra gran bella differenza? esatto, su strada al limite, gode il fisico, nel bosco, oltre che al godimento fisico, ci sta anche un bel orgasmo, si proprio quello, raggiungi un bel orgasmo mentale. Vuoi mettere, la più bella stradina asfaltata non potrà mai farti godere come il più brutto sentiero che ci sta nel bosco. (poi, va di logica che, i gusti sono solo che personali, a un bel biscotto spumeggiante c’e chi preferisce un bel dildo, esatto, de gustibus) Conoscete la differenza tra bello e incantevole? Alla prossima cazzata (mauro)

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